Quei nomi di dèi che parlano di astri
di Enrico Bellone - 01/09/2006
Dall'antica Babilonia alla Grecia di Aristotele: come il cielo era studiato
Relazioni. Quale rapporto razionale può esistere tra i racconti mitologici e forme di scienza rigorosa come la matematica e l'astronomia
Mappe. Occorre capire come mai le prime descrizioni cosmologiche abbiano raffigurato pianeti e stelle come se fossero degli esseri viventi
Una grande scrofa attende il passaggio sul fiume della barca che trasporta la dea Yaahu Auhu. Al quindicesimo giorno d´ogni mese la bestia attacca la divinità lucente, che muore e poi rinasce. A volte, invece, la scrofa ingoia tutta la vittima: così osserviamo, sulla Terra, una eclisse di Luna. La Luna è, infatti, un corpo vivente e mitico. Appunto, la dea Yaahu Auhu. Un'altra barca naviga sul medesimo fiume. A bordo, il dio Ra. Ovvero, il Sole. Anche qui, la divinità, che nasce ogni mattina, può diventare preda di un grande animale. Un serpente gigantesco, la cui lotta con Ra sta alla radice di spiegazioni sull´eclisse parziale o totale di Sole. Altre divinità prediligono la navigazione sul fiume. Sono i cinque pianeti visibili ad occhio nudo. Uno di essi è Venere, che è però doppia: la prima lampada che a sera si accende in cielo, e anche la prima luce mattutina, annunciatrice dell´arrivo di Ra.
Di che cosa stiamo parlando? Certamente di un fiume. Un immenso fluire di acque che circonda la Terra. Uno dei suoi rami è il Nilo, e infatti le descrizioni appena riportate sul muoversi dei pianeti, del Sole e della Luna risalgono ad antichi documenti egizi. Questi ultimi ci possono oggi apparire come miscele sconcertanti di opinioni insostenibili. Eppure, essi erano forme vere e proprie di sapere astronomico e cosmologico. Alle loro spalle stavano le conoscenze sul cielo che dopo il 2.600 avanti Cristo erano fiorite a Babilonia o nella mitica città di Ninive. Una fioritura che aveva comunque radici ancora più lontane, poiché aveva debiti con la scienza di quel popolo d´incerta origine che furono i Sumeri, i cui argomenti matematici risalgono al 3.500 a.C. e che, dopo un millennio, furono travolti da coloro che per l´appunto scelsero Babilonia come capitale.
Ho parlato di miscele sconcertanti. Che rapporto razionale può infatti esistere tra racconti di scrofe o serpenti ghiotti di divinità lunari o solari e forme di scienza rigorosa come la matematica o l´astronomia? Esistono forse vie culturali per passare dai calcoli sui moti dei pianeti e dalle osservazioni accurate del cielo stellato o dei moti solari alla mitologia e all´astrologia?
Esistono, e come. L´idea centrale, per fare una prima mappa dove siano segnate quelle vie, sta nel capire come mai le prime descrizioni cosmologiche abbiano raffigurato pianeti e stelle come esseri viventi, ed abbiano sistematicamente accoppiato tali vitalità a esseri divini. Come distinguere in modo netto tra il moto di un essere dotato di vita e il moto di Venere o Marte? Per noi, la distinzione sembra ovvia: impariamo nelle scuole che Saturno non ha l´anima e non è dotato di intelligenza. Per chi invece studiava l´universo alcuni millenni or sono, la faccenda era molto più intricata. Chi volesse dedicare un poco di attenzione al comportamento di un pianeta come Marte si accorgerebbe che esso percorre, in mezzo alle stelle, orbite piuttosto strane e con velocità variabili. Periodicamente, per esempio, il suo cammino è retrogrado: torna "indietro" per un poco, e poi riprende a camminare in "avanti". Per usare un linguaggio antico, è un "errante". Perché?
Domanda non ingenua: ha assillato gli scienziati sin dai tempi dei Sumeri. Una soluzione ammissibile, ed effettivamente accettata da molte civiltà antiche, consiste nell´immaginare che tutti i corpi – celesti, animali o vegetali – facciano parte di una comunità universale, e tra loro continuamente interagiscano. Così le grandi costellazioni, o la più comune Luna, hanno poteri, e li esercitano sugli altri enti del cosmo. Ebbene, perché stupirci delle credenze che erano popolari a Ninive, Babilonia o Tebe, visto che l´odierno uomo tecnologico presta non poca attenzione agli oroscopi? I poteri dei pianeti e delle stelle sul nostro vivere sono reali per milioni di individui che consultano l´oroscopo con una attenzione non diversa da quella con cui ascoltano le previsioni metereologiche.
Fatta questa precisazioni sui poteri intrinseci ai pianeti precopernicani, va subito chiarito che la scienza precopernicana era una grande scienza. La matematica e la geometria furono trionfanti, nello studio del cielo, per millenni. Un trionfo garantito dalla stupefacente capacità di previsione dei comportamenti osservabili del Sole, della Luna e dei cinque pianeti visibili senza telescopi. L´associazione narrativa dei pianeti con divinità e l´attribuzione di poteri al Sole o a Saturno erano strettamente connesse con l´impiego di strutture razionali centrate su teoremi geometrici e proposizioni matematiche.
E quei trionfi ebbero il loro peso quando, a partire grosso modo dal 600 a.C., sorse la cultura dei Greci. La vetta dell´astronomia greca ha indubbiamente il nome dello scienziato Eudosso. Il quale, però, era nato in Asia Minore ed aveva studiato astronomia ad Eliopoli in Egitto, per poi approfondire le proprie conoscenze in matematica, in medicina, metafisica e musica sotto l´influenza dei pitagorici e di Platone.
Anche per Eudosso i pianeti sono entità da trattare con estrema raffinatezza, facendo leva sulla geometria. Nella cui cornice razionale il cerchio è una figura di perfezione assoluta: tutte le stelle cosiddette fisse, infatti, si comportano come se fossero incastonate in una sfera che ruota uniformemente attorno ad un asse, così che noi, ancorati sulla Terra, non possiamo fare a meno di vedere ciò che si vede, e cioè il regolare spostarsi delle costellazioni. I moti strani dei pianeti, del Sole e della Luna con Eudosso, cessano d´essere strani: con una raffinata composizione di moti circolari uniformi le stravaganze planetarie sono ricondotte all´ordine e all´armonia. In tutto bastava aggiungere, alla sfera delle stelle fisse, altre 26 sfere.
Le divinità non erano più indispensabili. Bastavano i teoremi. Le nostre conoscenze su ciò che davvero sosteneva Eudosso non sono del tutto esaurienti. Ci restano, più che altro, testimonianze indirette. Ma sicuramente sappiamo che nei millenni intercorsi tra la grande bestia che divora la Luna e le sfere di Eudosso il fondamento della conoscenza sui pianeti è la razionalità matematica, accoppiata alla tenace osservazione dei moti celesti. Anche le più mitiche storie cosmogoniche ci parlano, tutto sommato, di una evoluzione culturale nelle cui trame il mondo dovrebbe essere armonioso e rifuggire dal caos. Molti secoli trascorrono dalle 27 sfere di Eudosso al primo abbozzo che Copernico tracciò, in un manoscritto, del proprio sistema. Vale allora la pena di rileggere le ultime parole di quel manoscritto: «In tal modo, dunque, bastano 34 circoli per spiegare l´intera struttura dell´universo, così come la danza dei pianeti». D´antica data è la modernità.