Sarà la pedofilia il nuovo “orientamento” sessuale dell’ideologia gender?
di Francesco Lamendola - 06/03/2016
Fonte: Il Corriere delle regioni
Se c’è una cosa che fa veramente infuriare i militanti dei movimenti omosessualisti (non gli omosessuali in quanto individui, i quali possono essere benissimo delle bave persone), che sono centinaia e godono anche del riconoscimento ufficiale delle Nazioni Unite, è anche solo accennare alla connessione esistente fra le lobby omosessualiste e l’area della pedofilia militante, ossia di quei gruppi di simpatizzanti o praticanti la pedofilia, i quali richiedono un riconoscimento per il loro specifico “orientamento”, sostenendo che nessuno ha il diritto di giudicarli o di condannarli in base al loro modo di essere. Eppure tale connessione esiste, ed è un fatto – si pensi soltanto ai legami, provati e dimostrati, fra l’I.L.G.A. (International Lesbian and Gay Association) ed il N.A.M.B.L.A. (North American Men-Boys Love Association), e alle ostentate dichiarazioni di simpatia e di solidarietà, da parte di leader storici dell’omosessualismo e di esponenti di spicco dei vari Gay Pride, nei confronti delle rivendicazioni dei gruppi di pedofili militanti. Ciò non significa affatto porre una equivalenza, sic et simpliciter, fra omosessualità e pedofilia; tuttavia è innegabile che le forme di approvazione e di sostegno che giungono ai movimenti di rivendicazione dei “diritti” dei pedofili, arrivano da esponenti della galassia omosessualista e mai dall’altro lato della barricata, ossia da parte di persone eterosessuali, per quanto attive possano essere nelle battaglie per il riconoscimento dei diritti civili a tutte le minoranze possibili e immaginabili.
Questo non equivale a negare che vi siano dei pedofili tra le persone di orientamento eterosessuale; però significa che, fra di esse, per una serie di ragioni, ma essenzialmente per il riconoscimento che la pedofilia è un comportamento sessuale moralmente e socialmente inaccettabile, nessuno si sogna, o si è mai sognato, di chiedere uno “sdoganamento” delle pratiche di pedofilia, mentre da parte di esponenti della cultura omosessuale militante ciò è avvenuto e avviene tuttora, con una certa frequenza. Perché, dunque, non si dovrebbe dedurne che esiste una connessione fra le due cose? In nome di quale principio si dovrebbe far finta di non aver notato una cosa tanto evidente, e che è sotto gli occhi di chiunque sia disposto a prenderne atto? Piuttosto, arrivati a questo punto, con gruppi di pressione che giungono a chiedere il riconoscimento dei “diritti” dei pedofili nei vari Palamenti dei Paesi europei, e, naturalmente, la cancellazione del reato di pedofilia dai codici penali, ci si può domandare se questo non sia il preludio alla tappa ulteriore: il riconoscimento che la pedofilia è, puramente e semplicemente, un “orientamento” sessuale, così come si vorrebbe che lo siano l’omosessualità, maschile e femminile, la bisessualità e la “transessualità”. Cioè qualcosa di moralmente lecito e che si può anche insegnare anche a scuola, in perfetta buona coscienza, mettendola sullo stesso piano di qualunque altro atteggiamento sessuale.
Ci saranno, poi, un settimo orientamento sessuale che la legge e l’opinione pubblica dovranno accettare e legalizzare, e quindi un ottavo, un nono, un decimo? Quando e dove ci si fermerà, ora che è stata imboccata questa strada: la strada che sostituisce alla nozione di “genere sessuale” quella dell’”orientamento sessuale”, che, a differenza del primo, non è un dato biologico, ma un semplice atteggiamento, che, oltretutto, può anche essere transitorio, e che non tiene in alcun conto quel che ha da dire in proposito Madre natura? Oh, lo sappiamo: i sostenitori della teoria del “gender” – i quali marciano, è bene ricordarlo, non già in ordine sparso, ma con il massiccio sostegno delle multinazionali, delle grandi banche e delle istituzioni ufficiali delle Nazioni Unite, dell’Unione europea e del Congresso americano – contestano l’idea che sia la “natura” a fare la differenze sessuali, e accusano di “naturalismo” quelli che lo affermano, inclusa la Chiesa cattolica.
Sì, è vero: ogni volta che accendiamo la luce elettrica, che saliamo sulla nostra automobile, che prendiamo una pastiglia di Aspirina, noi stiamo facendo qualcosa di non naturale, di “artificiale”; ma ottenere un figlio con la fecondazione eterologa, o, peggio, con la pratica dell’utero in affitto, non sono precisamente la stessa cosa. È inutile che costoro si nascondano dietro un dito: per creare la vita ci vogliono un uomo e una donna; per fare una famiglia, ci vogliono un uomo e una donna. Non solo uno spermatozoo e un ovulo: questa, sì, sarebbe una visione brutalmente “naturalistica” del sesso. Lo spermatozoo e l’ovulo - anzi, lo spermatozoo e l’utero - sono le parti anatomiche mediante le quali si produce il fenomeno “vita”, ma nel contesto di relazioni umane significative, dal punto di vista affettivo, psicologico e morale, fra un uomo e una donna. Pensare che tutto ciò sia solo “natura” e che appartenga, perciò, al passato, in nome di un approccio puramente edonistico e utilitaristico al sesso, reso possibile esclusivamente grazie alla tecnologia moderna, significa far regredire la società di secoli e millenni. Significa farla tornare ai disordini obbrobriosi della decadenza tardo-romana; e tutto questo all’insegna della più sfacciata ipocrisia, perché si dichiara, in nome dell’amore - anche omosessuale - che l’importante è assicurare dei genitori ai bambini che ne sono privi; ma intanto, silenziosamente e con efficienza e determinazione degne dei metodi nazisti, si continuano a sopprimere i feti di milioni di nascituri, per non disturbare i progetti – pardon, volevamo dire: i diritti - delle loro madri.
Scrivono Enrica Perrucchietti e Gianluca Marletta nel libro «Unisex. Cancellare l'identità sessuale: la nuova arma della manipolazione globale» (Bologna, Arianna Editrice, 2015, pp. 149-154):
«Il connubio tra "gender" e pedofilia è una tendenza che si è radicata in modo sotterraneo, divenendo un pericolo concreto per il prossimo futuro, mentre la maggior parte delle persone rimane totalmente all'oscuro di questa prospettiva (e probabilmente, se ne fosse a conoscenza , sarebbe più cauta nel sostenere certe tesi). L'ideologia "gender" viene presentata alle masse come l'emblema del progressismo moderno, unico vessillo in difesa delle minoranze. Nelle "alte sfere" dei fautori del "mondo gender", però, la pedofilia non solo non è considerata un crimine esecrabile, ma viene addirittura ritenuta un punto necessario e inevitabile del progresso della morale umana. Come abbiamo già visto, Kinsey e Money non avevano alcuna remora a riconoscere la pedosessualità e la pedofilia come momenti irrinunciabili della "liberazione sessuale" dell'umanità. Secondo Kinsey, ad esempio, essendo i bambini creature già pienamente "sessuate" praticamente fin dalla nascita, "il problema della pedofilia sarebbe un falso problema, dal momento che non esisterebbe il pericolo di corrompere l'innocenza dell'infanzia, che tanto ripugna le coscienze, perché quest'innocenza sarebbe solo uno dei tanti miti inventati".
Dal canto suo, John Money, l'inventore dell'IDEOLOGIA DI GENERE, era notoriamente un sostenitore dell'intimità sessuale fra adulti e bambini; nella sua prefazione al saggio di Theo Sandfort "Boys and their contacts with men", egli affermava che i bambini sono naturalmente "eccitati sessualmente" dalle carezze degli adulti e degli stessi genitori, lasciando così intendere che lo stesso "amore genitoriale" altro non sia che una "sublimazione" dell'attrazione sessuale: "La maggior parte degli adulti ama carezzare i bambini e i bambini rispondono a questo tipo di intimità eccitandosi sessualmente ed eroticamente. In verità, essi sono incapaci di essere eccitati da qualcuno troppo giovane. Per loro non esiste una sovrapposizione tra l'amore genitoriale e quello sessuale".
Dunque, poiché sarebbe il bambino stesso, secondo gli ideologi del "gender", a ricercare il contatto erotico con gli adulti, nulla si opporrebbe a uno sdoganamento della pedofilia: una pedofilia, naturalmente, che si vorrebbe "non violenta" e "rispettosa" della scelta del bambino.
A partire da tali presupposti, pertanto, non devono sorprendere troppo i numerosi "momenti di incontro" tra ideologia omosessualista e pedofilia, che vi sono stati negli ultimi decenni. [...]
Negli anni Settanta Mario Mieli, uno dei più seguiti capiscuola italiani del pensiero "gender", alla cui memoria è dedicato il Circolo di Cultura Omosessuale di Roma, scriveva nel suo saggio "Elementi di critica omosessuale": "Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, BENSÌ L'ESSERE UMANO POTENZIALMENTE LIBERO. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e abbraccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società, invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, NEGA, calando sul suo erotismo la griglia edipica".
Se tuttavia i toni di alcuni politici europei sono rimasti cautamente ambigui, in tema di pedofilia, decisamente più esplicite e di altro tono sono state le dichiarazione degli esponenti del Partito radicale italiano, a partire da quelle del suo leader Marco (Giacinto) Pannella.
Nel luglio del 2013 un giornalista del sito LoSai.eu ha intervistato il politico, postando poi il video integrale dell'intervista su YouTube. Nell'intervista, pannella difende la pedofilia e l'incesto, dichiarando che i problemi di fondo della nostra società sono la "sessuofobia" e il pregiudizio secondo cui il minorenne sarebbe "minorato" e quindi incapace di scegliere liberamente di avere rapporti sessuali con adulti [...]. Incalzato dal giornalista a chiarire la sua posizione, Pannella si arrabbia e finisce per troncare l'intervista con una sequela di insulti. Il giornalista aveva infatti ricordato al leader radicale quanto segue:
1. Nel luglio del 2010 la senatrice radicale del PD Donatella Poretti, vicina al mondo omosessuale, chiedeva l'abrogazione degli articoli 564 e 565 del Codice penale sui reati contro la morale della famiglia. L'articolo 564 del Codice penale prevede la reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, oppure con un fratello o con una sorella. La Poretti spiegava: "Due articoli inutili, dal momento che dal 1996 la violenza sessuale è divenuta un reato contro la persona e non più contro la morale, che creano una confusione tra peccato e reato, tipica di Stati confessionali e non laici come il nostro".
2. Nel 2006 Marco Cappato, deputato europeo radicale, difendeva al TG2 il diritto dei pedofili olandesi ad avere il loro partito, esprimendo il desiderio venisse regolata da leggi, “così non ci sarebbe violenza ma soltanto amore”.
3. Nel marzo del 2002 William Andraghetti, autore del “Diario di un pedofilo” (al quale si devono aforismi quali: “Penso che oggigiorno le categorie di persone più bistrattate dai mezzi disinformazione siano due: i satanisti e i pedofili”; “Ho sempre sostenuto nel mio libro ‘Diario di un pedofilo’che per chi è diverso la giustizia non potrà mai esistere”; e “Per alcune categorie di imputati, ieri la “banda dei pedofili” e oggi la “banda dei satanisti”, non ci sarà mai vera giustizia e nessuna tutela”), scriveva a Marco Cappato chiedendogli un parere sulla pedofilia. Questi rispondeva:”Mi pare che i radicali siano e siano stati e siano molto chiari nel denunciare i metodi da caccia alle streghe sui casi di pedofilia, così come il proibizionismo su Internet e la sottovalutazione dell’impatto della pedofilia ‘domestica’. Al centro delle nostre varie operazioni antipedofilia c’è stata la demonizzazione nei confronti di Internet, con procedimenti penali anche a carico di chi ha semplicemente visitato siti pedofili”.
4. Il 5 dicembre 2000 Daniele Capezzone, che allora militava ancora nelle file dei radicali di Pannella, affermava: “Nessun ordinamento, se non un ordinamento nazista o comunista, può criminalizzare un orientamento sessuale in quanto tale, come “stato”, come “condizione”, come “essere”. […] Criminalizzare i pedofili in quanto tali, al contrario, non serve certo a tutelare i minori” (che dovrebbero piuttosto essere tutelati da chi immagina questo tipo di tutele), ma solo a creare un clima incivile, né umano, né, vorremmo dire, cristiano”...»
Ormai la diga è stata incrinata; presto comincerà a crollare, pezzo per pezzo. Dopo la legalizzazione del matrimonio omosessuale e delle adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali, sarà la volta della legalizzazione della pedofilia. Il settimo “orientamento” sessuale che verrà teorizzato e riconosciuto sarà, a nostro parere, l’incesto: se l’amore è sufficiente a giustificare qualunque unione, perché una madre e un figlio, un padre e una figlia, oppure due fratelli di sesso diverso (o anche del medesimo sesso) non potrebbero amarsi, in tutta tranquillità e senza l’incomodo di vedersi esposti a denunce penali e alla riprovazione sociale? I passi successivi potrebbe essere lo “sdoganamento” del bestialismo, del sadismo, del masochismo, della necrofilia. Perché porre dei limiti al Progresso?