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Malati di cambiamento climatico

di Elisa Virgillito - 09/11/2015

Fonte: slowfood



In America Latina la prima malattia legata all’aumento delle temperature1979ae38ed7ce52eb656ead33114f528_article

Avremmo voluto cominciare la settimana con una di quelle notizie che ti permettono di affrontare con la giusta grinta i prossimi cinque giorni, ma non abbiamo potuto ignorare l’ultima evidenza legata a una malattia che dal 2002 a oggi in America Centrale ha mietuto oltre 20 mila vittime. Si tratta della nefropatia cronica a eziologia sconosciuta (Chronic Kidney Disease unspecified, CKDu) che colpisce in particolare i lavoratori impiegati nel redditizio business della canna da zucchero in El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama e Messico meridionale. Secondo l’ultimo studio, pubblicato recentemente dal nefrologo Richard J. Johnson della University of Colorado Anschutz Medical Campus, quella che ha decimato intere famiglie, facendo nascere addirittura “paesi delle vedove”, potrebbe essere la prima malattia legata al cambiamento climatico.

In questi anni, molti studi sono stati condotti con risultati alla fin fine mai convincenti. Sono state analizzate le condizioni igieniche, la qualità dell’acqua, l’esposizione ai pesticidi e i livelli di diversi parametri di funzionalità renale delle persone colpite dalla CKDu, confrontando i soggetti che lavoravano al taglio della canna da zucchero con quelli impegnati in altre attività produttive. Tra le cause ipotizzate, la disidratazione dovuta alla lunga esposizione al sole, l’effetto collaterale dei pesticidi che, legandosi all’arsenico presente nell’ambiente, produrrebbero pesanti danni a carico dei tessuti renali, l’etilismo, molto frequente tra questi lavoratori, l’eccessivo consumo di zucchero e persino la cenere vulcanica.

Ma il team di ricerca di Johnson ha puntato tutto sulle alte temperature cui sono sottoposti per un tempo eccessivo i lavoratori: «Nell’ultimo secolo sono aumentate sempre di più a El Salvador con una media di 0,5 gradi centigradi dal 1980. Questo aumento, che può sembrare poco notevole, insieme al riscaldamento globale, è responsabile del 75% dei picchi di calore registrati in questa area».

Secondo Johnson ovviamente è necessario migliorare le condizioni di lavoro e l’idratazione degli operai. Quest’estate il presidente del Costa Rica, Luis Guillermo Solís Rivera, ha annunciato un piano nazionale per ridurre gli stress da lavoro legati alle temperature eccessive invitando le aziende a predisporre adeguata idratazione, riposo e ombra.

«Andando avanti così i paesi rischieranno la bancarotta», ha affermato Jason Glaser, co-fondatore de La Isla Foundation, una ong che si occupa della malattia. «Una soluzione sarebbe introdurre la meccanizzazione nelle piantagioni di canna da zucchero, ma questo comporterebbe un’altra serie di problemi, primo fra tutti la disoccupazione e il possibile reimpiego di uomini senza niente da fare e disperati nel grande mercato della droga».