Gli inceneritori causano il cancro". E la ricerca resta chiusa nei cassetti da due mesi.
di Fare Verde - 12/09/2006
Un nuovo studio mette in guardia sui rischi sanitari legati all'incenerimento dei rifiuti. Si tratta di uno studio durato tre anni e condotto su un vasto territorio del Veneto (Venezia, Marghera, Riviera del Brenta di cui ha dato notizia il quotidiano "il Manifesto" lo scorso 7 settembre a pagina 8.
Lo studio è stato appena concluso da un gruppo di ricerca coordinato da Paola Zambon (Università di Padova), Paolo Ricci (Asl di Mantova), Massimo Gattolin (settore ambiente Provincia di Venezia) e Alessandro Casula (Università di Milano) e da due mesi è chiuso nei cassetti della Regione Veneto, provocando aspre polemiche.
I risultati cui sono giunti i ricercatori sono inequivocabili: gli inceneritori provocano il "sarcoma dei tessuti molli", una patologia "sentinella" che preannuncia l'insorgere dei tumori più comuni.
Gli effetti cancerogeni delle diossine, che si sprigionano dagli inceneritori di rifiuti industriali, ospedalieri e urbani, sono cosa nota ed erano già stati riscontrati ufficialmente in un'altra indagine condotta a Mantova nel 2002. Ma questa volta, sia per la vastità del territorio preso in considerazione che per il numero della popolazione residente nell'area (400 mila abitanti), si tratta di uno studio più approfondito e inedito anche a livello internazionale.
«Questi valori di rischio e queste concentrazioni di diossina - si legge a commento dei dati - mettono in discussione tutti gli inceneritori di grande portata, anche se costruiti con tecnologia più avanzata». Inoltre, «la decisione di costruire un inceneritore non può riguardare soltanto il comune in cui è ubicato, perché, paradossalmente, potrebbe essere proprio il meno interessato dal suo inquinamento». La direzione dei venti, e l'altezza dei camini, seminano morte oltre i confini di qualsiasi comune.
Il gruppo di ricerca, dopo aver preso in esame l'insorgenza di un particolare tipo di tumore insorto nel periodo 1990-1996, ha dimostrato che nelle aree analizzate il rischio di essere colpiti dalla malattia è almeno tre volte superiore che altrove: «Quindi l'ipotesi diossina-sarcoma a Venezia è ampiamente confermata». Non a caso il territorio provinciale di Venezia, nel periodo 1972-1986, era occupato da 33 inceneritori, a cui si è aggiunto il grande inceneritore di Camin (Padova).
Il tumore in questione è il sarcoma dei tessuti molli, una forma molto rara di tumore riconducibile espressamente all'esposizione a diossine; si tratta di una patologia detta «sentinella», perché segnala l'insorgenza diffusa di tumori più comuni e non esplicitamente riconducibili alla presenza di diossine. Lo studio dimostra anche che la diossina è letale a bassissime concentrazioni che si misurano in «picogrammi», cioé miliardesimi di milligrammo.
Oltre all'enorme spreco di risorse non rinnovabili che si realizza scegliendo di incenerire i rifiuti invece di ridurli e riciclarli il più possibile, abbiamo, quindi, una ulteriore conferma dei rischi che gli inceneritori comportano per la salute degli uomini e degli ecosistemi che si trovano nel loro ampio raggio d'azione. I risultati del gruppo di ricerca sono inquietanti, come la pericolosità delle nanopolveri prodotte dagli impianti "di nuova generazione" evidenziata di recente dal Prof. Stefano Montanari. Ma più inquietante è il fatto che la ricerca non venga resa nota pur essendo conclusa due mesi fa: dobbiamo considerare questo episodio come una conferma di quanto potente