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Gli economisti del “tutto ha un prezzo”

di Benedetta Scotti - 14/07/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


Secondo una rilevante scuola di pensiero, facente capo al Nobel per l’Economia Gary Becker, ogni decisione umana è quantificabile in termini di prezzi nonché tesa alla massimizzazione dell’utilità individuale. Disamina di un approccio dalle derive grottesche: dall’inefficienza del dono (un'istituzione "disfunzionale”) al tasso socialmente ottimale di verginità.

  

“Ci sono cose che non si possono comprare, per tutto il resto c’è Mastercard”. Réclame arcinota dal messaggio apparentemente banale, attingente a quel senso comune che preserva alcune esperienze umane dalla tirannia del prezzo. Senso comune che, tuttavia, appare quale assolutononsense agli occhi di un certo pensiero economico, assai rilevante, che analizza l’agire umano alla luce di una prospettiva puramente quantitativa, fondata sull’analisi costi-benefici. Sono passati poco più di vent’anni dal conferimento del Nobel per l’Economia a Gary Becker, economista americano che fu allievo di Milton Friedman alla Scuola di Chicago. A Becker fu riconosciuto il merito di aver esteso l’analisi microeconomica a un’ampia gamma delle interazioni umane, incluse quelle non strettamente riconducibili all’agire economico di mercato (nonmarket behaviour), come ad esempio le relazioni affettive e familiari. Così, infatti, Becker si esprimeva in merito alla sua indagine: “Affermo che l’approccio economicorappresenta un quadro teorico unificato e prezioso per comprendere l’intero comportamento umano[1]” e “non credo che nessun altro approccio – fondato su forze culturali, biologiche o psicologiche – possa offrire simili intuizioni e capacità esplicative”[2]. Secondo Becker ogni decisione umana è quantificabile in termini di prezzi, che siano prezzi di mercato o “prezzi ombra” (shadow prices). I primi, espliciti, si applicano a beni economicistricto sensu come una macchina, un tostapane o un paio di scarpe. I secondi, impliciti, si applicano a beni economici lato sensu come le scelte matrimoniali e familiari. I prezzi di mercato sono determinati dall’interazione tra domanda e offerta. I “prezzi ombra” dipendono da una serie di variabili, riassumibili con formule matematiche. Quello che segue, ad esempio, è il “prezzo ombra” (π) attribuito alla scelta del matrimonio [3]:

 π = α (P) + β (t) + γ (S)

 P rappresenta il prezzo dei beni necessari per sposarsi, t il tempo dedicato alla ricerca del partner e S il capitale umano necessario per trovare ilpartner. Rifacendosi a questo “prezzo ombra”, secondo Becker è possibile prevedere se l’individuo in questione deciderà se sposarsi o meno, assumendo che egli agisca sempre al fine di massimizzare la propria utilità: “Secondo l’approccio economico, una persona deciderà di sposarsi se l’utilità attesa dal matrimonio eccede quella attesa dal rimanere single o dal cercare un partner più adatto. Allo stesso modo, una persona sposata pone fine al suo matrimonio quando l’utilità attesa dal ritornare single o dal risposarsi eccede la perdita di utilità derivante dalla separazione che comprende l’allontanamento fisico dai figli, la divisione dei beni, le spese legali, e via dicendo. Dal momento che molte persone sono alla ricerca di unpartner, si può affermare che esista un mercato matrimoniale”. Lo stesso tipo ragionamento è applicabile alla scelta concernente il numero dei figli o la frequenza con la quale si va in chiesa. In altre parole, secondo l’approccioeconomico, tutto l’agire umano si riduce inderogabilmente a un confronto meccanico tra costi e benefici, mosso da una logica strettamente razionale volta a massimizzare l’utilità individuale. Logica razionale ma non necessariamente consapevole: “L’approccio economico non assume che le persone siano necessariamente consapevoli del loro sforzo teso alla massimizzazione”[5]. In ogni caso, stolto, secondo Becker, è chi si ostina a confutare l’approccio economico, tentando di spiegare l’agire umano in termine di sentimenti, valori, costumi, tradizioni, gusto estetico, irrazionalità, ovvero in termine di tutto ciò che tende ad esulare da efficientismi e utilitarismi. Tutto è prezzo, tutto è mercato, tutto è dunque matematizzabile. Alcune delle variopinte applicazioni di tale approccio, che rimane ad oggimainstream, sono grottesche, come ben descritto dal filosofo di Harvard Michael Sandel in What Money Can’t Buy, successo editoriale sui limiti morali del mercato. Ad esempio, c’è chi è arrivato, come Waldfogel, a considerare la pratica del dono alla stregua di un’istituzione “disfunzionale”, giacché il beneficiario del dono potrebbe massimizzare la propria utilità ricevendo soldi in cash piuttosto che regali non graditi. Altri, sulla scia di Becker e della sua economicizzazione del matrimonio, si sono impegnati a matematicizzare il tasso di verginità socialmente ottimale (ossia, che massimizza l’utilità dell’agente) nel mercato matrimoniale, come dimostra un estratto [6] dal Journal of Economic Growth qui riportato ad exemplum:

Schermata 2015-07-13 alle 16.42.33

Cinismi? Ossessioni matematiche? Al lettore la  libertà di trarre  le proprie conclusioni da quanto sopra. Noi ci sentiamo di chiudere abbracciando un’intuizione calzante di Giovanni Lindo Ferretti:“Se a salvare il cavallo la bellezza non basta/ l’uomo è condannato sulla terra/ ché la sua stessa utilità ben più che soluzione diventa problema” (Ben Poco Onore, da Saga).

Fonti:

[1] Gary Becker, The Economic Approach to Human Behavior, 1976

[2] Gary Becker, Accounting for Tastes, 1996

[3] cit. in Javier Aranzadi, Liberalism against Liberalism, 2006

[4] Gary Becker, op. cit. 1976

[5] Gary Becker, op. cit. 1976

[6] F. Mariani, The Economic Value of Virtue, Journal of Economic Growth (2012) , 17 (4), p. 323-356