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Moi non, je ne suis pas Charlie (Modernità e occultamento dell'altro)

di Henrique Dussel - 27/01/2015

Fonte: Arianna editrice

 

CHARLIE

Questa riflessione di uno dei maggiori pensatori latinoamericani di oggi, Henrique Dussel, ci può aiutare a riflettere criticamente sulle autocelebrazioni dell’Occidente che in questi giorni straripano al grido di “Je suis Charlie”. Ma, consentitemi, “Moi non, je ne suis pas Charlie”

MODERNITA’ E OCCULTAMENTO DELL’ALTRO

Note sull’incapacità dell’occidente di analizzarsi – 1

In occasione delle celebrazioni per il V° centenario della ‘scoperta’ dell’America (1992) il filosofo argentino Enrique Dussel, uno dei maggiori pensatori oggi viventi in America latina, fu invitato a tenere un ciclo di 7 conferenze in varie Università europee fra le quali Francoforte, Siviglia, Friburgo. Le conferenze furono successivamente raccolte in un libro dal titolo “El encubrimiento del otro. Hacia el origen del mito de la modernidad”. Il libro venne tradotto e pubblicato in Italia da La Meridiana con il titolo L'occultamento dell'altro. Alle origini del mito della modernità, libro purtroppo esaurito da tempo, salvo errori.

In occasione dei tragici fatti di Parigi si sono sprecati retorica, ipocrisia, menzogna, ignoranza, malafede. Un amico, noto giornalista latinoamericano, mi ha scritto: “Abbiamo l’impressione che l’Europa abbia perso la sua identità”. Non credo, credo che nella “modernità” di cui l’Europa si vanta sia presente un equivoco originario, che Dussel ha messo ben a fuoco nelle sue conferenze, che sarebbe opportuno rileggere. Traduco alcuni brevi brani, sufficientemente esplicativi, dall’introduzione dell’edizione latinoamericana (Abya Yala, Quito, 1994) Aldo Zanchetta

 

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PAROLE PRELIMINARI

Si tratta di risalire all’origine del “Mito della Modernità”. La Modernità contiene un “concetto” emancipatore razionale che riaffermeremo e sussumeremo. Ma, contemporaneamente, sviluppa un “mito” irrazionale di giustificazione della violenza che dobbiamo negare e superare. I post-moderni criticano la ragione moderna in quanto ragione; noi criticheremo la ragione moderna in quanto occulta al suo interno un mito irrazionale. La necessità del “superamento” della Modernità è quanto vogliamo dimostrare nel corso di queste conferenze. <<La trans-modernità: un progetto per il futuro>> potrebbe essere il loro titolo. Poiché si tratta solo di un’introduzione, un prolegomeno, abbiamo pensato di dar loro più appropriatamente, un carattere storico.

Il 1942, secondo la nostra tesi centrale, è la data di nascita della Modernità; sebbene la sua gestazione –come un feto- abbia avuto un tempo di gestazione intrauterina. La Modernità ebbe origine nelle città europee medievali, libere, centri di enorme creatività. Ma la nascita avvenne allorché l’Europa poté confrontarsi con “l’Altro” rispetto all’Europa e controllarlo, vincerlo, violentarlo; quando poté definirsi come un “ego” scopritore, conquistatore, colonizzatore dell’Alterità costitutiva della Modernità stessa. Comunque , questo Altro non venne scoperto in quanto Altro, ma fu “ri-coperto” (occultato) come “quello Stesso” che l’Europa era da sempre. In modo che nel 1992 sarà il momento della nascita della Modernità come concetto, l’”origine” di un mito di violenza sacrificale molto particolare e, al medesimo tempo, un processo di  occultamento del non europeo.

(Salto per brevità tre pagine e vado alla conclusione dell’introduzione)

Di fronte agli avvenimenti del Chiapas[1], dove il popolo indigeno maya ha manifestato la propria volontà di trasformarsi in soggetto attivo della storia, dobbiamo prendere coscienza che la realtà  ha diversi modi di poter essere interpretata.

Così, la cosiddetta scoperta dell’America, vista dall’Europa, dai bianchi e dai meticci è un evento nella linea del progresso civilizzatore umano.

Però se compissimo una rivoluzione copernicana e ci ponessimo dalla parte degli indios, della loro prospettiva, potremmo scoprire un’interpretazione del tutto diversa.

Questo lavoro ci introduce in questa correzione di prospettiva, nel guardare la storia “dall’altro lato”, “dal basso”, dalla parte dell’”altro” occultato dalla “scoperta”. E’ una pratica che dovremmo estendere a altri luoghi della nostra complessa realtà per raggiungere una sua visione più obbiettiva.


 

 



[1] Insurrezione zapatista maya, avvenuta il primo gennaio del 1994 e che ha celebrato nei giorni scorsi il XXI anniversario.