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Se vi è piaciuto l'11 settembre, amerete il prossimo

di Mike Whitney - 13/09/2006

 
 
   


In gran parte, la guerra al terrore è uno squallido piano promozionale per mobilitare la nazione in favore di uno stato di guerra permanente mentre si restringono le libertà civili. Non c'è nulla di originale in questa analisi, ma spiega l'importanza dei media come mezzo per la campagna di relazioni pubbliche dell'amministrazione Bush. Spiega anche perché funzionari di alto rango nell'amministrazione abbiano ancora la garanzia di uno stato di eccezione senza limiti per reiterare le stesse monotone banalità ancora e ancora senza che siano messe in discussione.

Per commemorare il 5 anniversario dall'11 settembre, i talk-show politici hanno dato di nuovo a Cheney, Rice e Bush una tribuna aperta per fare la loro affermazione secondo cui "gli Stati Uniti sono più sicuri" e che "stiamo vincendo la guerra al terrore". Cheney si è persino spinto a dire che "Abbiamo fatto un diavolo di lavoro qui in patria sulla sicurezza nazionale... Non so come possiate spiegare 5 anni senza attacchi, 5 anni di efficace prevenzione degli attacchi, 5 anni a sconfiggere gli sforzi di Al Qaida per tornare ed uccidere altri Statunitensi".

Nella mente di Cheney, il governo sta facendo il suo dovere in modo soddisfacente se può dire, "Di cosa vi state lamentando, siete ancora vivi, no"?

Questo è un buon indice di quanto "sia stata abbassata la sbarra" sulla possibilità di considerare responsabile il governo da quando Bush ha assunto l'incarico.

La performance di Condoleezza Rice alla CNN è stata ancora peggio. La Rice ha ripetuto l'assurda affermazione che gli Stati Uniti potrebbero ancora scoprire prove di collegamenti tra Saddam e Al Qaida. Ha detto, "C'erano legami tra l'Iraq e Al Qaida":

Difficilmente il fatto che funzionari del governo mentano è scioccante o una novità. Quel che sorprende, comunque, è la complicità dei media nel propagare queste menzogne senza argomenti. Come ha notato un po' di tempo fa Robert Fisk, le notizie dovrebbero essere più precisamente chiamate "un funzionario di altro rango del governo ha detto", in quanto le notizie riflettono esclusivamente la prospettiva guerra-fondaia e pro-business del governo.

Questo fenomeno è progressivamente peggiorato dagli attacchi dell'11 settembre. Infatti, la guerra al terrore è la più grande campagna di pubbliche relazioni di tutti i tempi, e coinvolge tutti i principali media che continuano a promuovere gli stessi triti temi fino alla nausea. Virtualmente non c'è rifugio nei media aziendali per il circa 40 % dell'opinione pubblica che non accetta la versione ufficiale dell'11 settembre, o per il 63 % degli Statuitensi che "non crede più sia valsa la pena dell'Iraq", o per il vasto numero di persone che "non crede siamo più sicuri". Le loro opinioni sono semplicemente scartate come irrilevanti in quanto non favoriscono gli obbiettivi della Proprietà e dello Stato.

Questa "cospirazione aperta" dei media controllati mi sembra molto più interessante che le molte anomalie negli attacchi dell'11 settembre. C'è un impegno da parte dei pezzi grossi delle aziende e delle elite occidentali nel controllare le percezioni dell'opinione pubblica mediante una sempre più sofisticata campagna di disinformazione. (Rumsfeld sembra essere un passo avanti dei suoi colleghi al riguardo, prendendosela con internet, le chat, i blog, i giornalisti di sinistra, e i media arabi).

La parte centrale dell'attuale campagna è ora, e continuerà ad essere, la guerra al terrore, il trito imbroglio delle pubbliche relazioni che giustifica la guerra globale per le risorse degli Stati Uniti. L'11 settembre è il mito unificante ch anima la guerra al terrore e, senza quel punto di riferimento, l'intero progetto si sfilaccerebbe in breve tempo.

L'anniversario di oggi dell'11 settembre promette di essere un altro futile tentativo per riprendersi l'opinione pubblica e cercare di stimolare supporto. Ci si può aspettare che Bush invochi la solita vecchia immagine del pompiere sporco di polvere e degli edifici che bruciano mentre le cornamuse gemono in lontananza. La nazione sarà gettata di nuovo in un lago di dolore senza fondo, nella vana speranza che i loro sentimenti rinvigoriranno l'impegno bellico.

Non funzionerà.

Il popolo statunitense è stanco dell'Iraq, stanco di Bush, e stanco della guerra al terrore. Ci vorrà più del finto patriottismo di Bush o del rimaneggiamento revisionista di David Horowitz nel suo libro "The Path to 9-11" per energizzare la guerra al terrore. Anche la miglior campagna di propaganda ha i suoi limiti.

L'unico modo di far tornare "a bordo" la gente è "un evento che produca un numero enorme di vittime" negli Stati Uniti. E non sperate che a Washington non ci abbiano pensato.

Mike Whitney
Fonte: http://www.uruknet.org.uk
Link: http://www.uruknet.info/?p=26590
12.09.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CARLO MARTINI