Cosa bolle nella "pentola" finanziaria?
di Gianfranco la Grassa - 10/09/2006
Unicredit e Capitalia hanno chiesto l’iscrizione all’Unione industriali di Roma. Alcuni pensano che potrebbe essere una mossa per arrivare ad una Confabi (fusione tra confindustria e associazione bancaria), che sembra ben vista da un Montezemolo; i più sostengono che è invece solo una secca manifestazione di opposizione all’interno dell’ABI, al cui vertice, com’è noto, Bazoli (Intesa) e Salza (S. Paolo) – presidenti degli Istituti in fusione in SanIntesa – hanno recentemente fatto eleggere un uomo di loro gradimento, battendo il principale oppositore, appunto Profumo (Unicredit), che appoggiava un altro candidato. Nel contempo, anche la suddetta fusione (SanIntesa) incontra qualche difficoltà poiché le fondazioni che controllano il S. Paolo – Compagnia di S. Paolo, Cariparo, Caribo – chiedono la distribuzione di dividendi straordinari, sembra anche con il favore degli spagnoli del Santander. Tale mossa non impedirà quasi sicuramente il progetto Bazoli-Salza – già deciso dai Cda delle due banche – ma certo crea problemi e rende manifesto che non tutti, all’interno delle stesse, sono veramente soddisfatti del progetto in questione.
Questi accadimenti vanno bene, allontanano la saldatura di una “dittatura finanziaria”. E’ comunque incredibile che uomini di sicuramente notevole statura, soprattutto un Bazoli, si affidino a mediocri come Prodi & C. nel tentativo di papparsi tutto il potere. Questo dimostra lo scadimento totale cui è giunto il ceto politico in Italia. Pensate a quale “combattimento tra giganti” si sta svolgendo tra il suddetto Premier, Fassino, Rutelli e altri dello stesso calibro (magari anche Veltroni, il tuttofare, che qualche tempo fa ha tentato di collegarsi, almeno nelle dichiarazioni, alla Capitalia). D’altra parte, è altrettanto incredibile che si debba magari sperare nella cattiveria di un D’Alema – pieno di rancore e voglia di rivincita dopo le “sbatacchiate” prese, assieme ai suoi sodali Bersani e Visco, in occasione della fallita scalata dell’Unipol alla BNL – uomo appena un po’ meno di basso livello e solo più supponente, abituato alle congiure di Palazzo, alle manovre di corridoio, imparate in quei luoghi di “perdizione morale” che erano gli indecenti congressi del PCI. Possibile che non arrivi nessuno a spazzare via questi omuncoli, senza aspettare il voto dei coglioni che allignano, con la massima equanimità, sia a destra che a sinistra (ma, al momento, ce ne sono 25000 in più da quest’ultima parte)?
Interessante anche l’insieme delle manovre che si svolgono intorno alla Telecom, ma su cui è bene attendere la decantazione degli eventi. Attualmente c’è il massimo di confusione. L’unica cosa certa è che – proprio come nel caso dei Benetton che vorrebbero unire Autostrade alla spagnola Abertis – anche per Tronchetti si erigono ostacoli politici nei suoi contatti con Murdoch; il tutto per cercare di uniformare l’intero “salotto buono” dell’industria (così come si tenta di fare nel settore bancario) attorno ad una linea di appoggio non solo al centrosinistra – in fondo questo risultato era già stato raggiunto l’8 marzo 2006 con l’editoriale di Mieli che invitava a votare tale schieramento – ma proprio ad una parte del centrosinistra; ed è qui che è in atto una battaglia (appunto quella “tra giganti”), alla quale i “cespugli” della cosiddetta “estrema” partecipano in veste di comprimari: un po’ scemi e un po’ (molto) venduti e corrompibili.
D’altra parte, lo ripeto, la situazione deve decantarsi. Sta salendo la stella di Bernabé, consigliere di Tronchetti; si discute se cedere o meno il famoso ultimo miglio di cavi di rame – che attribuisce ancora alla Telecom una posizione di sostanziale monopolio telefonico – dietro adeguato compenso che “faccia cassa”; si discute anche de La 7 e di MTV, per le quali sarebbe pronta all’acquisto la solita RCS, nel cui patto di sindacato però ritroviamo di nuovo Tronchetti, ma anche Montezemolo, ma anche Bazoli e Salza e Profumo e Geronzi (Capitalia). D’altra parte, la Telecom non sembra voler rinunciare ad agire nel campo della televisione e dei mass media, per cui dovrebbe pensare a qualche altra iniziativa. Comunque, si deve aspettare; stando, come suol dirsi, con “le orecchie alte”.
E concludo ripetendo la domanda: possibile che nessuno si erga per ripulire il nostro povero paese da un simile marciume, in specie quello politico, assolutamente inutile, parassitario, un puro costo ormai molto superiore a quello del regime fatto crollare con l’operazione detta, impropriamente, mani pulite? So che, in ogni caso, la pulizia non sarebbe effettuata da “quelli che piacciono a me”; tuttavia, a me sembra comunque un passaggio necessario, una ineludibile “asportazione dei rifiuti”; e chiunque la faccia, va comunque bene, in un primo tempo.