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EXPO 2015

di Guido Dalla Casa - 06/05/2015

Fonte: Arianna editrice

 

Nutrire il Pianeta

  Primo Maggio, si inaugura l’Expo a Milano, con qualche grave contestazione.

  Il tema: Nutrire il Pianeta. Ma cosa significa? Naturalmente, per gli organizzatori e gli sponsor interessati, vuol dire dar da mangiare a tutti gli umani. Loro si interessano soltanto degli umani, che sarebbero “il Pianeta”(!). Non lo dicono neppure: lo ritengono ovvio. Tutti hanno il diritto al cibo! Ora sono più di sette miliardi nel mondo. E se fossero 10 miliardi? Oppure 28 miliardi? Naturalmente tutti avrebbero questo “diritto”. Nessuno si chiede neanche lontanamente se è una cosa possibile.

  All’inaugurazione i soliti bei discorsi, in particolare dei tre massimi rappresentanti delle istituzioni: dello Stato, del Governo, della Chiesa cattolica. Dietro a questi, le multinazionali alimentari che si fregano le mani, anche se non si vedono. L’alleanza in atto fra i poteri “ufficiali” e le istanze degli industrialisti-sviluppisti è evidentissima.

  I tre discorsi sono un coro unico, hanno molto in comune: soprattutto uno sdolcinato, idiota, melenso “ottimismo” (!). Dicono che verrà dato cibo a sufficienza a miliardi e miliardi di umani. Ma tutti gli altri esseri, non hanno diritto di vivere?? A lorsignori non interessa nulla di trenta milioni di specie di esseri senzienti, di tutte le relazioni che li legano, di tutti gli ecosistemi, del Complesso della Vita, della Terra stessa. Altro che “Nutrire il Pianeta”! Come se fosse possibile ragionare in questo modo, il solito vecchio modo lineare di causa-effetto, caso per caso: 7 miliardi di umani, 7 miliardi devono essere “sfamati”, niente altro da dire. Ne hanno “il diritto”, come lo avranno gli altri miliardi che stanno per arrivare. Il resto sono problemi diversi e più piccoli. Questo modo di ragionare, problema per problema, si è rivelato completamente assurdo, ma “loro” non lo sanno, oppure non gliene importa nulla.

  Le multinazionali alimentari, che dovrebbero “nutrire il Pianeta”, procedono con  monocolture, e con montagne di prodotti chimici da loro stesse fabbricati.

  Una monocoltura resiste solo se imbottita di fitofarmaci, antiparassitari, fertilizzanti, prodotti petroliferi vari: non è come un ecosistema naturale, che si autosostiene tramite la sua biovarietà interna, senza apporti esterni. Inoltre una monocoltura “con resa elevata” (in realtà si tratta di una resa apparente, solo economica e locale) richiede immensi consumi di energia, trasporti mostruosi, devastazioni ovunque, anche all’altro capo del mondo. Ci dicono che in questo modo “aumenta la resa per ettaro”, ma in realtà il bilancio complessivo è negativo. Lo stesso per gli allevamenti “industriali”: distruzioni e inquinamento, milioni di esseri senzienti che soffrono e vengono degenerati. Questo è il modo di procedere delle multinazionali alimentari, che in realtà distruggono tutto: foreste, paludi, barriere coralline, la Vita stessa.

 

Ragionare in modo sistemico

  Non ho sentito fare un solo ragionamento sistemico-olistico.

  L’ultimo studio sistemico completo sul mondo è ancora quello dei limiti dello sviluppo (1972), più volte aggiornato, anche se resta antropocentrico. Potete andare a rivedere il grafico principale (quello BAU, business as usual): www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47111 . Troverete proprio ciò che sta accadendo in questo decennio: alimenti pro-capite e produzione industriale hanno appena passato il picco e iniziano a scendere, popolazione e inquinamento continuano a salire ancora per molti anni. Ed è proprio la situazione attuale. Se non si modificano gli andamenti (quelli che le autorità e gli sviluppisti vorrebbero continuare più di prima), la popolazione continuerà ad aumentare fino a 12 miliardi, poi…il 70-80% è destinato a morire, nella seconda metà di questo secolo.

  Un collasso immediato di questo sistema economico sarebbe un male ben minore.

  Intanto metà delle foreste della Terra sono già state abbattute, 100.000 Kmq spariscono ogni anno, gli ultimi oranghi, bonobo, gorilla resistono a stento in piccoli lembi di foresta, difesi da alcuni eroici appassionati. Le barriere coralline se ne stanno andando, anch’esse distrutte dalla civiltà industriale, direttamente o indirettamente.

  Inoltre, a lorsignori non interessa nulla sapere che la CO2 nell’atmosfera terrestre ha superato le 400 ppm e cresce inesorabilmente di 3 punti all’anno, mentre era rimasta attorno a 280 ppm per milioni di anni. Miliardi di tonnellate di rifiuti indistruttibili vagano per il mondo. Il territorio si degrada a vista: strade, città, impianti, costruzioni varie, al posto di boschi, paludi, savane. Materia inerte al posto di sostanza vivente: politicanti, sviluppisti, finanzieri, autorità varie non ne parlano neanche. A loro interessa alimentare e adorare quella che è in realtà la causa del male: la crescita. 

 

I bambini

  All’inaugurazione di Expo un episodio bello c’è stato, l’unico, cioè il canto delle bambine: molto brave. Dobbiamo ascoltare la spontaneità dei bambini, che si manifesta solo nei primi anni, quando non li abbiamo ancora costretti a diventare come noi.

  Qualche mese fa una bambina di nove anni ha trovato su un tavolo il libro di Stephen Emmott  Dieci miliardi (Feltrinelli, 2013) e ne ha letto alcune pagine. Subito dopo ha esclamato, con evidente preoccupazione:“Mamma, ma nessuno fa niente?”. L’Autore stesso, che non è un filosofo ambientalista ma un professore di Cambridge, avverte che nessuno farà niente, e che i dieci miliardi di umani del titolo “dovrebbero” essere 28 alla fine del secolo (la popolazione mondiale raddoppia ogni 40 anni – mancano due raddoppi, cioè 4 volte, 7 x 4 fa 28). Ai maghi di “Nutrire il Pianeta”: Possiamo e dobbiamo nutrirli tutti? E’ un loro diritto!

 

Le opposizioni

  E’ triste notare che anche nelle opposizioni pacifiche si sentono discorsi con il solito linguaggio sociale-economico-politico, nessuno è basato su un solido linguaggio  scientifico-filosofico: nessun ragionamento sistemico-olistico. Spesso parlano ancora in termini di dualismi tipo destra e sinistra, fascisti e comunisti, buoni e cattivi, tutta roba del secolo scorso, roba da libri di storia. Non si sognano neppure di dire che la Terra è un unico Complesso, un Organismo che deve vivere e ha le sue modalità di Vita (o, se preferite, di funzionamento). La Terra sì, che ha “diritto” di vivere! Altrimenti si aggiusterà ugualmente, ma su tempi molto più lunghi, e ce ne andremo anche noi, che ne siamo un componente interno a tutti gli effetti.

  C’è la disoccupazione… Basta un sommario confronto fra il mondo di oggi e quello di 30-40 anni fa per rendersi conto che il lavoro per tutti non c’è più e non potrà mai esserci, se si continua con le stesse idee di prima, otto ore al giorno, dipendenti e autonomi, capitale e lavoro, tutta  roba dell’altro secolo. Occorre cambiare il concetto alla radice, abolire la distinzione fra lavoro pagato e volontario, e fra lavoro e tempo libero, forse anche abolire il denaro (www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45430). Non si tratta di cambiare qualche legge, o qualche inutile numerino del mondo economico, ma di gestire il transitorio che accompagna la fine di questa civiltà, verso modelli culturali completamente diversi.

  Per quanto riguarda i contestatori che sfasciano macchine e vetrine, i cosiddetti “black block”, è evidente che si tratta di mercenari della violenza, ben organizzati e  pronti a intervenire a chiamata: ma chi li paga? Questa volta chi li ha chiamati e pagati? In questi casi vale il vecchio detto latino: A chi giova?

  Ma neanche negli oppositori pacifici ho sentito qualcuno che si rende conto che alla radice di tutti questi guai c’è il gravissimo errore di questa civiltà, l’errore antropocentrico: www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=49736  .

 

Qualche citazione

...La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta: la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba...                          (Guido Ceronetti, La Stampa, 9 marzo 1993)

…Siamo qualche miliardo su questo piatto della bilancia, e tutti abbiamo lasciato fare, anzi siamo tuttora in qualche modo tutti sterminatori attivi di terra-madre, deicidi di Cibele, pur d’ingozzarci di consumi che sono chiodi piantati nella carne della vita… E basta accennare a ridurli perché si sfreni il panico: Borse con l’infarto, folle imbestialite, il muraglione vacuo delle proteste cieche.                                    (Guido Ceronetti, Corriere della Sera, 23 novembre 1992)

Il periodo di rapida crescita della popolazione e dell’industria prevalso negli ultimi secoli, invece di venir considerato come condizione naturale e capace di durare indefinitamente, apparirà come una delle fasi più anormali nella storia dell’umanità.                                Adriano Buzzati Traverso  (1972)                

         Non vorrei sembrare troppo catastrofico, ma dalle informazioni di cui posso disporre come segretario generale si trae una sola conclusione: i Paesi membri dell’ONU hanno a disposizione a malapena dieci anni per accantonare le proprie dispute e impegnarsi in un programma globale di arresto della corsa agli armamenti, di risanamento dell’ambiente, di controllo dell’esplosione demografica, orientando i propri sforzi verso la problematica dello sviluppo. In caso contrario, c’è da temere che i problemi menzionati avranno raggiunto, entro il prossimo decennio, dimensioni tali da porli al di fuori di ogni nostra capacità di controllo.

                                                                    U Thant (Segretario Generale dell’ONU) – Anno 1969

   Si continua a sorvolare su un semplice dato di fatto: né l’ecatombe provocata dalla fame né quella derivante dall’Aids (o da ebola) né il continuo calo della speranza di vita in Africa, scalfiscono minimamente la crescita esponenziale della popolazione. Procreare senza posa in queste condizioni significa rinnovare con alacre follia un gigantesco rito di sacrifici umani.                                          (finale del libro La Terra scoppia di Sartori e Mazzoleni – Rizzoli, 2003)  

       

Per approfondimenti: www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=36750 

Maggio 2015