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Educazione e psiche

di Maurizio Schoepflin - 25/08/2015

Fonte: Claudio Rise


curare

Ci sono numerosi motivi per apprezzare questo recente volume, opera di due autori che condividono l’attività di psicoterapeuta e
quella di insegnante. Fra essi, desidero segnalare innanzitutto la notevole attenzione prestata alle radici classiche della tradizione educativa occidentale: dal secondo al sesto capitolo, il lettore troverà assai ben delineato il percorso seguito dalla filosofia greca per definire il concetto di anima e, di conseguenza, quello di cura dell’anima. Fu il compianto Giovanni Reale a richiamare con forza l’attenzione sulla straordinaria fecondità dell’intuizione socratica, secondo la quale l’uomo è la sua anima, la quale, dunque, deve essere fatta oggetto della massima cura in vista della piena realizzazione dell’individuo. Tale cura si identifica, in ultima analisi, con l’azione educativa, che chiama in causa l’altro, il maestro, la persona che attraverso il dialogo – ecco, di nuovo, fare la sua comparsa uno dei cardini della filosofia di Socrate e di Platone – sarà in grado di far emergere e maturare tutte le potenzialità presenti nell’allievo.
Dopo aver accuratamente descritto i tratti essenziali del grande patrimonio pedagogico della grecità, Risé e Ferliga dedicano due capitoli all’ebraismo e al cristianesimo, i quali, in un rapporto di continuità/rottura, hanno contribuito in misura decisiva a fondare il significato e il senso dell’azione educativa. Dopo essersi soffermati a chiarire alcuni aspetti della questione pedagogica nel mondo islamico, i due autori spostano la loro attenzione sull’epoca contemporanea e sulle sfide che essa sta costantemente lanciando a coloro che si impegnano sul fronte dell’educazione e della riflessione pedagogica. 
Il libro si conclude con un utile glossario, nel quale sono segnalati archetipi, opere e concetti chiave che hanno lasciato una traccia importante nella ricca e complessa storia della psicologia dell’educazione, la quale, come affermano Risé e Ferliga, «deve rivolgere il proprio sguardo in profondità, per cogliere lo sfondo archetipico e simbolico che ha reso possibile, per almeno tre millenni, la trasmissione educativa nell’area dell’Europa e del Mediterraneo: dalle civiltà greca e latina alle grandi religioni monoteiste; dalle scuole attive, fondate sulla centralità del bambino, alla modernità».
Al termine del volume, il lettore troverà una nota conclusiva in cui sono sintetizzate le acquisizioni e le convinzioni basilari degli autori, tra le quali spicca la certezza che il prendersi cura dell’Altro è un atto intenzionale che precede ogni metodo e ogni teoria. L’interesse per il proprio simile è un sentimento spontaneo e assomiglia a quello provato dai genitori nei confronti dei figli: esso abita nel cuore dell’uomo e non può né deve essere sostituito da nessun artificio tecnico.
«Nell’incontro con l’altro poi, con l’allievo» – affermano conclusivamente Risé e Ferliga – «il maestro riconosce e partecipa al nuovo che trasforma e può portare con sé la gioia. Vive la parola fondamentale io-tu e la reciprocità che ogni percorso educativo comporta: dona, ma nello stesso tempo riceve. La tradizione, che ogni insegnamento porta con sé, accoglie così un presente vivo e apre lo sguardo e la speranza al futuro».