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Risorse. Perché continuiamo a non capire le ragioni del collasso della civiltà

di Bodhi Paul Chefurka - 25/01/2016

Fonte: ugobardi.blogspot

Il collasso della società mediterranea nell'Età del Bronzo: perché continuiamo a non capire le ragioni del collasso della civiltà



Il mondo è stato preda di una “catastrofe da uso eccessivo da parte degli umani” negli ultimi 65 anni, sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La situazione è stata compresa chiaramente circa dal 1970, negli ultimi 45 anni. In quel periodo abbiamo visto l'erosione dei sistemi naturali nel mondo a tassi accelerati. Ora, è vero che non capiamo pienamente il collasso sociale, come evidenzia il professor Ugo Bardi in questa sua recensione:

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Il collasso della società mediterranea nell'Età del Bronzo: perché continuiamo a non capire il collasso della civiltà



Eric Cline ha scritto un libro eccellente sulla fine dell'Età del Bronzo nell'area mediterranea ma, sfortunatamente, non arriva ad una conclusione definita circa le ragioni del collasso. Cline suggerisce che “diversi fattori di stress” hanno lavorato insieme per assicurare la fine di questa civiltà. Ma questo è davvero deludente, a dir poco. E' come un giallo in cui, alla fine, ci viene detto che il killer della Signora in Rosso avrebbe potuto essere il professor Plum, la signora Peacock, la signora White, il reverendo Green o il colonnello Mustard ma, realmente, sembra che l'abbiano accoltellata tutti insieme, simultaneamente. 


Immaginate una squadra di archeologi che vivono fra tremila anni. Lavorano agli scavi delle vestigia di un'antica civiltà della costa orientale del Mar Mediterraneo, una regione i cui antichi abitanti chiamavano “Siria”. Gli archeologi scoprono prove chiare che la civiltà siriana è collassata in corrispondenza di una serie di disastri: una grave siccità, una guerra civile, la distruzione delle città da parte di incendi, invasori stranieri, una riduzione della popolazione ed altro. Le prove di questo evento sono chiare, ma ma cosa le ha causate esattamente? I nostri futuri archeologi sono sconcertati, sospettano che ci sia una singola ragione per questa coalescenza di disastri, ma non riescono a trovare prove di quale possa essere stata. Uno di loro propone che potrebbe aver avuto a che fare col fatto che gli antichi siriani stavano estraendo qualcosa del sottosuolo e lo usavano come fonte di energia. Ma, senza dati affidabili sulle tendenze di produzione, non sono in grado di provare che l'esaurimento del petrolio è stata la causa fondamentale del collasso siriano.


Qualcosa di simile sta avvenendo oggi agli archeologi che cercano di capire le ragioni del collasso della civiltà del mediterraneo della fine del secondo millennio AC, la fine dell'Età del Bronzo. Abbiamo prove archeologiche di una civiltà brillante e prosperosa: palazzi, opere d'arte, commercio, metallurgia ed altro. Ma abbiamo anche prove che questa civiltà ha avuto una fine violenta: ci sono tracce di incendi che hanno distrutto palazzi e città, ci sono prove di siccità e carestie ed alcune popolazioni che vivono nella regione, gli Ittiti per esempio, sono scomparsi per sempre dalla storia. Ma cosa ha causato il collasso? E' una domanda molto difficile.

Il libro di Cline è una buona prova di quanto sia difficile capire questo fenomeno. Un capitolo intero, l'ultimo, è dedicato ad esplorare le ragioni del collasso, ma non arriva a nessuna conclusione definitiva. Come avviene quasi sempre quando si discute di collasso sociale, vediamo diverse ragioni proposte che si ammucchiano: alcuni esperti preferiscono le cause esterne: invasioni, siccità, terremoto, vulcani o cose simili. Altri perseguono le cause interne: ribellioni, declino istituzionale, lotte politiche ed altro. E alcuni, compreso lo stesso Cline, preferiscono una combinazione di cause diverse. Cline scrive:

“Probabilmente non c'è stata una sola forza o innesco, piuttosto un numerosi e diversi fattori di stress, ognuno dei quali ha spinto le persone a reagire in modi diversi per adattarsi alla situazione mutevole (o situazioni)... una serie di fattori di stress piuttosto che uno singolo è pertanto una cosa vantaggiosa nello spiegare il collasso alla fine della Tarda Età del Bronzo”.

Esaminando questo problema, un punto fondamentale è che le società sono sistemi complessi e devono essere capite come tali. Sfortunatamente, la conoscenza dei sistemi complessi non ha ancora permeato lo studio del collasso sociale, come è ampiamente dimostrato dalla discussione dell'ultimo capitolo del libro di Cline. Diversi autori hanno apparentemente cercato di spiegare il collasso dell'Età del Bronzo in termini di quella che chiamano “teoria della complessità”. Ma ho paura che non abbiano capito molto bene la teoria. Solo come esempio, nel libro leggiamo una frase presa dal lavoro di Ken Dark che recita “Più un sistema è complesso, più è soggetto al collasso”. Ora, questo è semplicemente sbagliato se viene applicato alle organizzazioni umane come sistemi complessi, come aziende o civiltà. E non c'è bisogno di essere degli esperti in sistemi complessi per notare che i sistemi molto grandi e complessi tendono ad essere più resilienti di quelli piccoli. Confrontante, per esempio, la IBM col grande numero di società di nuova formazione nelle in tecnologie dell'informazione che appaiono e rapidamente scompaiono. Quindi non si può semplicemente invocare la “complessità” come feticcio per spiegare tutto, come osserva correttamente Cline nel libro.

Molta della confusione in quest'area è emersa dalla variabilità della definizione di “sistema complesso.” Non c'è solo un tipo di sistema complesso, che ne sono diversi (ed è una cosa che ci si aspetta visto che sono, di fatto, complessi!). Un tipo di sistema complesso che ha avuto molto successo nell'immaginario popolare è la “pila di sabbia” proposta da Bak, Tang e Wissental, un modello che mostra una serie di collassi piccoli e grandi. Il problema è che il modello della pila di sabbia è valido per alcuni sistemi ma non per altri. Funziona bene per quei sistemi che hanno soltanto interazioni semplici e a breve termine: il sistema finanziario, per esempio. Ma non funziona affatto per i sistemi che basano la loro complessità su retroazioni stabilizzanti: le civiltà, per esempio. La differenza dovrebbe essere chiara: il sistema finanziario non è mai stato costruito con l'idea che debba essere stabile. Per una civiltà o una grande azienda è vero il contrario, entrambe hanno un sacco di retroazioni progettate per mantenerle stabili o, se preferite, “resilienti”. Le grandi organizzazioni spesso sono più resilienti di quelle piccole semplicemente perché possono permettersi più retroazioni di stabilizzazione.

Cosa può abbattere un sistema complesso stabilizzato con delle retroazioni, quindi? La risposta è “una forzante che sia sufficientemente forte”. Il termine “forzante” viene usato nello studio della dinamica dei sistemi ed ha lo stesso significato del “fattore di stress” impiegato da Cline nella sua discussione. Una forzante è un fattore esterno che altera il sistema e lo costringe ad adattarsi cambiando alcuni dei propri parametri. Se la forzante è davvero forte, l'adattamento può assumere la forma di una rapida e disastrosa riduzione di complessità. E' ciò che chiamiamo “collasso”. Così, comincia ad apparire chiaro che le civiltà tendono a collassare perché perdono l'accesso alle risorse che le hanno create ed hanno loro permesso di esistere, spesso in conseguenza di uno sfruttamento eccessivo. Più e più volte, le civiltà sono state abbattute dall'erosione del suolo e dalla perdita di produttività agricola. Poi, alcune civiltà sono collassate a causa dell'esaurimento delle risorse minerali che le hanno create, un esempio è il collasso del moderno Stato siriano e stavo descrivendo all'inizio del post. Un altro esempio è il collasso dell'Impero Romano. Questi ha mostrato molti sintomi che potremmo chiamare “fattori di stress": ribellioni, corruzione, guerre, invasioni, spopolamento ed altro. Ma tutti avevano origine da una causa principale: l'esaurimento delle miniere d'oro della Spagna che hanno privato il governo imperiale del suo sistema di controllo fondamentale: le monete d'oro e argento.

A questo punto, possiamo concludere che, molto probabilmente, non c'è mai stata una combinazione di fattori di stress paralleli che hanno abbattuto la Civiltà dell'Età del Bronzo. Piuttosto, c'è stato qualche fattore fondamentale che ha generato le varie catastrofi che osserviamo oggi attraverso i ritrovamenti archeologici. Il problema è che non sappiamo quale sia stata questa forzante. Ci sono elementi che mostrano che il cambiamento climatico ha giocato un ruolo, ma ci mancano prove sufficienti per essere sicuri che quella sia stata “la” causa del collasso. Così, forse è stato l'esaurimento dei minerali che ha abbattuto questa civiltà? Forse, e possiamo osservare come il termine che definisce questa età è “bronzo”, e per avere bronzo bisogna legare rame e stagno. E sappiamo che c'era tanto rame disponibile nelle miniere dell'area mediterranea, ma niente stagno, questo doveva essere trasportato attraverso vie di rifornimento lunghe e probabilmente precarie dalle regioni che oggi chiamiamo Serbia, o forse dal Caucaso. Se i popoli dell'Età del Bronzo usavano il bronzo come moneta, la loro rete commerciale sarebbe stata malamente sconvolta da qualsiasi interruzione delle fornitura di stagno. Per cui potrebbe essere stata distrutta dall'equivalente di una crisi finanziaria.

Anche se non possiamo giungere ad una conclusione definitiva, la storia della civiltà dell'Età del Bronzo è parte della fascinazione che sentiamo per il tema del collasso della civiltà. E' una fascinazione che deriva dal fatto che potremmo vedere la nostra civiltà “occidentale” iniziare proprio ora la sua fase finale di collasso, dopo avere gravemente esaurito le sue fonti di energia e generato la disastrosa disgregazione dell'ecosistema che chiamiamo “cambiamento climatico”. Nel nostro caso, a differenza delle civiltà di molto tempo fa, abbiamo tutti i dati di cui abbiamo bisogno per capire cosa sta succedendo. Ma non capiamo ancora il collasso.
 
Da “Resource Crisis”. Con considerazioni introduttive e a seguito di Bodhi Paul Chefurka dalla sua pagina FB. Traduzione di MR