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Le Crociate? La risposta proporzionata e legittima all’assalto incessante dell’Islam

di Francesco Lamendola - 31/08/2015

Fonte: Il Corriere delle regioni


 

 


 

Traslazioni semantiche di un vocabolo. Essere un “crociato” era cosa bella e santa per un Italiano o un Europeo del Medioevo: Cacciaguida, il trisavolo di Dante, da questi incontrato in Paradiso, è morto in Terra Santa, combattendo per la fede. Una vita pia, una morte eroica: un esempio di cui possono vantarsi ed un modello al quale devono ispirarsi i suoi discendenti, per generazioni e generazioni.

Ma poi è arrivata la modernità. È arrivato l’Illuminismo, è arrivato Gibbon, è arrivato Voltaire. Il cristianesimo non era più una merce pregiata, al contrario, un qualcosa di cui vergognarsi e di cui si auspicava la fine imminente, magari sotto i tacchi degli Europei finalmente liberi ed emancipati («écrasez l’infâme!»): e “crociato” è divenuto una parolaccia.

Tale significato peggiorativo è perdurato fino ad oggi; ed anzi, se possibile, esso è andato ulteriormente crescendo, e, nello stesso tempo, dilatandosi, fino ad abbracciare quasi qualsiasi comportamento politicamente scorretto e retrivo, oscurantista, violento. Dire “crociato” significa dire aggressivo, ottuso, e anche ipocrita, perché assetato di ricchezze e vantaggi materiali, dissimulando però tali appetiti dietro la facciata di una nobile motivazione spirituale.

Tutto nasce da un giudizio storico, quello degli illuministi, a carico delle Crociate stesse: una volta sentenziato che esse furono delle guerre stupidamente brutali, gratuitamente insensate e condotte per motivi bassamente egoistici (brama di feudi e di ricchezze), con la scusa della liberazione dei Luoghi Santi, va da sé che i crociati altro non potevano essere che degli avanzi di galera, più o meno della risma dei “conquistadores” di qualche secolo dopo.

Ma è proprio vero che le Crociate sono state delle spedizioni militari assurde, brutali, ipocrite, condotte contro una civiltà islamica pacifica e culturalmente superiore, che altro non avrebbe domandato se non di coabitare in pace e fratellanza con il cristianesimo? Perché, se dovesse venir meno questa interpretazione “a posteriori” dei fatti, allora cadrebbe anche lo stereotipo negativo del “crociati”; e i progressisti dovrebbero andarsi a cercare un altro vocabolo per insultare i loro avversari politicamente scorretti.

Ebbene: un grande storico medievalista, l’americano Paul Crawford, docente alla California University of Pennsylvania e considerato fra i massimi esperti degli ordini monastico cavallereschi, come i Templari e i Cavalieri Teutonici, ha preso il toro per le corna e ribaltato completamente la vulgata dominante a proposito delle Crociate e dei crociati, sostenendo che le Crociate furono semplicemente la risposta difensiva dell’Europa contro l’aggressività islamica, scatenatasi contro il cristianesimo a partire da più di quattro secoli prima.

In una serie di pubblicazioni e anche di interviste televisive, Crawford ha cercato di rettificare il comune punto di vista a propositi delle Crociate, e di fornire una visione più esatta e veritiera di quell’imponente fenomeno storico: e il fatto che, da noi, non sia quasi giunta l’eco di un tale dibattito storiografico, così stimolante che dovrebbe suscitare l’interesse di chiunque, in buona fede, si interessi di storia, è una ulteriore conferma, in negativo, di quanto continui a pesare sulla cultura moderna la cappa di un conformismo ideologico post-illuminista, il quale tramanda sempre più stancamente, ma, a quanto pare, con la connivenza della maggior parte degli intellettuali, i velenosi e gratuiti pregiudizi anticristiani di un Gibbon o di un Voltaire.

Vale la pena di riportare la sintesi delle tesi di Crawford e, in particolare, la sua puntigliosa confutazione di quattro famosi “miti” esistenti a proposito di esse; ci serviamo di un articolo apparso sulla rivista «Senapa, missione Maria», Edizioni Villadiseriane, n. 2, 2015, pp, 15-16):

 

«1) LE CROCIATE SNO UN ATTACCO IMMOTIVATO AL MONDO MUSULMANO.

Niente potrebbe essere più lontano dalla verità, afferma Crawford. Nel 632 d. C., Egitto, Palestina, Siria, Asia Minore, Africa settentrionale, Spagna, Francia, Italia, Sicilia, Sardegna e Corsica erano tutti territori cristiani. Certamente vi furono tante comunità cristiane anche in Arabia. Ma nel 632 d.C. i cristiani erano stati attaccati in Egitto, Palestina, Siria, Nord Africa, Spagna, gran parte dell’Asia Minore, e in Francia meridionale. Le comunità cristiane d’Arabia vennero interamente distrutte poco dopo il 633, quando ebrei e cristiani furono espulsi dalla penisola. Le forze islamiche conquistarono tutto il Nord Africa e puntarono verso l’Italia e la costa francese, attaccando la penisola italiana dell’837. In Terra Santa i pellegrinaggi divennero sempre più difficili e pericolosi.

Lo storico approfondisce nel dettaglio la grave situazione venutasi a creare. È quindi da questi fatti  che i papi del X e XI secolo si attivarono nel disperato tentativo di proteggere i cristiani perseguitati. Conclude quindi affermando che “lungi dal non essere motivate, le crociate rappresentano di fatto il primo grande contrattacco occidentale agli attacchi musulmani., che avevano avuto luogo ininterrottamente dalla nascita del’Islam fino all’undicesimo secolo, e che continuarono anche in seguito, senza sosta. Se la cristianità voleva sopravvivere occorreva una forte difesa”. Per capire che si trattava solo di difesa, domanda: “Quante volte le forze cristiane hanno attaccato la Mecca o Medina? Naturalmente mai”.

2) I CRISTIANI HANNO AVVIATO LE CROCIATE PER SACCHEGGIARE I MUSULMANI E ARRICCHIRSI.

Anche questo non è vero. Urbano II invitò nel 1095 i guerrieri francesi nella Prima crociata, legittimandoli a “fare bottino del tesoro del nemico”. Ma questo, dice Crawford, non era altro che il modo usuale per finanziare la guerra nella società antica e medievale. I crociati, infatti, vendettero tanti dei loro beni per finanziare le loro spedizioni. Lo storico ricorda anche che uno dei motivi principali del naufragio della quarta crociata fu proprio la mancanza di soldi. I papi stessi ricorsero a stratagemmi sempre più disperati per raccogliere fondi da utilizzare nel finanziamento delle crociate. Anche in questo caso, dopo aver analizzato molto più in profondità la situazione, Crawford conclude: “furono solo poche persone a diventare ricche a causa delle crociate, e il loro numero era sminuito da coloro che entrarono bancarotta. La maggior parte dei medioevali era ben consapevole di questo e non ha ritenuto la crociata un modo per migliorarla situazione finanziaria.

3) I CROCIATI ERANO ANIMATI DA MOTIVAZIONI MATERIALISTRUICHE E NON RELIGIOSE.

Dopo Voltaire questo è un mito molto popolare., dice Crawford. Certamente ci furono uomini cinici e ipocriti anche nel Medioevo, tuttavia anche questa affermazione è falsa. Innanzitutto il numero di vittime delle crociate era molto alto e la maggior parte dei crociati non si aspettava certo di ritornare in patria. Uno storico militare ha stimato il tasso di perdite della Prima Crociata con un 75%. La partecipazione alla missione è stata volontaria e i partecipanti venivano motivati attraverso dei sermoni, che però erano pieni di avvertimenti sul fatto che crociate avrebbero portato privazione, malattia, sofferenza e spesso more. L’accettazione di andare incontro a difficoltà e sofferenza  può essere visto dentro la dottrina cristiana di assimilazione alle sofferenze di Cristo e dei martiri. Lo storico spiega che per un crociato, la missione armata era essenzialmente un atto di amore disinteressato, come chiede il passo evangelico “dare la vita per i propri amici” (Gv., 15, 13). Fin dall’inizio, quindi, la carità cristiana era la ragione per la crociata, e questo non cambiò per tutto il periodo.

4) LE CROCIATE HANNO SPINTO I MUSULMANI AD ODIARE E AD ATTACCAREI CRISTIANI.

Come scritto nella risposta 1), i Musulmani hanno attaccato i cristiani per più di 450 anni prima che papa Urbano dichiarasse la Prima Crociata. Non avevano certo bisogno di alcun incentivo per continuare a farlo. Crawford ricorda che prima del 19° secolo non esisteva nemmeno la parola araba “crociata” perché non era importante per i musulmani distinguere le crociate dagli altri conflitti tra cristianesimo e Islam. Saladino non era certo venerato dai musulmani come il leader anticristiano. Solo nel 1899 il mondo musulmano ha riscoperto le crociate, ma è stato grazie agli occidentali come Voltaire, Gibbon, sir Walter Scott e sir Steven Runciman, che dipinsero i crociati come rozzi, avidi, barbari aggressivi che attaccarono civili e musulmani amanti della pace. Allo stesso tempo, dice lo storico, il nazionalismo cominciava a mettere radici nel mondo musulmano e i nazionalisti arabi presero in prestito questa grave e cattiva interpretazione delle crociate. Questo ha portato senza soluzione di continuità alla nascita di Al-Qaeda. E conclude: “Non sono le Crociate che hanno insegnato ad attaccare l’Islam e l’odio verso i cristiani. La guerra al cristianesimo ha preceduto di molto le crociate e risale alla nascita sessa dell’Islam. Piuttosto, è l’Occidente che ha insegnato all’islam ad odiare le crociate.”»

 

In fondo, quelle di Paul Crawford sono semplici osservazioni di buon senso: non si tratta di vere e proprie “scoperte” storiografiche, ma cose che già si sapevano, e che, tuttavia, erano state rimosse, sotto i colpi della propaganda ideologica illuminista e anti-cristiana. Basta leggere gli “Atti degli Apostoli” o le Lettere di san Paolo per rendersi conto che le comunità cristiane erano ampiamente diffuse in tutto il Medio Oriente e nell’Asia Minore fin dal primo secolo, pochi decenni dopo il passaggio terreno di Gesù Cristo. E basta pensare ai Copti per rendersi conto che nemmeno quattordici secoli di persecuzioni e discriminazioni sono stati sufficienti a estirpare completamente la primitiva radice cristiana dall’Egitto.

È interessante il fatto che stessa parola “crociata” non esistesse in lingua araba sino alla fine del XIX secolo, quando sorse, col Mahdi, un primo, grande movimento di rivolta anticristiana da parte di un movimento religioso e militare organizzato, nel Sudan (cfr. il nostro precedente articolo: «Finisce totalmente distrutta nel deserto l’armata anglo-egiziana di Hicks Pascià (1883)», pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 26/02/2014). Il linguaggio dei terroristi islamici dei nostri anni, di Osama Bin Laden e degli esponenti del Califfato islamico insediatosi a cavallo fra Iraq e Siria, utilizza la parola “crociati” come sinonimo di “cristiani”, anche per giustificare lo sterminio sistematico o l’espulsione delle antichissime comunità cristiane, o quel che di esse rimane, da quei Paesi del Medio Oriente. Ma è una manipolazione linguistica che ha un solo, cattivo maestro: la cultura occidentale moderna, neo-illuminista e anticristiana.

L’odio contro il cristianesimo è nato in Europa, dentro l’Europa, fra XVII e XVIII secolo: e, dalla sua “intellighenzia”, è stato esportato negli Stati Uniti (tramite la Massoneria) e nel resto del mondo. La “Glorious Revolution” inglese del 1688 fu un complotto per spazzare via la dinastia cattolica degli Stuart e sostituirla con una dinastia protestante (cfr. il nostro articolo «È stata proprio così gloriosa, la “Glorious Revolution” inglese del 1688?», pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 25/10/2011). La dissoluzione dell’antico e glorioso Impero asburgico venne decisa a tavolino, nel 1918, per eliminare dalla carta geografica dell’Europa l’ultima grande potenza dichiaratamente cattolica (cfr. il nostro precedente articolo: «Dietro la fine dell’Austria e le premesse di un’altra guerra mondiale il cattivo genio di T. Masaryk», pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 27/02/2009). È lo stesso odio anti-cristiano che ha voluto l’espunzione di qualsiasi riferimento alle “radici cristiane” dal testo della Costituzione europea; e che vuole introdurre, adesso, una serie di norme legislative – su aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale - che si contrappongono frontalmente a secoli e secoli di etica cristiana.

Non domandiamoci, perciò, da dove nasce tutto l’odio odierno contro il cristianesimo: nasce da noi stessi, dalla pancia profonda dell’Europa. Noi lo abbiamo incubato, sviluppato, alimentato, corteggiato, propagandato, esportato in ogni angolo del globo terracqueo. Gli altri popoli e le altre culture lo hanno ricevuto da noi, e adesso lo rivolgono contro di noi: perché non distinguono, loro, fra “cristiani” e “occidentali”, ma considerano le due cose inseparabili. In fondo, hanno ragione: l’Europa e gli Stati Uniti non esisterebbero senza il cristianesimo: anche se gli europei e gli statunitensi non sono disposti ad ammetterlo, ciò è evidente a chiunque altro guardi le cose dall’esterno, con un minimo di obiettività.

Perciò, dobbiamo fare i complimenti ai signori progressisti, laicisti e radicali d’Europa e d’America: se volevano il suicidio collettivo, ma senza sporcarsi le mani, hanno trovato chi lo attuerà per essi…