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Il fascino degli “Eccentrici” di Alvi: da Geronimo a Tolkien e al Barone von Ungern

di Luca Siniscalco - 30/11/2015

Fonte: Barbadillo



 Libri
Il barone von Ungern

Il barone von Ungern

L’anticonformismo quale cifra stilistica umana è una peculiarità comune a numerose figure elaborate dalla cultura europea degli ultimi due secoli. L’“uomo inattuale” di nietzscheana memoria, recuperato nella speculazione di Cacciari all’interno della tematizzazione dell’“uomo postumo”, così come il Ribelle e l’Anarca prospettati da Jünger, non sono che alcuni esempi di un’esigenza antropologica alternativa attraverso cui rinnovare le complesse e confliggenti polarità di individuo e comunità, passato e futuro, conservazione e profetismo. All’interno di tale cornice fa la sua comparsa una nuova figura, quella dell’eccentrico. Ne è padre teorico Geminello Alvi, economista, poliedrico intellettuale e, aggiungiamo noi, filosofo, nella misura in cui la sua splendida prosa letteraria, che è paratattica, elegante e incisiva, ricerca nella vita un fondo di meraviglia e abissalità a cui soltanto l’autentico erotismo conoscitivo può aspirare. E lo fa con il linguaggio della biografia, in un saggio pubblicato da Adelphi, Eccentrici, che riunisce quarantadue profili di uomini irregolari. Uomini eccentrici appunto, tali giacché la loro intima vocazione li ha posti al di fuori del centro in cui i rivoli del conformismo sociale, politico e, soprattutto, esistenziale sfociano nel mare magnum della banalità.

Gli eccentrici sono coloro che meritano di essere ricordati: non perché possano rivendicare alcuna superiorità morale sull’umanità, né tantomeno in quanto eroi di una civiltà, la nostra, sempre più confusa; nemmeno in qualità di esempi paradigmatici di un’eredità sempre più frammentata. Gli eccentrici sono, tuttavia, degli uomini straordinari, extra-ordinari più precisamente, le cui vicende raccolgono nel particolare di un’esistenza gettata nell’hic et nunc un bagliore dell’essere dal quale tutti proveniamo. Mediante il loro collocarsi fuori dal centro del senso comune, gli eccentrici guadagnano un centro ulteriore, quello della vita, di cui rivelano la vastità e la potenza. Nell’evidenza di queste biografie risplende quella perenne vigenza dell’origine che si manifesta nella molteplicità e nel pluralismo. Ecco che allora l’ispirazione di scrittori quali H.P. Lovercraft, Emilio Salgari e J.R.R. Tolkien, così come l’esperienza di pionieri del calibro di Ferdinand von Zeppelin, Otto Lilienthal e Gèo Chavez, rivelano squarci di profondità nei quali si manifesta sempre un granello di poesia, la stessa riscontrabile nella biografia di leader storici – dal capo indiano Geronimo al generale dei cosacchi Barone von Ungern – e di artisti, dal pittore Yves Klein al poeta Georg Trakl. Dati biografici numerosi, talvolta superflui, permettono all’autore di ricostruire quadri vivamente lirici entro cui istanze immanenti e trascendenti danzano in vortici impetuosi. Al lettore spetta il compito di tirare le fila, connettere i personaggi, trarre riflessioni, portando avanti i semi dispersi dall’autore nella propria scrittura. Una prosa che, ambiziosamente, vuole mostrare come pensare – e scrivere – col cuore, come percepire quel «risuonare incomprensibile ai più» (p. 101).