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Il ricatto del buonismo irresponsabile ci spinge nel vicolo cieco dell’impotenza e della paura

di Francesco Lamendola - 07/02/2016

Fonte: Il Corriere delle regioni

 

L'altro giorno, in una città non lontana da qui, un uomo si è presentato in casa di una sua vicina, anziana e indifesa; l'ha uccisa e ne ha sezionato il cadavere con una sega; poi ha introdotto le parti smembrate in alcuni sacchetti di plastica per le immondizie e con quelli, gocciolanti di sangue, è sceso per le scale, dove ha incrociato il genero della vittima, allertato dalla moglie e dalla cognata perché la signora non rispondeva al telefono.

L'assassino era soggetto a turbe mentali ed era in cura presso una struttura sanitaria, dove, pare, lo avevano trovato "migliorato", dal momento che non soffriva più di allucinazioni. Aveva avuto anche problemi con la giustizia, sicché la sua fedina penale non era immacolata. Eppure quest'uomo viveva solo e senza controlli; aveva trovato da litigare con qualche vicino per questioni banali, ma, pare, non con la povera vittima; almeno fino al momento in cui chi sa qualche demone infernale è entrato nella sua mente e lo ha spinto a fare quello che ha fatto, con perfetta lucidità. Arrestato poco dopo, ha pronunciato una frase assurda: "La signora si è sentita male"...

Da quando il mitico eroe Franco Basaglia ha lanciato la sua lotta contro la discriminazione dei malati di mente, questa è l'ennesima tragedia che si sarebbe potuta evitare. Come si potrebbero evitare le tragedie legate alla rimessa in libertà di pericolosi delinquenti cui, per una serie d'incredibili cavilli burocratici, i loro ben pagati Azzeccagarbugli procurano una drastica riduzione della pena stabilita in tribunale. O come si potrebbe evitare che degli individui entrati illegalmente nel nostro Paese, e richiedenti asilo politico per ragioni umanitarie, passino il tempo dell'attesa spacciando droga, derubando e molestando persone, o stuprando donne. O come si potrebbe evitare che una persona, che ha travolto e ucciso dei passanti con l'automobile, perché guidava in stato di ebbrezza, o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, torni al volante come niente fosse, dopo pochi mesi di sospensione della patente. 

Il buonismo imposto per legge sembra essere diventato la nuova versione del politically correct, assurgendo a dottrina ufficiale del totalitarismo liberal-democratico. Ora, la domanda è questa: una società che voglia continuare a esistere, che non voglia correre verso l'autodistruzione, può permettersi queste forme sistematiche e irresponsabili di generosità all'ingrosso, di buonismo cieco? Può partire dal presupposto che tutti meritano fiducia, che tutti devono essere tutelati nei loro diritti, anche se esistono più che fondate ragioni per ritenere che certi soggetti non meritino quella fiducia o che il rispetto dei loro diritti equivalga alla perdita di diritti ben più importanti, compreso quello alla vita, di altri soggetti, più deboli e meno protetti? È tollerabile il fatto che, per inserire "senza traumi" un bambino caratteriale nella scuola elementare che frequenta (diritto allo studio), venti altri bambini debbano vivere quotidianamente nel terrore della sua violenza, pronta ad esplodere contro chiunque di loro? Ed è tollerabile che, per non "discriminare" un richiedente asilo, lo si lasci libero di infrangere la legge, di fare del male alle persone o al patrimonio, esponendo al pericolo, come sempre, i soggetti più deboli e indifesi?

Un immigrato macedone di religione islamica è stato espulso, con provvedimento d'urgenza, perché suo figlio, un bambino di dieci anni, aveva inneggiato, a scuola, agli attentati terroristici di Parigi e aveva auspicato l'assassinio, a breve, del papa. La polizia ha ritenuto, giustamente, che il bambino ripetesse quel che sentiva in  casa: donde l'espulsione. Ora il fratello, che ha raggiunto cognata e nipote dalla Germania, dice che vuole "giustizia", che "andrà sino in fondo", che si rivolgerà alla Suprema corte di giustizia europea, per far tornare il congiunto. È possibile che si lasci tanta libertà a simili soggetti? Non sarebbe stato giusto espellere non solo il padre, ma l'intera famiglia, per ovvie ragioni di sicurezza e di opportunità? Torniamo sempre lì, alla medesima domanda: una società può permettersi tanta liberalità, tanta comprensione, tanta permissività? I soggetti oggettivamente pericolosi, non importa se per loro libera scelta, come i terroristi o i delinquenti incalliti, o per tragica fatalità, come lo squilibrato che ha ucciso e sezionato il corpo della sua vicina di casa, possono essere lasciati liberi di muoversi, di terrorizzare, di prevaricare, di molestare e di uccidere? 

Nella stessa città del fattaccio appena riferito, poco tempo fa, uno spacciatore nigeriano aveva resistito all'arresto e ferito, a coltellate, due carabinieri: il giudice per le cause preliminari lo aveva rimesso prontamente in libertà. Possono accadere, cose del genere? E chi si rende responsabile di tanta leggerezza, di tanta incoscienza, per non dire peggio, può continuare a nascondersi dietro il paravento della legge, e seguitare a comportarsi in modo da causare gravi danni morali e materiali all'intera comunità, il tutto standosene su di una comoda poltrona e percependo uno stipendio che i cittadini stessi, in quando pubblico funzionario, gli corrispondono, attraverso le tasse? Altri due esempi. Sempre nascondendosi dietro il manto della legge, le autorità scolastiche della provincia in cui abitiamo hanno reinserito in servizio un maestro elementare violento, che aveva terrorizzato, per un anno, i bambini di una classe elementare, e un assistente amministrativo che aveva sottratto molte migliaia di euro alla cassa dell'istituto scolastico presso il quale era in servizio: per entrambi, vi è stato un semplice trasferimento a  pochi chilometri dalla sede che occupavano in precedenza. Sono possibili, cose del genere? 

Se poi, da questi fatti e misfatti di cronaca quotidiana, si passa ai "grandi" fatti della politica e della finanza, la musica non cambia. I dirigenti delle banche che hanno fatto fallimento, e che avevano rifilato ai loro clienti pezzi di carta straccia in cambio dei loro sudati risparmi, sono o non sono dei criminali della peggiore specie, che andrebbero trattati con il massimo rigore? E le autorità che dovrebbero vigilare, le istituzioni che avrebbero dovuto controllare, a cominciare dai funzionari della Banca d'Italia, non devono pagare anche loro il reato di omesso servizio? Una commissione parlamentare d'inchiesta su quella vicenda sembra a qualcuno che sia cosa eccessiva? Ah sì, certo: il Parlamento ha altre cose di cui occuparsi, adesso. Per esempio del disegno di legge Cirinnà, il quale, fra le altre cose, renderebbe non punibile la pratica di andare all'estero, in qualche Paese povero, ad affittare, per qualche migliaia di euro, l'utero di qualche donna bisognosa, onde farla partorire e poi portarsi a casa il bebè, per la gioia delle coppie omosessuali che potranno così, finalmente, coronare il loro ardente sogno di paternità. Certo, queste sono cose serie e urgentissime: mica i pensionati che hanno perso tutti i risparmi della loro vita per l'avidità e il cinismo dei banchieri disonesti, o per la colpevole latitanza degli organi preposti alla tutela dei piccoli investitori - stavamo per scrivere “risparmiatori", ma oggi le banche costringono i loro clienti a diventare investitori, di che cosa, poi, non sempre si degnano di spiegarlo).

Noi pensiamo di no: che una società, se vuole davvero sopravvivere, non può permettersi tutta questa generosità a buon mercato, pagata sulla pelle dei soggetti più indifesi. Chi viola il patto sociale o chi lo mette in pericolo, anche senza che ve ne sia stata l’intenzione deliberata, deve essere messo in condizioni di non arrecare danno al prossimo. Questo, lo sappiamo bene, non sempre  è possibile: affermare il contrario, sarebbe fare della bassa demagogia. Tuttavia, bisogna almeno provarci; bisogna almeno remare in quella direzione: ora come ora, stiamo remando dritti verso gli scogli. I sostenitori dei diritti a oltranza (ma solo quando fa comodo a loro: Cirinnà non s'indigna per lo sfruttamento delle donne ridotte a fabbricanti di bambini), si scandalizzeranno e leveranno altissime strida, sostenendo che si vuol calpestare lo stato di diritto, che si vuol fare strame della Costituzione; e, se non bastasse, tireranno fuori l'asso dalla manica: diranno che si vuole tradire l'etica cristiana nella quale siamo stati cresciuti. Strano; proprio loro, che di cristianesimo non vogliono mai sentir parlare, avendo indossato l'uniforme del laicismo a tutta prova; eppure, proprio loro, adesso, parlando sempre del Vangelo e citano, chissà perché, il papa Francesco, dicendo: «Avete udito?, lo dice anche lui!».

Attenzione: il papa è infallibile, per un credente, quando parla ex cathedra su questioni di fede; non quando parla di questioni sociali o politiche, alla televisione o su twitter. Non confondiamo le cose. Inoltre, il binomio Scalfari-Benigni, il papa massone e il guitto sguaiato, non ci risulta che siano stati (ancora) promossi al rango di esegeti ufficiali della teologia cattolica. Che ciascuno faccia il suo mestiere. E che i laicisti anticristiani abbiano la decenza di lasciar perdere l'etica cristiana, dopo aver speso una vita nello sforzo di distruggerla e sradicarla dalla nostra società (al punto che non ne vollero fare il benché minimo cenno quando si trattò di mettere nero su bianco la Costituzione dell'Unione europea). Ora la tirano in ballo perché vorrebbero servirsene per dare il colpo di grazia all'equilibrio e alla coesione della nostra società, mediante una indiscriminata politica di accoglienza a trecentosessanta gradi, il che si dovrebbe chiamare, più esattamente, politica di sostituzione della popolazione europea con altre popolazioni. Bene, su questo il papa può dire quello che vuole; ma non ha il diritto di dirlo in nome del Vangelo: questi suicidio identitario e questa abdicazione della nostra civiltà alla sua storia e ai suoi valori non trova fondamenti né nella lettera, né nello spirito del Vangelo. La parabola del buon Samaritano si riferisce a un uomo che incontrò un poveretto, che era stato assalito e derubato dai briganti; non a un uomo, o a una comunità, che si trovò a dover ospitare decine e centinaia di milioni di persone, molte delle quali decisissime a non integrarsi e neppure spinte da reale necessità, ma semplicemente dal desiderio di sottomettere una parte del mondo che ha mostrato di non sapersi o di non volersi difendere, di non amare se stessa e di darsi preda del primo venuto.

A nostro parere, per il buon funzionamento di una società, è necessario che vi sia un rapporto ragionevole fra la tutela dei diritti dei singoli e il diritto alla sicurezza di tutti. Oggi il rapporto è troppo sbilanciato a favore della tutela dei diritti individuali, e, per giunta, dei diritti di coloro che non rispettano, o che mettono in pericolo, i diritti altrui. Vi è un eccesso di garantismo, un eccesso di buonismo, un eccesso di legalismo; e questo perché nessuno vuole assumersi delle responsabilità, nessuno vuole prendere decisioni impopolari, e tutti sono spaventati all'idea di passare per dei "nemici del popolo". Il comunismo è morto, ma le sue deformazioni psicologiche sopravvivono, eccome. Un padre che dica "no" al figlio, teme di passare per autoritario; una maestra che dica "no" al bambino, teme di traumatizzarlo; un genitore che osasse pronunciarsi contro l'inserimento, nella classe di suo foglio, di un bambino caratteriale e violento, avrebbe timore di passare per cattivo, insensibile, egoista: lui, che ha la fortuna di avere dei figli sani e "normali", non si sentirebbe un verme a fare il difficile, quando si tratta di mostrarsi aperto e comprensivo verso i problemi altrui? E qui scatta il ricatto morale: se si è contrari al buonismo, se si è indisponibili al permissivismo e alla generosità all'ingrosso, si rischia di finire alla gogna, esposti alla disapprovazione di tutti. Così è toccato a quel prete della Liguria che, tempo fa, osò dire - anzi scrivere - che le donne, in tema di violenze sessuali, dovrebbero farsi un doveroso esamino di coscienza, quanto al fatto di assumere comportamenti provocatori nei confronti del maschio... fu sommerso da valanghe di critiche, insulti ed improperi. Asfaltato. Vi sono verità che non si "possono" dire.

Del comunismo, che aveva, dopo tutto, una parte sana e rispettabile, l’aspirazione alla giustizia e alla solidarietà, è sopravvissuta la parte peggiore: il ricatto morale sistematico, la diffidenza e il malanimo verso i meritevoli e i “fortunati”, la propensione a vedere, per partito preso, prima ancora di informarsi su come stiano in realtà le cose, in ogni povero, uno sfruttato; in ogni fannullone, un incompreso; e in ogni delinquente, un poverino che la società ha spinto sulla cattiva strada, con il suo egoismo e con la sua insensibilità. Questa nuova versione, peggiorativa e delirante, della vecchia etica marxista, è stata fatta propria da legioni di preti e di cattolici progressisti, e anche da parecchi vescovi e sedicenti “teologi”; ha conquistato la maggioranza parlamentare e quasi tutte le amministrazioni locali, le dirigenze scolastiche e sanitarie, le élites culturali e specialmente gli intellettuali ”impegnati”, quelli con la poltrona fissa in qualche salotto televisivo; si è assisa ai vertici dello Stato, nelle cariche più alte stabilite dalla Costituzione. Perfino le parole vengono adulterate, per meglio far passare questo nuovo totalitarismo liberal-democratico: i prepotenti diventano “disagiati ambientali”; gli invasori diventano “migranti” o, senz’altro, “profughi”; e con l’incomprensibile espressione inglese “stepchild adoption”, si vuol contrabbandare la famiglia gay...