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Erri De Luca, prete del laicismo

di Michele Spina - 14/09/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


Il laicismo, come ogni altra Chiesa che si rispetti, ha l'arroganza biblica di ritenersi “l’unica". E fin qui niente di nuovo. La novità si ricollega semmai alla circostanza che, pur essendo il laicismo una chiesa, non se ne renda conto. Pertanto, i suoi fedeli si posizionano convinti al di fuori di ogni credenza religiosa, al di fuori di ogni dogma imposto, al di fuori di ogni trascendente ordinamento. Anzi, non al di fuori, bensì “sopra”.

  

E’ molto in voga la preghiera laica che Erri De Luca ha scritto e recitato in occasione della puntata di PiazzaPulita del 20 aprile scorso, in tema di immigrazione. Proprio lui, scrittore napoletano, esponente di spicco dell’autoproclamata Civiltà:

“Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo
sia benedetto il tuo sale
e sia benedetto il tuo fondale
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde
pescatori usciti nella notte
le loro reti tra le tue creature
che tornano al mattino
con la pesca dei naufraghi salvati”

All’inizio la preghiera può apparire una semplice provocazione. Più avanti si scopre che è seria (e pure bella, a rileggerla). I contenuti sono chiari. Le metafore molto efficaci, il canto di dolore intenso. Tuttavia, a noi interessa rilevare un fatto a cui non è stata prestata la benché minima attenzione: Erri De Luca è un prete. Non un prete comune, ma un prete laico. Lo ha confessato lui.

La Chiesa di De Luca si chiama Laicismo. Il laicismo, come ogni altra chiesache si rispetti, ha l’arroganza biblica di ritenersi “l’unica”. E fin qui niente di nuovo. La novità si ricollega semmai alla circostanza che, pur essendo il laicismo una chiesa, non se ne renda conto. Pertanto, i suoi fedeli si posizionano convinti al di fuori di ogni credenza religiosa, al di fuori di ogni dogma imposto, al di fuori di ogni trascendente ordinamento. Anzi, non al di fuori, bensì “sopra”. E in ciò consiste la loro ortodossia.

Ma a ben guardare anche questa chiesa del laicismo presenta tutte le caratteristiche tipiche d’una religione qualsiasi, non manca proprio nulla: santi, sacerdoti, liturgie e dogmi. Incrollabile fede nell’Umanità, uguaglianza formale fra gli uomini, libertà d’espressione, libertà di manifestazione, libertà di coscienza, libertà di migrazione, democrazia rappresentativa, adorazione del feticcio costituzionale. Feste: 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, e – per i più macabri – anche l’8 settembre. E poi i santuari: picchetti, convegni, congressi, assemblee, pastasciutte… E pure i sacramenti: lo sbattezzo civile, la prima occupazione, le colorate manifestazioni in piazza.
Fascismo, comunismo, sessismo, populismo, qualunquismo, omofobia, che altro sono se non orripilanti eresie? Non c’è modo di estirparle con il fuoco, ma sembrerebbe che Manipolazione Culturale e Conformismo Dilagante conducano a risultati altrettanto soddisfacenti.

Risulta allora davvero inspiegabile il disprezzo che la parrocchia laicista riserva – colta com’è da pulsioni spirituali fortissime – alle religioni monoteiste tradizionali, accusandole tutte di passatismo e bigotteria. L’osservazione, si badi, non è polemica ma discende dalla tautologica affermazione che una parrocchia è una parrocchia, ossia una comunità di religiosi. Per la parrocchia laicista, per esempio, il Progresso non è uno scopo o una tendenza: il Progresso è il Paradiso – e, in questo caso, persino un Paradiso Terrestre! Perché quindi avercela tanto cogli ottusi cattolici e i “retrogradi” musulmani? Perché screditare l’idea di Dio se, nella convinzione di averla accantonata, è risorta intatta dentro di voi?

Non ci sembra di dover aggiungere altro, a parte che esistono nel mondo nazioni a regime confessionale che, con la debole scusa del principio di separazione fra potere temporale e potere spirituale, elevano questa religione civile a Religione di Stato, fingendo che non sia una religione. La Francia ne è un esempio. E infatti è il modello.