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Per la cogestione inapplicata

di Mario Bozzi Sentieri - 10/02/2015

Fonte: Arianna editrice

 

Non sta a noi entrare nel merito della scelta del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, eletto il 31 gennaio scorso. Il tempo dirà agli italiani, certamente meglio e di più rispetto a certe cronache “incensatorie”, chi è veramente il nuovo Capo dello Stato, il cui indubbio profilo professionale non può fare dimenticare le sue appartenenze politiche.

A noi, in questa fase, preme sottolineare due aspetti politico-istituzionali,  collegati all’elezione di Mattarella.

Intanto il “metodo”, che, come ad ogni occasione del genere, ci riporta purtroppo ai riti della peggiore partitocrazia, con    quella  logica da “sottogoverno”, che sovraintende alle discussioni su chi  candidare per la massima carica della Repubblica.

Meglio sarebbe stato avere l’elezione diretta del Presidente, storica ambizione del centrodestra, purtroppo naufragata, proprio alla vigilia del voto che ha portato all’elezione di Mattarella, almeno come ipotesi di riforma,  travolta dalle contingenze politiche e dall’insensibilità dei partiti.

Bisogna dare atto a Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale di averci provato, presentando un emendamento per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Il dato politicamente grave è che i due terzi del Parlamento hanno votato contro l’emendamento. Ad essere contrari la sinistra, in tutte le sue “sfumature”, ma anche – ed è il fatto più grave – Ncd e parte di  Forza Italia, eredi di quel presidenzialismo sbandierato dal centrodestra per un ventennio.   Ugualmente  clamoroso  il voto del M5S che, on line fa le sue ridicole “quirinarie” per far scegliere ai cittadini il candidato, ma poi dice no all’introduzione in Costituzione del diritto degli italiani a scegliersi da soli il Presidente della Repubblica.

Siamo, anche su questo versante, all’ “Anno zero”. Vista l’insensibilità delle forze politiche e la “disattenzione” dell’opinione pubblica è necessario ripartire con una nuova opera di sensibilizzazione sul tema delle riforme costituzionali, presidenzialismo compreso, evitando le operazioni “spot”, destinate ad essere triturate dalle convenienze politiche e da un’informazione a dir poco superficiale.

Seconda questione, che ci permettiamo  di “appuntare” sull’agenda del nuovo Presidente della Repubblica, vista la sua sensibilità in materia, è quella relativa alla  corretta applicazione della Costituzione.

Non è, almeno per noi, una novità, ma sul tema della Costituzione “inapplicata” sarebbe bello, proprio in una logica di discontinuità con il passato, che Mazzarella “spingesse”, nel pieno rispetto delle proprie funzioni, per dare finalmente applicazione all’ art. 46 della nostra Carta costituzionale, con il quale “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.

La questione è annosa. Chi la conosce non può non sottolineare l’insensibilità politica in materia, malgrado  i buoni propositi, manifestati, anche di recente da sinistra a destra ( da Walter Veltroni a Susanna Camusso a Renato Brunetta), oltre al tradizione impegno degli ambienti culturali e politici, tradizionalmente sensibili alle tematiche “partecipative”.

Se è vero – come ci pare di avere colto nel primo discorso alla Nazione del neo-Presidente – che una delle  principali preoccupazioni di Mattarella, correlata alla grave crisi economica, è la questione   della coesione sociale, il tema della “partecipazione” dei lavoratori alla gestione delle aziende dovrebbe,  a buon diritto, essere messo all’ordine del giorno dei futuri impegni presidenziali e di governo.

D’altra parte    un  nuovo modello di integrazione socio-economica però non si improvvisa. Bisogna averne ben chiare le direttrici essenziali e su di esse lavorare con coerenza, in un attento equilibrio tra rigore e sviluppo, flessibilità e garantismo, capacità di programmazione ed adattabilità. Bisogna superare i vecchi richiami di scuola, in un mix attento e complesso, che sappia  dare sicurezza (agli investitori, agli imprenditori, ai lavoratori) ed insieme sia capace di collocarsi dinamicamente sui mercati. Bisogna procedere “per integrazione”, superando  steccati ed etichette, cercando  una sintesi in idee, progetti e soluzioni attinenti alle problematiche della realtà.

L’art. 46 della Costituzione può rispondere efficacemente a questo insieme di necessità, indicando,  con realismo e concretezza un percorso percorribile e già sperimentato in altri Paesi.

Da qui il nostro invito/augurio al Presidente Mattarella: se vuole veramente passare dagli auspici e dalle buone intenzioni alle realizzazioni, inizi a “tornare” alla Costituzione inapplicata; si faccia portare qualche dossier in merito; incarichi qualche esperto di studiare il “caso” della cogestione negata. E poi solleciti chi di dovere ad intervenire con una doverosa azione legislativa. Sarebbe un importante esempio di discontinuità,  per passare finalmente dal formalismo costituzionale alla concretezza dei fatti. Ed un bel inizio di settennato, che non potremmo non registrare con soddisfazione.