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Enciclica Laudato sì e Ecologia profonda

di Enzo Parisi - 07/07/2015

Fonte: Ecologia profonda


La nuova Enciclica della Chiesa Cattolica riveste una notevole importanza nella posizione di questa Religione nella interpretazione del mondo che stiamo vivendo e va vista come un avvicinamento significativo alla visione ambientalista anche più moderna, particolarmente importante data la massa di seguaci che il cattolicesimo può influenzare.

Non tutto è perfetto ma in una estrema sintesi cerco di rappresentare quelle che ritengo le migliori convergenze e i punti in cui la differenza con l'Ecologia Profonda rimane marcata.

1 Implicito riconoscimento della distinzione tra l' ecologia superficiale e profonda.

Era forse pretendere troppo la citazione della esistenza di una ecologia profonda ma vanno in questa direzione alcune frasi. Si legge infatti al punto 59. ….. cresce un’ecologia superficiale o apparente che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità. … Se guardiamo in modo superficiale, al di là di alcuni segni visibili di inquinamento e di degrado, sembra che le cose non siano tanto gravi e che il pianeta potrebbe rimanere per molto tempo nelle condizioni attuali. Questo comportamento evasivo ci serve per mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo.

Ciò si completa con quanto affermato al punto 61: sembra di riscontrare sintomi di un punto di rottura, a causa della grande velocità dei cambiamenti e del degrado, che si manifestano tanto in catastrofi naturali regionali quanto in crisi sociali o anche finanziarie, dato che i problemi del mondo non si possono analizzare né spiegare in modo isolato.

2 Il tema dell'antropocentrismo.

L'Enciclica esprime una marcata condanna verso un antropocentrismo che definisce deviato ma manca un salto di qualità nella affermazione di una visione Ecocentrica che sia sovraordinata alla importanza dell'uomo e al limite alla stessa sopravvivenza della specie. Ben lontano è quindi il concetto di parità tra gli umani e le altre specie viventi, in quanto non viene messo in discussione il primato dell’uomo e la sua apparente alterità.

Dice l'Enciclica “Molte volte è stato trasmesso un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile”.

Altro che amministratore responsabile. L'uomo deve fare un bagno di modestia e riconoscersi uno tra i tanti esseri viventi e non pensare di governare nei limiti di azione degli altri mammiferi.

3 Interdipendenza globale tra uomo e natura.

Afferma l'Enciclica : 139. Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. 140 Una ricerca costante dovrebbe permettere di riconoscere anche come le diverse creature si relazionano, formando quelle unità più grandi che oggi chiamiamo “ecosistemi”. Non li prendiamo in considerazione solo per determinare quale sia il loro uso ragionevole, ma perché possiedono un valore intrinseco indipendente da tale uso.

Molto positivo, finalmente !

4 Decrescita e sobrietà

Cito la frase più significativa. 106 L’intervento dell’essere umano sulla natura si è sempre verificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompagnare, di assecondare le possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà naturale da sé permette, come tendendo la mano. Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenticare la realtà stessa di ciò che ha dinanzi. Per questo l’essere umano e le cose hanno cessato di darsi amichevolmente la mano, diventando invece dei contendenti. Da qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a “spremerlo” fino al limite e oltre il limite.

E ancora 223: “ La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita.”

Completamente in linea.

5 Il problema del sovrappopolamento umano.

Dice l'enciclica: 50. Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”. Però, «se è vero che l’ineguale distribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea ostacoli allo sviluppo e ad un uso sostenibile dell’ambiente, va riconosciuto che la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale ». Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi.

Fino a quanto la popolazione umana dovrà crescere secondo la Chiesa ? 10, 20, 70 miliardi? Quanti umani potrà accogliere la Terra? Tanti quanti sono i batteri? Come si fa a non scardinare gli equilibri ecosistemici in assenza di politiche di contenimento e riduzione della natalità? Cosa potranno mangiare e quale acqua bere e come vivere felicemente altri esseri umani oltre a quelli che già ci sono? Il problema non è la ricchezza finanziaria, ma la disponibilità degli elementi essenziali alla vita.

6  La genesi

Era troppo aspettarsi dall'enciclica l'affrancamento della natura stessa del Cattolicesimo e del concetto di Dio come dominus e autore di tutto e la visione della origine divina del mondo. Penso però che aiuterebbe la tutela della Vita la diffusione della visione scientifica dell'Origine della Vita sulla Terra basata sulla casualità e non sulla creazione e la conoscenza diffusa del percorso che dai primi esseri unicellulari ha portato lungo 3,8 miliardi di anni alla genesi della nostra specie.

Dice l'Enciclica: «Dai più ampi panorami alle più esili forme di vita, la natura è una continua sorgente di meraviglia e di reverenza. Essa è, inoltre, una rivelazione continua del divino». La prima frase è assolutamente condivisa, la seconda ovviamente discutibile.