Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'inventore del grande complotto

L'inventore del grande complotto

di Marco Castellano - 13/09/2006

 
 
   


In questi ultimi giorni, in coincidenza con il quinto anniversario degli attacchi dell’ 11 Settembre 2001, sono comparsi sui grandi organi di stampa numerosi articoli volti in modo subdolo a ridicolizzare, se non addirittura a denigrare, analisi alternative degli attentati e chiunque dubiti della versione ufficiale. Questo genere di articoli usa dei trucchi retorici facili da smascherare, e molto ripetitivi, per attaccare con violenza le idee definite “complottiste”: vogliamo illustrare in breve tali artifici retorici per introdurre un fulgido esempio di articolo “anti-cospirazione” (negli USA tali articoli vengono definiti di ‘debunking’), cioè il pezzo di Stefano Montefiori pubblicato sul Corriere della Sera di lunedì 11. Tale articolo parla di Thierry Meyssan, uno dei primi a discutere la possibilità che la versione ufficiale dell’ 11-9 fosse falsa e diventato particolarmente famoso per avere, per la prima volta, fatto notare nel suo libro “L’ effroyable imposture” (“L’incredibile menzogna”, Fandango Libri, 2002) possibili incongruenze nella storia dell’ attacco al Pentagono.

La tecnica di base dell’attacco scorretto è quella di evitare accuratamente di discutere le tesi che si stanno criticando ma tentare di demolirne la credibilità tramite quelli che nella boxe sono definiti “colpi sotto la cintura” e che in retorica sono denominati “fallacie”, cioè dei veri e propri falli, o violazioni delle regole di un confronto intellettuale corretto*. Innanzitutto si nota già dal titolo l’impostazione profondamente scorretta di tutto l’articolo: si dichiara subito che Meyssan ha “inventato” il “grande complotto”, si assume dunque come premessa ciò che in realtà si vorrebbe dimostrare, cioè l’inaffidabilità delle analisi che attribuiscono delle colpe al governo USA (fallacia detta “petitio principi”).
Nel sottotitolo arriva il secondo colpo basso : Meyssan è “diventato ricco” grazie alla sua “invenzione”. Si assume cioè implicitamente un comportamento intellettualmente disonesto da parte di Meyssan.

Tutto il primo paragrafo attacca Meyssan per demolirne il libro, si continua cioè ad evitare ogni discussione su qualunque cosa sia stata da egli presentata a contraddire la versione ufficiale del governo USA e si tenta di screditarlo in partenza, e in modo sommario, come persona. Egli viene descritto come incoerente (“militante cattolico-carismatico poi ultrà laico e radicale di sinistra, sposato in chiesa poi leader di campagne anti-Opus Dei”) e, potremmo quasi dire, un po’ folle. Tale fallacia retorica, attaccare chi presenta le idee o le analisi anziché le idee o le analisi stesse, è ben nota da secoli e porta il nome di “argomento ad hominem”.

Nel secondo paragrafo continua l’attacco ad hominem, Meyssan viene comicamente elogiato quando, a giudizio del giornalista, presenta “un raro punto di contatto […] con il senso comune” e si ripresenta poi il concetto dell’arricchimento di Meyssan. Sempre nel secondo paragrafo Montefiori afferma che “il dipartimento di Stato americano ha dichiarato Meyssan persona non grata negli Usa e ha messo online un documento che confuta nei dettagli la sua teoria”. In questo modo l’autore continua accuratamente ad evitare ogni discussione sulle idee di Meyssan, o sulle loro possibili confutazioni, ma dà per scontato e assodato che le confutazioni siano corrette ricorrendo in un duplice modo ad un “argomento ad autoritatem”: Meyssan è inaffidabile perché il Dipartimento di Stato USA, autorità assunta implicitamente come indiscutibile, lo ha dichiarato persona non grata, e le idee di Meyssan sono sbagliate perché lo dice un’ analisi, giudicata in partenza corretta, del Dipartimento di Stato.
Nessun accenno alle idee di Meyssan o al perché siano sbagliate, né, tantomeno, ci si sofferma a considerare che il Dipartimento di Stato USA, l’autorità in questione, è parte in causa nella vicenda perché messa sotto accusa dal “complottista”.

Il terzo paragrafo continua con l’attacco ad hominem: si discute di come il successo di Meyssan sia dovuto ad una intervista “compiacente” su France 2 e si ripete, per metterlo in cattiva luce, un richiamo ad altre attività di Meyssan (un arresto dovuto alle sue idee antiproibizioniste in materia di droghe leggere) che nulla hanno a che vedere col citato “grande complotto”. Da notare come sia estremamente ricorrente denigrare le idee “complottiste” attribuendone il successo a motivi sociologici e/o psicologici (in questo caso l’abilità mediatica di Meyssan unita ad una dose di fortuna) anziché ad una possibile correttezza analitica: vedere anche l’ articolo di Zucconi nello scorso numero del Venerdì di Repubblica e quanto scritto dal neocon Daniel Pipes in più occasioni.

Nei successivi paragrafi Montefiori procede imperterrito, senza temere di scadere nel ridicolo, ad attaccare la persona e non le idee presentando, ad esempio, in rapida sequenza delle opinioni controcorrente di Meyssan (su Beslan, Madrid, Londra ecc) in modo da creare un effetto comico, senza avere l’onestà intellettuale di citare alcun argomento presentato da Meyssan in supporto delle sue idee: è da notare come l’articolo potrebbe risultare molto diverso (e fare forse una pericolosa pubblicità a Thierry Meyssan) se le idee ‘eretiche’ dello scrittore francese fossero accompagnate dalle analisi che lo hanno spinto a formulare tali ipotesi. Si riesce così in un colpo solo a screditare Meyssan e le sue analisi sull’ 11 Settembre attaccando e presentando come prive di credito le opinioni di Meyssan a riguardo di altri eventi (tecnica retorica detta “dell’ uomo di paglia”).

Le parti più sgradevoli sono quelle in cui l’autore calca ulteriormente la mano accostando Meyssan all’estrema destra e all’antisemitismo. Tali accostamenti sono abilmente respinti da Meyssan in una frase riportata da Montefiori (che altrimenti rischiava la querela) ma chiunque conosca un minimo di psicologia sa benissimo che basta accostare un concetto ad un altro palesemente sgradito per ottenere un effetto di denigrazione sul primo. In definitiva Montefiori riesce a scrivere un articolo di una pagina intera di quotidiano per parlare di uno scrittore senza toccare nemmeno di striscio le argomentazioni che costituiscono il 99% del contenuto dei suoi libri: potrebbe essere un record.

Nel finale si finisce infine in una infantile e patetica accusa implicita a Meyssan basata sul fatto che “in certe bancarelle di Amman, L'incredibile menzogna è già un classico. Accanto ai Protocolli dei Savi di Sion e al Mein Kampf.” Verrebbe voglia di salire sul primo aereo per Amman e andare ad aprire una bancarella per vendere il Corriere della Sera accanto al Mein Kampf e ai Protocolli dei Savi di Sion. Ma, attenzione!, questo non vorrebbe dire che stiamo paragonando gli articoli di Montefiori o di Allam alla propaganda nazista: il fatto che siano sulla stessa bancarella non dimostra proprio un bel niente.

Marco Castellano (Alcenero)
Fonte: www.comedonchisciotte.org
13.09.06

*Di trattati e studi sulla retorica ne esistono sin troppi, faremo riferimento a quanto riassunto ottimamente da M. Mazzucco
in questo link



L'inventore del grande complotto

MEYSSAN, IL FRANCESE DIVENTATO RICCO NEGANDO L’ATTENTATO

DI STEFANO MONTEFIORI
Corriere.it

Il pomeriggio dell'11 settembre 2001, Thierry Meyssan stava lavorando nel suo ufficio di Parigi. Giornalista dedito a contro-inchieste, militante cattolico-carismatico poi ultrà laico e radicale di sinistra, sposato in chiesa poi leader di campagne anti-Opus Dei, difensore della pornografia, poi delle droghe leggere, poi della libertà di espressione, Meyssan era alla scrivania nei locali del movimento «Réseau Voltaire», da lui fondato nel 1994, quando il primo aereo ha centrato la Torre Nord.

«Ho visto gli attentati in tv e ho reagito come tutti: ho pensato che era spaventoso, che era forse l'inizio di una guerra mondiale, che la storia del Pianeta stava cambiando». Ecco un raro punto di contatto di Thierry Meyssan, oggi 49enne, con il senso comune. I fatti però hanno il difetto di stancare presto, le tenebre affascinano più della luce. «Ho cominciato a fare ricerche per i miei articoli — racconta adesso Meyssan — e la versione del governo americano mi è parsa prima contraddittoria, poi chiaramente falsa. Una montatura per giustificare la politica di dominio in Medio Oriente e nel mondo». Così è nato L'incredibile menzogna. Nessun aereo è caduto sul Pentagono: 30 mila copie vendute in pochi giorni in Francia nel 2002, oltre un milione (cifre dell'autore) diffuse fino a oggi in 23 lingue (in Italia è edito da Fandango). L'anno scorso il dipartimento di Stato americano ha dichiarato Meyssan persona non grata negli Usa e ha messo online un documento che confuta nei dettagli la sua teoria ( http://usinfo.state.gov/media/Archive/2005/Jun/28 -581634.html). Decine di volumi hanno smontato le tesi strampalate di Meyssan, riscuotendo un successo di pubblico infinitamente minore: la curiosità premia chi la spara grossa con l'aria di saperla lunga. E Thierry Meyssan è capace di dire cose pazzesche, simulando a meraviglia la pacatezza dell'esperto.

Meyssan è l'iniziatore di quella genia di adepti della teoria del complotto che sono proliferati poi su Internet con documentari come Loose Change. Emerge dal mucchio perché è stato il primo, il più abile, e perché gli è stata offerta una tribuna straordinaria: l'11 marzo 2002 Meyssan appare nel talk show del sabato sera Tout le monde en parle della rete pubblica France 2, ospite di Thierry Ardisson, grande star della televisione francese. L'intervista è compiacente, Meyssan a suo agio, Ardisson conclude: «Oggi negli Stati Uniti il potere è cambiato di mano», e Meyssan chiosa: «Assolutamente», davanti a milioni di telespettatori. Comincia così la celebrità di un uomo oggi ricevuto con grandi onori in Iran e giudicato un prezioso interlocutore dalla Lega Araba. Prima dell'11 settembre e dello show da Ardisson, la presenza di Thierry Meyssan nei media si concentrava in pochi, piccoli episodi. Il 13 novembre 1997 trafiletto sulla cronaca di Roma del Tempo, dove si racconta il suo arresto-happening durante una kermesse della lista Pannella: «L'esponente antiproibizionista francese consegna all'agente la dose di hashish con un voilà, poi viene prontamente portato via dal palco».

Meyssan fa tuttora parte della segreteria nazionale del «Partito radicale di sinistra» francese. Nel tempo però le sue posizioni si sono spostate fino a lambire l'estrema destra, il sito del Réseau Voltaire ( www.voltairenet.org) ha ospitato lavori di negazionisti come Claude Karnoouh, difensore di Robert Faurisson. Meyssan è appena tornato da tre giorni in Libano in compagnia del comico antisemita Dieudonné, candidato alle presidenziali 2007, ma non ne è affatto imbarazzato. «Le mie posizioni convergono con quelle degli antisemiti? Non è affar mio. Io dico che la Terra è rotonda. Se anche gli antisemiti dicono che la Terra è rotonda, questo non osta alla verità dell'affermazione».

Meyssan si è dedicato di recente anche alle stragi di Beslan («C'è lo zampino dei servizi americani e britannici tramite Basaiev, agente occidentale come Osama Bin Laden»), Madrid e Londra («indizi falsificati dai poliziotti»), e all'assassinio di Theo Van Gogh («possibile coinvolgimento della Cia nell'ambito di un traffico d'armi con l'Olanda»). Secondo la rete tv britannica Channel Four, con i suoi libri sul Pentagono Meyssan ha guadagnato un milione di euro, ma lui ride: «Purtroppo non è vero e mi dispiace molto. Comunque, i ricavi li ho usati per l'allargamento della mia rete di corrispondenti e informatori in tutto il mondo».

Che cosa pensa oggi dell'11 settembre, a distanza di cinque anni? «Le mie idee avanzano. Entro due anni il mio discorso sarà maggioritario in tutto il mondo. Nel 2002 ero solo, ora, secondo un sondaggio dell'Università dell'Ohio, il 36% degli americani crede a un coinvolgimento delle autorità, e nel mondo arabo l'82% della popolazione condivide il mio punto di vista». Fiammetta Venner, che gli ha dedicato L'incredibile impostore (Grasset), conferma: in certe bancarelle di Amman, L'incredibile menzogna è già un classico. Accanto ai Protocolli dei Savi di Sion eal Mein Kampf.

Stefano Montefiori
Fonte: www.corriere.it
11.09.06