Sotto gli occhi del mondo l'11 settembre 2001 si è consumato un evento che ha scardinato tutti i principi del diritto internazionale, ha messo la sordina all'Onu e ha creato le basi di una guerra infinita contro tutti coloro che contrastano i rapaci interessi degli Stati Uniti: sono stati aperti fronti in Afghanistan, Iraq, Libano. Si stanno costruendo i presupposti per un attacco alla Siria e all'Iran.
Tutto questo mentre non c'è chiarezza sui responsabili e sulle dinamiche dei vari eventi accaduti quel tragico giorno; chi pone domande o cerca risposte razionali ai molti interrogativi aperti, viene denigrato e sistematicamente oscurato dai media. Quando a Chicago a giugno si sono riuniti ricercatori, giornalisti e testimoni oculari, sui giornali italiani i titoli sono stati di questo tenore: “Tutte le leggende sulle Torri gemelle” (l'Unità). Oppure: “11 settembre, il vertice dei complottisti” (Corriere della sera).
Eppure importanti novità sono uscite da quel meeting, come ci ha raccontato l'europarlamentare Giulietto Chiesa, analista di politica nazionale e internazionale, oggi promotore dell'Associazione Megachip.
Cosa è emerso da quel meeting?
La relazione sulla "Termite" di Steven Jones, fisico alla Brigham Young University (Provo, Utah) ha aggiunto un elemento fondamentale all'ipotesi della demolizione controllata.
La termite è un composto chimico usato nelle cariche cave, che genera altissime temperature in pochi secondi; produce una specie di fuoco incandescente molto bianco, in grado di fondere l'acciaio.
Jones ha mostrato gli effetti della termite con alcuni esperimenti fatti in laboratorio, poi ha analizzato gli stessi effetti nelle riprese del crollo delle Torri dove si sono visti fiotti di acciaio incandescente che uscivano molto al disotto del punto di impatto, che non sono giustificabili con l'ipotesi del fuoco provocato dal combustibile degli aerei, che ha avuto effetto - se lo ha avuto - nei piani in cui c'è stato l'impatto.
Al disotto non poteva esserci nessun incendio di quelle proporzioni, con un fuoco di quelle caratteristiche, di colore bianco. Nelle riprese mostrate da Steven Jones si vedevano volare pezzi d'acciaio di notevoli dimensioni e da alcune finestre dell'edificio, ai piani inferiori, uscivano rivoli di materiale bianco incandescente.
La termite più cariche esplosive piazzate in determinati punti dell'edificio possono aver provocato la liquefazione dell'acciaio e l'esistenza, per numerosi giorni dopo la caduta delle Torri, di enormi pozze di metallo fuso, incandescente.
La versione ufficiale non spiega tutto questo.
Quindi c'è voluta una lunga preparazione per collocare le cariche e la termite.
Non c'è nessun dubbio. Le micce per la Termite vengono collegate a sistemi complessi e fatte detonare dall'esterno. Solo con questa procedura si spiega la caduta degli edifici.
Alla luce di quello che è stato scoperto ci sono denunce nei confronti dell'amministrazione Bush?
Al convegno Philip Berg, l'avvocato di William Rodriguez, uno dei responsabili della manutenzione della Torre Nord, decorato per eroismo dal presidente Usa, ha distribuito l'atto d'accusa con richiesta di incriminazione, per strage e complotto, per un gruppo di collaboratori di Bush e di Bush stesso. Nella denuncia è dettagliatamente riportata la testimonianza di Rodriguez, che contiene un punto fondamentale: Rodriguez dice di essere salito fino al 33° piano della Torre Nord, dove ha incontrato un gruppo di poliziotti che parlavano via radio con dei colleghi e di aver distintamente ascoltato che era impossibile salire oltre il 34° piano perché dal 65° al 44° tutti i piani erano già crollati.
Tutto questo è completamente inspiegabile perché l'aereo ha impattato molto più in alto del 65° piano. Se non c'erano esplosioni controllate in corso come si spiega tutto questo? Inoltre Rodriguez conferma altre numerose testimonianze: ripetute esplosioni a diversi livelli della Torre. Quello che l'impatto dell'aereo non poteva fare, fu prodotto da qualcos'altro.
La testimonianza di Rodriguez ci conferma che l'intelaiatura esterna d'acciaio ha retto, nonostante venti piani centrali dell'edificio fossero già saltati. Evidentemente ha cessato di reggere quando una serie di cariche esplosive hanno cominciato ad intaccare l'intelaiatura esterna, proprio quelle esplosioni che si vedono nei film inchiesta "Loose Change", "In Plane Site" e "Inganno globale".
Il convegno di Chicago ti ha dato la sensazione che stia nascendo un forte movimento negli Stati Uniti?
Non credo si possa dire così: il Paese è in stragrande maggioranza sotto l'influsso dell'11 settembre, così come gli è stato dettato dal mainstream informativo.
A seguire il meeting di Chicago c'erano circa 800 persone, ma all'esterno non è trapelata la minima notizia. Non una riga, non un servizio, non un commento, praticamente questa gente vive in un isolamento totale e comunica attraverso la rete, ma non può comunicare in nessun modo attraverso manifestazioni pubbliche: il secondo giorno dall'albergo uscirono circa duecento persone, per recarsi al centro di Chicago e tutto il sistema della comunicazione le ha completamente ignorate.
Io direi che negli Stati Uniti sull'11 settembre, esistono qualche decina di migliaia di persone, non saprei valutare se sono trentamila o cinquantamila, che attivamente indagano.
Ci sono politici che se ne occupano?
Praticamente nessuno, sebbene ci siano numerosi personaggi di rilievo, anche in campo repubblicano, che chiedono nuove indagini. L'ultimo in ordine di tempo è Daniel Ellsberg, giornalista e analista, l'autore dei Pentagon papers, in cui rivelò nel 1971 le falsificazioni del Pentagono sull'avvio della guerra americana contro il Vietnam con il famoso finto incidente del Golfo del Tonchino.
Ellsberg intervistato da Alex Jones, per una radio, ha affermato che gli elementi di prova che indicano un coinvolgimento di parti dell'amministrazione nell'operazione 11 settembre sono più che sostenibili e che si deve richiedere un'indagine completamente nuova sull'accaduto.
Questo è uno degli esempi, ma ce ne sono altri: c'è l'ex ministro britannico dell'ambiente Michael Meacher; c'è Andreas von Bülow ex ministro tedesco. Sono numerose le persone di un certo rilievo e di una certa notorietà internazionale che hanno compreso e dichiarato che la cosa è estremamente dubbiosa.
Ma un largo movimento politico non si può dire che esista, nessun partito ha neanche lontanamente abbracciato questa tesi. Quindi non si può parlare di un movimento di massa, ma di un'incredulità crescente, che non deriva da queste scoperte, ma piuttosto dal fatto che la gente ha una scarsissima fiducia nel sistema informativo.
Non si fida di Bush e neanche di quello che ha raccontato, quindi abbiamo grosso modo il 43 per cento della popolazione americana, che vorrebbe vedere riesaminato il caso. Ma in questa percentuale la grande maggioranza crede alla teoria dell'inefficienza e dell'incompetenza degli organi di sicurezza di fronteggiare la minaccia.
Non è così naturalmente, come sappiamo.
Tu non credi siano stati inefficienti?
Non è vera la tesi dell'inefficienza perché abbiamo scoperto che c'erano molti agenti dell'Fbi e della Cia che stavano facendo il loro lavoro coscienziosamente e avevano scoperto molte cose, in anticipo. Solo che furono bloccati e messi fuori gioco. Da chi? Da altri agenti della Cia e dell'Fbi che stavano più in alto.
In Europa sono in molti a dubitare sulla versione ufficiale dell'11 settembre?
In Europa il mainstream informativo segue con la stessa tenacia la tesi ufficiale; chi ha sostenuto tesi differenti, a cominciare da Thierry Meyssan, per finire con Jurgen Elsaesser è stato letteralmente fatto a pezzi dal sistema informativo, che li ha ridicolizzati ed emarginati, oppure sono stati circondati dal più totale silenzio, come nel caso di Andreas von Bülow.
In Italia la situazione è un po' diversa, soprattutto per merito tuo e di Megachip.
Sì, in Italia abbiamo realizzato quello che in nessun altro Paese è stato fatto: abbiamo aperto il fronte sfondando nel campo dei mass media e del mainstream con le tre trasmissioni a Matrix, i servizi del Tg2 e del Tg3, con Enigma di Augias e il discreto speciale Tg1 di Roberto Olla - il primo, non quello più recente, purtroppo - che hanno rappresentato una decina di momenti in cui il dubbio sulla versione ufficiale è arrivato ad un largo numero di spettatori, che per la prima volta ne hanno sentito parlare, dopo cinque anni.
Sarebbe bene che una parte importante del movimento, cosiddetto democratico, capisse come funziona il sistema dei media e non si mettesse ad adorare la rete come se questa fosse il luogo della libertà, ma si rendesse conto che duecento milioni di americani non guardano mai nient'altro che la televisione e che, anche in Italia, il 90 per cento della popolazione ricava dalla Tv tutta la sua informazione.
La dimostrazione sta nel fatto che negli Stati Uniti hanno lavorato e studiato moltissimo, ci hanno dato un contributo fondamentale per capire cosa è accaduto, ma non sono riusciti ad entrare nel loro mainstream e quindi questi movimenti sono rimasti isolati.
Noi abbiamo in Europa una società politica molto più matura, che è in grado di capire meglio, ma che deve essere elementarmente informata.
Il lavoro che stai facendo serve per realizzare l'obiettivo di una Commissione internazionale di indagine?
Penso che si debba tentare una cosa del genere, una specie di Tribunale Russell internazionale. Mi pare sia un obiettivo giusto e realistico, ma per arrivarci bisogna convincere almeno trenta, quaranta nomi di livello internazionale che questo è un problema cruciale. Se non riusciamo a far nascere il dubbio sulla versione ufficiale, ci sarà un'estensione del conflitto che ci coinvolgerà tutti. È un problema di salvaguardia: distruggere il mito dell'11 settembre è la chiave di volta per battere la guerra che stanno organizzando.
È il caso che si sveglino un po' tutti, anche il movimento pacifista e il movimento di Porto Alegre, che su queste questioni sono stati zitti: la prova che hanno capito poco.
Sull'argomento stanno uscendo parecchi film, compreso quello di Oliver Stone, cosa ne dici?
Sono armi potentissime nelle mani del mainstream informativo e dei falsificatori; sono film costruiti per confermare la versione ufficiale e quindi per portare altra acqua alla teoria dello scontro di civiltà. Il film sul volo 93 è una pastetta sentimentale costruita in termini propagandistici, esattamente come Armageddon. Credo che sia molto difficile uscire dal terreno e dai binari che sono stati disegnati da chi ha organizzato questa mostruosa provocazione mondiale. Però se lavoriamo con una certa intelligenza, il fatto che escano questi film può diventare un elemento utile per aumentare il senso critico su quei fatti.
Avete in preparazione qualcosa?
Con un gruppo di collaboratori di Megachip, e non solo, abbiamo in preparazione un film. Stiamo cercando i finanziamenti, ma lo faremo comunque, anche in condizioni di volontariato. Credo che saremo in grado di uscire in inverno con un film, abbiamo accumulato molto materiale nuovo: oltre trenta interviste fatte a tutti gli analisti dell'11 settembre e ai testimoni. Poi alcune ricostruzioni più dettagliate e elementi più precisi. Concluderemo con questo interrogativo: “Questo film è nato perché abbiamo posto delle domande, aspettiamo delle risposte da chi ce le deve dare”.
da "Valori" di settembre 2006
Fonte: Megachip
Giulietto Chiesa è tra gli autori dell'antologia Tutto in vendita – Ogni cosa ha un prezzo. Anche noi.
Sull'11 settembre vedi Tutto quello che sai è falso – Manuale dei segreti e delle bugie ("Tutto quello che avresti voluto sapere sull'11 settembre – e su tutto il resto – e non hai mai osato chiedere").