La misteriosa morte di David Kelly
di Romena Thursby - 13/09/2006
Chiunque penserebbe che un giornalista la cui carriera nella BBC è stata rovinata dalla morte del Dr. Kelly sia fortemente determinato a scoprire la verità: ebbene non è così per Andrew Gilligan. “Baker e le sue teorie cospiratorie hanno torto” ha affermato nel suo articolo del 24 luglio su “Evening Standard”. “Chi afferma che Kelly è stato assassinato si sbaglia di grosso.” Ma siccome nessuno ha avanzato alcuna ‘teoria’ come può quel ‘nessuno’ essersi sbagliato? Gilligan è ‘quasi sicuro’ che David si sia suicidato. Ma la ‘quasi certezza’ di un uomo non è sufficiente considerando che il suicidio, secondo la legge, deve essere provato oltre ogni ragionevole dubbio. E questo è un ‘suicidio’ di alto profilo che lascia spazio ad una quantità di dubbi sconcertante. Un movente per l’omicidio Gilligan sostiene che nessuno avrebbe avuto un movente per uccidere il Dr. Kelly. Il MI5 e il MI6 (due sezioni dell'intelligence militare britannica), afferma, non uccidono i propri compatrioti come e quando pare loro. Ma forse, se messi in difficoltà, ne possono anche eliminare uno o due. Considerando che i servizi segreti lavorano in modo molto compartimentalizzato è assolutamente credibile che qualche cricca all’interno di MI5 o MI6 prenda decisioni in modo del tutto autonomo per poi organizzare il lavoro sporco. Gilligan asserisce inoltre che la morte di Kelly ‘non ha portato loro alcun vantaggio’. Beh a dire il vero qualche vantaggio i servizi segreti l’hanno avuto; L’Inchiesta Hutton ha fornito un meraviglioso diversivo alla polemica riguardo le armi di distruzione di massa mai trovate, e dopo l’uscita di scena di Kelly, Jonh Scarlett (pezzo grosso dei servizi segreti) ha potuto continuare indisturbato il suo sproloquio di bugie sulle armi di distruzione di massa per poi essere addirittura promosso alla guida del MI6 dieci mesi dopo la morte di Kelly. Kelly era a conoscenza di informazioni sensibili in quanto direttore del Dipartimento di Microbiologia a Porton Down dal 1984 al 1992 e consulente nell’ambito delle armi biologiche per UNSCOM (Commissione Speciale delle Nazioni Unite) dal 1994 al 1999. Sappiamo che nei mesi precedenti la sua morte Kelly era sottoposto ad una rigorosa procedura di controllo ed è probabile che qualsiasi sua mossa venisse attentamente osservata. Durante una campagna diffamatoria condotta dal portavoce del Primo Ministro venne apostrofato come una “persona Walter Mitty’ (un intellettuale che si abbandona a sogni di trionfi personali) e un ‘fantasticatore’, mentre Sir Kevin Tebbit del Ministero della Difesa lo definì “eccentrico e inaffidabile”. Ma in realtà la sua più pericolosa caratteristica era il suo fiero rispetto per la verità Due bugie sono state cruciali per l’invasione dell’Iraq: la prima riguardava i laboratori mobili trovati nel paese mediorientale che avrebbero dovuto essere la prova della presenza di armi di distruzione di massa, la seconda implicava la capacità iraqena di colpire con esse le basi britanniche a Cipro in meno di 45 minuti. Kelly le demolì entrambe. Fu lui a rivelare all’Observer che i laboratori mobili non erano destinati alla creazione di armi, ed espresse inoltre l’infelicità della tesi che considerava possibile un utilizzo di queste armi per colpire Cipro in meno di 45 minuti. Kelly è stato uno dei più esperti e rispettati ispettori nel settore degli armamenti; il suo ritorno in Iraq il 25 luglio 2003 (data confermata dal Ministero della Difesa) vale a dire il giorno prima della sua scomparsa, avrebbe rischiato di permettergli di dimostrare definitivamente che non c’era alcun’arma di distruzione di massa in Iraq. Importanti prove mediche Se Gilligan fosse stato seriamente interessato alle vere cause della morte di Kelly avrebbe dato maggior importanza alle obiezioni sollevate nei confronti delle posizioni ufficiali. Invece di interrogare i 9 medici membri del Kelly Investigation Group (KIG) due dei quali chirurghi vascolari, Gilligan cerca di opporsi alla tesi dell’omicidio utilizzando le sbrigative spacconate del professor Chris Milroy, un patologo legale che non ha neppure avuto accesso ai documenti post-morte e che, nonostante ciò, afferma con certezza che il Dr. Kelly sia stato vittima di “una forte overdose”. E’ vero che nel sangue del Dr. Kelly è stata rinvenuta molto più di una dose terapeutica di co-proxamol, ma secondo Richard Allen, tossicologo legale dell’Hutton Inquiry, si tratta di una quantità non sufficientemente elevata per ucciderlo. Considerando i risultati delle attuali rilevazioni sul sangue di Kelly, Allan afferma che la quantità di co-proxamol presente era un quarto od al massimo un terzo del livello che normalmente si rivela fatale. Si è ampiamente supposto che siccome mancassero 29 pastiglie dai tre pacchetti di antidolorifico co-proxamol trovati nelle tasche del Dr. Kelly, egli le avesse ingoiate tutte 29. Anche se ciò fosse vero, egli potrebbe non averle assimilate tutte in quanto rigurgitò la maggior parte del contenuto del suo stomaco. La stima della quantità di medicinali o droghe assunte da una persona prima di morire non è una scienza esatta. Uno dei colleghi di Milroy all’Università di Sheffield, il tossicologo legale professor Robert Forrest ha indicato come la concentrazione di medicinali nel sangue aumenti significativamente col passare del tempo. Siccome il Dr. Allan non ha analizzato il sangue di Kelly prima di 30 ore, la concentrazione di co-proxamol potrebbe essere aumentata fino a dieci volte tanto. Considerando che al momento delle analisi il Dr. Allan giudicò la quantità di antidolorifico presente nel sangue al massimo un terzo del livello per cui normalmente il farmaco diventa letale, ciò potrebbe significare che il dosaggio ingerito 30 ore prima da Kelly era di molto minore, verosimilmente un tredicesimo della quantità fatale. Oltre all’aumento proporzionale al passare del tempo, la concentrazione di un medicinale dipende anche dalla parte del corpo analizzata: è più alta in alcune zone, più bassa in altre. Il tossicologo legale non ha modo di sapere da quale parte del cadavere è stato prelevato il campione di sangue e quindi una misurazione di questo tipo avrà un valore discutibile. Inoltre, a causa dell’individualità biochimica, la quantità di medicinali necessari per causare la morte di un individuo potrebbe non essere sufficiente per un altro. Sotto la spinta dei commenti sulla tossicologia fatta dai dottori del KIG, il professor Forrest ha istituito il “Gruppo Consultivo Internazionale sulla Tossicologia”, preoccupato dagli insuccessi giudiziari derivanti da errate valutazioni sulle quantità di farmaci ingeriti. I quattro autori affermano in un articolo pubblicato sul British Medical Journal intitolato “La Scienza Forense sul banco degli imputati”: “Le misurazioni post-mortem della concentrazione di farmaci nel sangue hanno un valore molto minore… L’inefficienza della scienza basata sulle prove assieme alla pretessa che essa sia infallibile nella tossicologia post-mortem, conduce a processi falsati, quasi certamente ad errori giudiziari e con tutta probabilità persino a false percezioni di cospirazioni o insabbiamenti”. Nel caso del Dr. Kelly, potrebbe anche aver causato la falsa percezione che la scienza forense abbia confermato il suicidio, quando, in pratica, non è assolutamente in grado di farlo. Romena Thursby è un membro del Kelly Investigation Group Romena Thursby Fonte: http://www.globalresearch.ca Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20060817&articleId=2993 Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANDREA GUSMEROLI |