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La playlist postcontemporanea

di Valerio Zecchini - 28/12/2015

Fonte: Arianna editrice


Dopo anni di tribolata gestazione, la pubblicazione del CD “Patriottismo psichedelico” di Post Contemporary Corporation è ormai imminente. Essa sarà preceduta dall’uscita, in successione, di tre singoli in vinile (La trilogia dell’assedio), ognuno abbinato a una lussuosa t-shirt che recherà stampato il logo postcontemporaneo e uno slogan propagandistico, il primo dei quali sarà “Vivere è una vergogna”. Il singolo d’esordio, “Heimat-Occidentali esausti” (MP3 solo su Bandcamp) sarà disponibile dall’inizio di dicembre 2015.

Dopo l’electro-dance di “Manzotin mantra remix” e le ardite sperimentazioni di “Eroismo e pagliaccismo”, con questo lavoro ritorniamo al nostro consueto genere della letteratura da ballo (o chanson de geste elettronica?) che, a torto o a ragione, è anche quello prediletto dal pubblico che già ci conosce. Il libretto del CD recherà in calce la seguente citazione da “Perchè i poeti” di Martin Heidegger (conferenza tenuta nel 1946 in occasione del ventennale della morte di Rainer Maria Rilke), la quale spiega adeguatamente l’origine e il senso della nostra impresa e sulla quale conviene meditare con la dovuta attenzione:

“Coloro che più rischiano…portano ai mortali la traccia…la traccia degli Dei sfugge nell’opacità della notte del mondo. I poeti sentono la traccia degli Dei fuggiti e mostrano ai mortali, loro fratelli, il cammino della svolta. Ecco perchè nel tempo della notte del mondo, il poeta dice il sacro.

L’uomo vive nell’oblio dell’essere, e perchè l’uomo possa scoprire il senso dell’essere è necessario che sia lo stesso essere a svelarlo. L’uomo è infatti solo il pastore dell’essere, non il padrone. L’essere si svela all’uomo nel linguaggio della poesia, in quanto nel linguaggio della poesia non è l’uomo che parla, ma l’essere stesso: da qui l’atteggiamento di abbandono all’essere, di ascolto in silenzio dell’essere”.

Qualche millennio fa, Platone incitava a cacciare gli artisti dalla polis; nell’epoca della notte del mondo (ossia della postmodernità decadente in cui stiamo vivendo), Heidegger dice che il poeta deve evocare il sacro. Implicitamente dice anche che deve farsi creatore e trasmettitore di senso, in quanto tutti i centri di potere attuali esortano unicamente all’insensato asservimento alla megamacchina tecnocratico-finanziaria.

Precisamente nella nostra epoca in cui la poesia (come d’altronde la religione) è maledetta e disprezzata, il poeta secondo il grande filosofo ed ecologista germanico deve caricarsi di facoltà e proprietà sciamaniche; ma proprio qui in Italia, ciò era effettivamente accaduto: pensiamo a Carducci, D’Annunzio, Marinetti, Pasolini, solo restando in età moderna -  poeti che si trasformarono in figure pubbliche in grado di influenzare e perfino mobilitare vasti strati della popolazione. Ed è pur vero che, come osservò T. S.Eliot, la poesia ha un carattere nazionale più accentuato della prosa. In Germania una funzione simile l’avevano svolta non i poeti, ma i grandi musicisti: Beethoven, Wagner, Bruckner. C’è chi ha definito questi artisti “Esteti armati”, definizione a mio avviso assai appropriata. Post Contemporary Corporation si iscrive volentieri a questa categoria; ma è bene sapere che ora, nel momento più buio della notte dell’Europa, ci troviamo in una trincea che è un abisso. Noi usciamo dalla trincea ebbri di mitologia e simbologia e donquijotismo e partiamo all’assalto contro l’informe mostro della decadenza alimentato dal senso di colpa, ma armati soltanto della forza della nostra e vostra disperazione. Il che’ è già molto, dato che i più rimangono invece dentro la trincea a piagnucolare, o a sorseggiare l’ennesimo mojito canticchiando l’ultimo successo di Vasco. Ma quelli sono gli italiani di serie zeta, noi siamo I patrioti psichedelici.

Su un piano più esperienziale, questo disco potrebbe essere un utile strumento per far capire Marcel Duchamp (uno dei numi tutelari dei post-contemporanei, ça va sans dire) a Marine Le Pen, quanto l’intensità del suo immenso misticismo fosse pari a quello di Giovanna D’Arco. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Da tempo mi si sollecita a compilare una mia personale playlist, e ho infine acconsentito in occasione di tale evento – è anche questo un modo per celebrare l’uscita di “Patriottismo psichedelico”; è inoltre una pratica maniera di illustrare come dai Velvet Underground si arrivi a Post Contemporary Corporation. Questi che elenco di seguito sono dunque, secondo me, i quaranta+uno brani più belli della storia della musica mondiale – selezionati dopo lunga meditazione. Consiglio di farsi un CD (che graziosamente intitolerei “Patrimonio+eredità”) e ascoltarli attentamente nella successione da me indicata e leggendo i testi (anche qui ci sono momenti di grande poesia e non solo di grande musica). Assicuro due ore di sublime godimento dei sensi e dello spirito – a volume massimo, grazie.

In concomitanza con l’uscita del disco, si terrà una mia mostra personale in un bordello di Manila (ovviamente bordello transgender, di cui verrà comunicata l’ubicazione a tempo debito), dal titolo “L’enigma dell’interstizio”. Da anni ormai le inaugurazioni nelle tradizionali gallerie d’arte sono diventate degli stanchi rituali dove si incontrano le solite quattro befane vestite a festa che divorano interi vassoi di pasticcini e tartine, e qualche presunto “intenditore” che in realtà è quasi sempre uno speculatore travestito da intenditore. I post-contemporanei vogliono infondere maggiore energia alle inaugurazioni, rivitalizzarle dislocandole in sedi più eccitanti come palestre, discoteche, caserme, prigioni, bordelli, monasteri, conventi, bische clandestine.  

ZEKKINI’S PLAYLIST.

1.Coney island baby (Lou Reed).

2.Venus in furs (Velvet underground).

3.Sister ray (Velvet underground).

4.Guilty (Lou Reed and Ornette Coleman).

5.Virginia plain (Roxy music).

6.School’s out (Alice Cooper).

7.Fun house (The stooges).

8.Drive-in Saturday (David Bowie).

9.Children of the revolution (T.Rex).

10.How soon is now (The Smiths).

11.Love will tear us apart (Joy Division).

12.In a lonely place (New Order).

13.Temptation (New Order).

14.Israel (Siouxsie and the banshees).

15.O superman (Laurie Anderson).

16.Don’t say nothing (Patti Smith).

17.Heartbeat (Ryuichi Sakamoto and David Sylvian).

18.Listening wind (Talking heads).

19.Home (PIL).

20.Kool thing (Sonic youth).

21.Buffalo stance (Neneh Cherry).

22.Charlie big potato (Skunk Anansie).

23.Riders on the storm (The doors).

24.L’ombra della luce (Franco Battiato).

25.The samurai in autumn (Pet shop boys).

26.This town ain't big enough for both of us (Sparks)

27.Endlessly (John Foxx).

28.Groove is in the heart (Deee-lite).

29.Reverence (The Jesus and Mary chain).

30.Life on Mars? (David Bowie).

31.Tristan und Isolde: Isolde’s Liebestod (Richard Wagner).

32.Charlotte sometimes (The cure).

33.My ding-a-ling (Chuck Berry).

34.Dark entries (Bauhaus).

35.Nietzsche (The dandy warhols).

36.The modern age (The strokes).

37.Rammstein (Rammstein).

38.Piccolo uomo (Mia Martini).

39.Killing an arab (The cure).

40.Apri la porticina e lasciami passare (Post contemporary corporation).

41.Inno delle sacre vergini di Sumatra (Post contemporary corporation).

VALERIO ZECCHINI.

Per qualsiasi richiesta scrivere a: antobahn@gmail.com