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Il profumo dell’amore

di Lorenzo Lipparelli - 10/12/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


Dov'è finito l'inebriante? La causa per cui tutto diviene conseguenza? La nauseante puzza del moderno ha appiattito, mistificato, ogni istinto vitale e ogni lontano anelito; chi più vuole scorgere il profondissimo dell'esistenza?

  

Quel soave danzare d’animucce e schiocchi di cuori sono ormai immagini evanescenti e lontanissime. Nella tetra e desertica società a noi attuale non c’è più tempo né spazio per dolcezze e carinerie; il profumo dell’amore che ogni mente e ogni anima spinge, è stato avvelenato, bruttato, scurito in nome dei miseri valori del “progresso” e del “moderno”: la devitalizzazione è oggi compiuta. La pestilenziale vanità dei trucchi, deodoranti, profumi, coloranti, edulcoranti, e quanto di più insalubre possa esser stato concepito dal mercato unico ha imprigionato l’uomo in una bolla ermeticamente anestetizzata, disumanizzata, insensibile; l’unico anelito? L’artifizio, e, simpaticamente, l’ostentazione di questo. Il mostrare ciò che in verità non si è (ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere), e, piuttosto, ciò che il gregge bela essere “adeguato” o cool o pop o ciò che più compiace al momento; ma così ognuno perde se stesso. E tutto sprofonda nelle frivolezze, nell’ ipocrisia e son dolori e lamenti: guardiamoci attorno, cosa scorgete se non meschino ciarlare e perbenismi e superficialità e ignoranza? I lamenti del gregge. Difatti il mercato non ti permette di creare nessun legame profondo, tutto è troppo rapido e feroce, figuriamoci amare te stesso; ti aliena, ti concede orgasmi momentanei e ti nasconde la profondità della vita, ti procura la cicuta, e anzi te la vende. Con la dogmatica accademica del giudizio e le classifiche Star System ti rende insicuro, instabile, vulnerabile, dipendente; ma lui gioisce e sollazza – e tu legato al palo, come il cane al guinzaglio, costretto, im-potente. Anzi peggio, poiché il cane spasima libertà, freme dal correre, l’istinto lo spinge, tu no, sei castrato.

Dove ricercare istinti? Nelle grigie metropoli screpolate dal fumo, appassite come rose esalanti l’ultimo respiro? Quel che c’è di vitale, d’entusiastico, ci è stato contraffatto e poi rivenduto come buono – oltre al danno la beffa; se tutto si può vendere e comprare qual diventa il gusto della vita? Forse assaporare quest’immensa e unica esistenza? Ma certamente no! I valori sono vendere e comprare e tutto si riduce dunque a questi; allorché, poi, tale circolo vizioso è stato reso seducente, attraente, l’uomo non smette di sguazzarci dentro, come maiali che si crogiolano nel fango, ridotto allo stato più deprimente se ne constata addirittura l’ignoranza: non primitivo ma tecno-logico, asessuato, passivo, in-distinto – almeno il primo vanta istinto e naturalezza. Ogni desiderio, materializzato. Tanti e colorati piaceri che a nulla portano se non al covarsi di sotterranee insoddisfazioni, rancori e invidie, giudizi, e così nello scagliarsi, catapultati, in tali stridenti prigioni, arte-fatte, si perde il treno trainante della vita: l’amore. L’amore per se stessi, per la metà opposta a noi, sia essa interiore o esteriore, per l’uomo, per la Terra o per la conoscenza, ma per la vita stessa! Nell’ossessiva compulsione della società moderna tutto trova definizione ma nulla s’anima d’empatia, niente trasmette più passione o gioia, il sapore del profondo, il desiderio per il lontanissimo. Non c’è più sangue nelle parole, né cuore nei sentimenti, o volontà e coscienza nelle azioni; tra la spasimante voglia per la nuova merce e la recondita amarezza dello schiavismo lavorativo non c’è differenza, non spartiacque né distinzioni di sorta: non si è e tutto scorre ineluttabile nel guazzabuglio di quella paccottiglia oggi chiamata “personalità” o “carattere”. Essa rimane inerme, girovaga insensatamente come trottola, un moto infinito che non ha scopo: è immagine residua di sé, zombismo. La sozza corrente oggi rappresentata dall’ultimo uomo. Valori millenari hanno trasformato l’uomo in asino da soma, frustato e oggi anche frustrato, egli deve solo obbedire, ma Zarathustra insegna “Chi vuole ancora governare? Chi ancora obbedire? L’uno e l’altro è troppo molesto” e pregare, ma Zarathustra impreca “Dio è morto!”. Egli deve essere remissivo la mattina se l’onore o la nobiltà d’animo lo stimolano ad alzare la testa, e credente la sera, a mani giunte e testa bassa, genuflesso.

Per ciò come può amare la vita e l’amore stesso un tal bamboccio di paglia? Come può vivere? – il resto è conseguenza. Il profumo dell’amore è quello che nella vita stessa fluisce incondizionato, candido e puro, incantato; per chi, almeno, assaggia nell’amore il bene come il male, la gioia come le passioni, l’amarezza come la dolcezza, per chi intende assaporare, succhiare il nettare della vita, il midollo, le viscere più profonde e la luce più distillata; ma non lo si percepisce più: l’olfatto è sterile, la vista offuscata, l’udito stordito, il tatto impalpabile, la mente imprigionata, il cuore freddato, l’anima dimenticata.  E’ giunta l’ora di destarsi dal torpore millenario, oggi, e tocca a noi! – alternativa? L’abisso. E’ arrivato il momento di cominciare a vivere con volontà e con coscienza, decidendo per il proprio futuro, costruendolo a prescindere dai condizionamenti, qualunque essi siano, e, sopratutto, edificare, coltivare, annaffiare, il futuro per la nostra Terra – prima che la molestino definitivamente! Poiché le passate generazioni, dalle più contemporanee alle più antiche cosa hanno fatto per superare l’uomo? E noi dovremmo dunque scappare come conigli? migrare come uccelli? Ma – l’uomo è qualcosa che deve essere superato.