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Stiamo perdendo i colori dell’autunno

di Fabio Di Todaro - 26/10/2015

Fonte: La Stampa

LAPRESSE

Esperienza unica. Gialli, arancioni e rossi: i tradizionali colori dell’autunno sono a rischio

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Stiamo perdendo i colori dell’autunno? Gli studiosi, impegnati a individuare le molteplici conseguenze del cambiamento climatico, si stanno concentrano su un nuovo tema, quello delle metamorfosi delle specie vegetali. Un problema che si riassume in una questione a suo modo affascinante: «L’aumento globale delle temperature rischia di cancellare le tante tonalità tipiche della stagione». Il giallo, l’arancione e il rosso delle foglie che associamo al trimestre che fa da ponte tra l’estate e l’inverno sono diventati meno marcati rispetto al recente passato e potrebbero svanire quasi completamente già nei prossimi decenni, se non riusciremo a porre un freno all’impennata delle temperature. È una questione che dall’estetica trapassa nei delicati equilibri degli ecosistemi e dell’ambiente in generale. 

 

 

I CAMBIAMENTI  

Faggi, betulle e pioppi che virano verso il giallo. Querce e aceri che vestono una «parrucca» di color rosso scuro. Strade coperte di foglie e paesaggi che, anche in chi non ama la storia dell’arte, richiamano opere di fama: dai paesaggi di Argenteuil ritratti dall’impressionista Monet alle futuristiche campagne lombarde portate sulla tela da Boccioni. L’autunno è, per antonomasia, la stagione in cui la natura cambia abito: le giornate si accorciano, gli scoiattoli fanno le scorte di cibo in vista dell’inverno e le rondini si spostano verso l’Africa. Ma sono soprattutto le piante a «indossare» un’altra veste: quando le foglie si avvicinano alla fine del ciclo di vita, il verde della clorofilla lascia il posto ai carotenoidi e agli antociani, coloranti naturali, responsabili del viraggio nella colorazione delle chiome. Un fenomeno che fino a pochi anni permetteva di riconoscere a tutte le latitudini l’arrivo della stagione autunnale, ma che oggi - rivelano alcune ricerche - non è più così diffuso. 

 

STAGIONE «LIQUIDA»  

Tra le conseguenze del riscaldamento globale, c’è infatti l’alterazione dei paesaggi. Un fenomeno su cui la comunità scientifica americana ha avviato un vasto dibattito, portato alla ribalta attraverso le colonne della rivista «New Scientist». Cosa accadrà se le foglie non dovessero più diventare rosse o gialle? Secondo l’ecologo Howard Neufeld, ricercatore all’Università di Boone, «la serie di autunni più caldi tende a ridurre la concentrazione di zuccheri nelle foglie e, di conseguenza, l’intensità dei colori, come il rosso, a cui siamo abituati da sempre». Un fenomeno che risulta già particolarmente visibile negli Stati Uniti, dove le recenti trasformazioni degli aceri, delle betulle, delle roveri e degli abeti rossi rischiano di avere una serie di gravi ricadute, dalle migrazioni degli uccelli fino al turismo degli appassionati della natura più incontaminata.  

 

IL FENOMENO  

Si sa che tra settembre e novembre, nel New England, la regione del Nord-Est degli Stati Uniti che concentra Stati di grandi foreste come Maine, New Hampshire, Vermont, Massachusetts, Rhode Island e Connecticut, accorrono ogni anno migliaia e migliaia di turisti: sono fanatici del «bird watching» - inseguendo gli stormi di uccelli che si spostano nelle zone più calde - e non solo. Con fotocamere e smartphone di ultima generazione sono pronti a tutto per immortalare il «foliage» autunnale. Ma se il trend del riscaldamento del Pianeta proseguirà - lancia l’allarme un gruppo di ricercatori della Princeton University in uno studio pubblicato su Global Ecology and Biogeography - «il fenomeno del foliage è destinato a iniziare sempre più tardi». E probabilmente a scolorire, perdendo molto del suo tradizionale fascino. A meno che - aggiunge la ricerca - l’orologio della Natura si resetti: in quel caso il rosso e il giallo diventerebbero colori invernali, o quasi.