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Vestiti come uccelli

di Marco Maggio - 20/01/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


“Un viaggio epico verso casa, attraversando mari, foreste e montagne. A compiere questa traversata straordinaria non è uno stormo di uccelli ma degli abiti la cui meta finale è un guardaroba. Sembra l’incipit di un film, ma si tratta di…”

  

http://www.3nz.it/4564/spot-ikea-vestiti-migratori/

 Si tratta di “The joy of storage”, così si chiama l’ultimo (bello) spot pensato per Ikea da Dougal Wilson per la Blink Productions con un’altrettanto bella colonna sonora, “Forza di un impero”, scritta da Thomas Bergersen e Nick Phoenix. Se non noi, né le nostre anime, almeno le nostre magliette faranno ritorno a casa: ecco una primissima possibile morale. Emozionante, commovente, “thaumatico”, proprio come la sensazione provata da Ulisse davanti al ciclope Polifemo: il nuovo spot targato Ikea ha tutta la potenza di una piccola Odissea. “Ikea: The Woderful Everyday”: chissà che almeno questa “meraviglia” non sia stata meglio intesa e tradotta rispetto a quella propriamente filosofica (il luogo comune vuole che la filosofia nasca dalla “meraviglia”, ma questa è solo una mala traduzione del termine “thauma” che, tanto per citarne l’uso in altro contesto, è il termine utilizzato da Omero, o chi per lui, per far esprimere a Odisseo quella sensazione non meglio codificabile che con le parole “straniamento, ansia, paura e terrore”, allorché l’eroe epico si avvicina all’Isola dei Ciclopi dove incontra, appunto, Polifemo).

Attraverso mari e montagne, le condizioni climatiche più disparate e tutte l’altre traiettorie e percorsi e perizie che un normale e “umanissimo” stormo di uccelli si troverebbe ad affrontare, le magliette protagoniste si fanno, per “prosopopea pubblicitaria”, prima alterego degli amici pennuti, poi, in ultima analisi, nostre controfigure. Chiamasi “prosopopea” quella figura retorica di pensiero altrimenti detta “personificazione” che consiste nel rendere vivo qualcosa (di astratto o concreto) come fosse presente al momento del discorso. Per esempio, quando le Leggi di Atene parlano a Socrate, nel Critone di Platone, pretendendo di essere ascoltate e condivise anche, se non soprattutto, quando sono sfavorevoli.

Per il cambio di stagione di domani, insomma, Ikea prevede che al posto “delle cose natura” (non me ne voglia Lucrezio) ci siano solo “le cose”, senza “la natura”, intendendo chiaramente riferirsi alla possibilità che potremmo/potremo essere noi stessi quelle cose, quei non-uccelli volanti attraverso i tragitti dei migranti. Siamo magliette che si fingono uccelli per un solo motivo: condividere e partecipare alla “gioia dell’immagazzinamento”, come vuole il titolo stesso di questo spot, “The joy of storage”. Avremo il nostro posto nel mondo: casa? No, magazzino. Felici dello spazio assegnato?