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Dall'uomo mercificato all'uomo-merce

di Giuseppe Masala - 06/03/2016

Fonte: Megachip


Le scoperte scientifiche in materia genetica hanno portato l'essere umano ad assumere un cambiamento di stato nella propria condizione umana.

Se con l'avvento del Capitalismo l'uomo è stato mercificato, cioè è stato costretto a cedere il proprio lavoro a chi si è appropriato spesso indebitamente dei fattori della produzione (terra e strumenti tecnici); se con l'avvento del consumismo (a debito) è stato costretto ad assumere la condizione di consumatore delle stesse merci che ha prodotto ad un prezzo maggiorato con l'aggravante di essersi messo il cappio al collo del danaro preso a prestito ipotecando di fatto la propria libertà; ora, con l'ingegneria genetica assistiamo a un ulteriore cambio della condizione umana: chi ha le conoscenze tecniche e gli strumenti si appropria del codice genetico della vita facendo nascere dei veri e propri uomini-merce da vendere agli uomini mercificati.

La differenza non è da poco, laddove l'uomo mercificato ha comunque uno spazio seppur ristretto di libertà, ovvero la libertà di dire "no" (magari fino alle estreme conseguenze: andare a fare il guerrigliero con le Farc in Colombia) l'uomo-merce, invece, ossia l'uomo nato grazie all'ingegneria genetica, non ha scampo, è nato merce. Quella è la sua condizione umana, non decisa da lui ma decisa da altri, magari quando hanno sfogliato un catalogo dove hanno scelto le caratteristiche umane preferite.

Stiamo assistendo a qualcosa di enorme che probabilmente non riusciamo a neanche a comprendere nelle sue sfaccettature più profonde: la trasformazione dell'uomo da uomo-mercificato a quella di uomo-merce.

Il punto di fondo pare questo, agli albori di un salto di paradigma.