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Passeggiando “contro ogni razzismo”… sotto i ciliegi in fiore!

di Enrico Galoppini - 14/04/2015

Fonte: Il Discrimine

ciliegi_in_fioreL’Occidente è oramai prigioniero delle idee che han dato forma alla nozione stessa di “Occidente”.

Idee… Più che altro si tratta di ideologie, di “discorsi belli tondi e ragionevoli”, che devono sempre “tornare” in qualche modo.

In tutti i sensi. Nel senso che queste ideologie, essendo dei sistemi di pensiero “conclusi”, non possono prevedere ciò che per forza dev’esserne escluso; ma anche nel senso più immediato del termine, perché determinate “fisime” devono tornare sempre, caratterizzando qualsiasi iniziativa o discorso pubblico.

E così, la tradizionale passeggiata giapponese di primavera dedicata ad ammirare gli alberi in fiore, che a Roma si tiene da parecchi anni nei giardini dell’EUR, quest’anno è stata intitolata “contro ogni razzismo”.

Certo ci vuole una bella fantasia per giustificare una simile forzatura: “Sotto gli alberi di ciliegio nessuno è straniero”.

Se è per l’Italia, nessuno è “straniero” dappertutto, non solo sotto gli alberi di ciliegio, tanto è facile ottenere un permesso di soggiorno o comunque il segnale che qua si resta finché si vuole. Ma in Giappone, dove ancora in materia di immigrazione sono un minimo seri, non sarebbe mai pensabile l’allegro, irresponsabile andazzo italiano. Né sotto i ciliegi né altrove.

In Italia, invece, un sacco di furboni cascano dal pero quando si tratta di rendere conto alla cittadinanza di una situazione praticamente fuori controllo.

Dunque, se il Giappone è il paese dei ciliegi in fiore, l’Italia – già nota come “terra dei cachi” – è il paese degli eterni peri, da cui si staccano mature facce di bronzo che non suscitano alcuna ammirazione.

Se i fiori di ciliegio hanno ispirato al nobile animo giapponese riflessioni sulla caducità e l’eterno rinnovarsi di questa nostra esistenza, le “pere” dell’italico stivale – e cioè la variopinta accozzaglia che magna a quattro palmenti con “l’antirazzismo” – non possono che generare, in un cittadino con un minimo di comprendonio, sentimenti di sdegno e di disprezzo.

castello_giappone_ciliegiChiunque, se si rinviene un attimo da quest’ipnosi di massa, può rendersi conto che non ha alcun senso passeggiare “contro ogni razzismo” sotto i ciliegi in fiore.

Esattamente come non avrebbe senso, che so, ammirare un tramonto mozzafiato “contro l’omofobia” o assistere ad un plenilunio “contro il femminicidio”.

Certi fenomeni naturali, di forte impatto e che in più casi si ripetono ciclicamente, esistono per essere meditati perché sono dei “segni”. Proprio come hanno fatto i giapponesi, col loro animo discreto e gentile che il mondo occidentale – italiani compresi – scambia per ingenuità o addirittura per stupidità. Che è di fatto il “razzismo” tanto aborrito e deprecato.

Gli occidentali, invece, oltre a queste “idee fisse” alle quali si sono abbarbicati, altro non riescono più a concepire. Anche questo è un “segno” su cui meditare.