Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Luci e ombre dell’economia migratoria

Luci e ombre dell’economia migratoria

di Alessandro Leonardi - 07/09/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


Gli spostamenti di milioni di persone stanno portando all'attenzione dell'Occidente una serie di questioni economiche spesso taciute o travisate a fini propagandistici. O nei casi più gravi, ad autentiche manipolazioni per coprire verità fondamentali ed insopportabili.
  

Notevoli polemiche ha scatenato la frase pronunciata recentemente dal sottosegretario Gozi: «L’Europa ha bisogno di 40 milioni di immigrati». Egli si rifà ad un rapporto delle Nazioni Unite che sottolinea il declino demografico dell’Occidente e le possibili soluzioni per arrestarlo. Ovviamente le frasi del politico hanno destato una reazione particolarmente accesa da parte di chi parla a sproposito di “invasione” programmata, rimpiazzamento “etnico” o “culturale”. Eppure la questione sollevata non può essere sottovalutata di fronte a una serie di gravi problematiche che stanno investendo il continente europeo da svariati decenni. Infatti il continuo declino del tasso di natalità ha trasformato l’Europa in una delle aree con l’età media più alta, con conseguenze sempre più evidenti. Nell’arco di pochi decenni (o anni in caso di nuove crisi), a meno di una netta inversione di tendenza, il welfare state così come lo conosciamo potrebbe andare incontro ad una crisi irreversibile con devastanti ripercussioni sul nostro stile di vita, dalla sanità alle pensioni. L’ingresso di forze fresche, con un’età media intorno ai 30 anni rispetto a quella italiana di 44 anni, sta rallentando il processo grazie al flusso economico generato dagli immigrati ormai stabilizzatisi nel nostro paese, con un giro d’affari stimato intorno agli 85 miliardi di euro (il 6,1% del valore aggiunto a livello nazionale) e un saldo positivo per le casse dello Stato.

Alcuni hanno obiettato che si dovrebbero usare le risorse per stimolare il tasso di natalità delle famiglie italiane, portandolo a valori più alti, invece che agevolare la regolarizzazione degli immigrati per mantenere in piedi un sistema sempre più anziano. Ma anche queste politiche, attuate con molta più efficienza dagli Stati scandinavi e dalla Francia, presentano una serie di limiti imposti dal clima culturale del nostro modello di vita. Per quanti incentivi, asili nido e altre agevolazioni economiche si possono implementare, vi è ormai una notevole resistenza da parte delle nuove leve a “sacrificarsi” per mettere al mondo molteplici figli per coppia. La stragrande maggioranza delle persone nate negli anni 80 e 90, grazie al notevole benessere raggiunto dalla nostra società industriale, preferiscono coltivare la propria vita professionale e i propri interessi ritardando sempre di più il momento del concepimento. Inoltre lo stesso concepimento è condizionato dalla precarietà economica dovuta alla crisi del Sistema, cosa che spinge molti a ricercare un solo figlio o ad aspettare le agognate stabilità sicurezza, raggiunte spesso ad un’età avanzata, impedendo, così, di avere con serenità numerosi figli. L’immenso benessere materiale e il culto dell’individualismo, oltre che del “presente”, stanno spingendo verso un mondo occidentale con pochi figli, tanto da impattare alla lunga anche sugli stranieri ormai integrati nella nostra società, i quali tendono inevitabilmente a diminuire il loro tasso di natalità.

Allo stesso tempo però vanno segnalati gli evidenti problemi dettatati dai flussi migratori incontrollati che impattano su sistemi statali inefficienti e corrotti. L’ingresso di manodopera a basso costo comporta la diffusione di una sistema criminale di sfruttamento (per esempio il caporalato nell’agricoltura e nell’edilizia), con ripercussioni sul mercato del lavoro. A questo si aggiunge l’effetto perverso che comporta l’abbassamento dei salari e delle tutele, processo gradito a diverse multinazionali e realtà confindustriali (infatti la Confindustria britannica ha protestato in modo veemente contro le ultime dichiarazioni del governo Cameron). Bisogna poi denunciare il business delle mafie e degli apparati politici deviati, i quali stanno fatturando miliardi di euro grazie dal traffico degli esseri umani, cosa che finisce per rafforzare anche i problemi nei paesi d’origine e le forze terroristiche all’opera (come in Libia).

Il problema fondamentale, vero tabù per tutti i mass media occidentali, rimane la struttura stessa del modello industriale-tecnologico. Tutte le riflessioni, soluzioni e argomentazioni usate nei riguardi dei flussi migratori su i media mainstream tendono ad evitare un’analisi più profonda sul nucleo stesso del nostro Sistema, cose che minerebbe gli interessi delle classi dirigenti planetarie e della loro contro-parte oscura e criminale. Così il campo delle soluzioni viene ristretto alla comoda contrapposizione tra coloro che vogliono accogliere il mondo intero e coloro che invece vogliono ergere fossati invalicabili. Due demagogie speculari che non fermeranno il disastro in corso.

Fonti:

http://www.firenzepost.it/2015/08/29/immigrazione-lannuncio-del-sottosegretario-gozi-leuropa-ha-bisogno-di-40-milioni-di-migranti/   http://www.ilfoglio.it/articoli/2012/12/03/culle-vuote-a-occidente___1-v-100789-rubriche_c730.htm         http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2014/04/28/news/immigrati-imprenditori_sono_mezzo_milione_e_producono_85_miliardi_di_ricchezza_nazionale-84686794/        http://www.stranieriinitalia.it/attualita/attualita/attualita-sp-754/oltre-5-milioni-di-stranieri-residenti-in-italia-ma-fanno-meno-figli.htm