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Vecchia Guardia

di Maurizio Bergonzini - 09/11/2015

Fonte: Arianna editrice


Ezio Daquanno,  di cui ricordiamo sia l’impegno nell’immediatezza post-bellica nel MO.SI (Movimento Sindacalista) cui parteciparono  i maggiori esponenti del sindacalismo fascista: Luigi Contu, Aghemo, Landi, Amilcare De Ambris, Luigi Fontanelli, Fioretti, Goliardo Paoloni, Mario Barbieri, sia il decennale fervore nella pubblicazione del” Bollettino italiano”, pone con chiarezza, sin dalla prima riga della sua introduzione al volume del padre una domanda. “Potrebbe apparire anacronistica la ristampa del diario di un fascista – della prima ora – che fa rivivere al lettore di oggi, il tempo della genesi e dell’avvento del Fascismo”.

Quesito cui prontamente risponde rivendicando l’importanza del diario perché il suo autore “ visse a Milano e in prima persona“ le vicende del Fascismo. E non inganni che Daquanno sia definito “gregario” ( qualifica che in qualche modo lo caratterizzò anche dopo la sua fucilazione a Dongo e la “esposizione” a Piazzale Loreto tanto che il verbale del seppellimento al Cimitero Musocco lo indica come “sconosciuto n. 24, soggetto di sesso maschile, lunghezza m. 1,70; indossava: giacca a quadretti bianco neri; soprabito chiaro tipo impermeabile; pantaloni grigio ferro; maglia beige”.

Infatti,  come ricorda nella interessante postfazione Fabrizio Vincenti (di cui su queste colonne è stato a suo tempo recensita l’ottima biografia di Giuseppo Solaro) quando nei mesi conclusivi della RSI viene “presentato” a Mussolini come Direttore Generale della Agenzia Stefani, il Duce dice “Ma io conosco Daquanno dal 1917. Ha lavorato con me nel 1917, nel 1918, nel 1919 e negli anni successivi….E’ stato sempre in linea, sempre in linea, sempre in linea”.  Riferimento alla sua collaborazione a “Il popolo d’Italia”, all’incarico di Capo Ufficio stampa dei Fasci di combattimento che lo resero testimone dei fatti annotati nei suoi diari e ripresi in “Vecchia guardia” ma anche alla sua lunga attività giornalistica conclusasi, poche ore prima di assumere l’incarico alla Stefani, con la direzione de Il Lavoro di Genova.

Testimone attento ha riversato in questo volume la conoscenza diretta dei fatti e la godibilità della sua penna  rendendo, anche oggi, interessante la rivisitazione dei mesi tra il 1919 e la Marcia su Roma.

E’ da sottolineare la prefazione di Marinetti  al volume che indica non solo le origini di un saldo rapporto di amicizia fra i due, ma anche la come Ernesto Daquanno fosse, fin dall’interventismo, partecipe ai fatti narrati.