Guerra ai ricchi
di Lorenzo Parolin - 06/03/2016
Fonte: Arianna editrice
- Che cos’è la ricchezza? È una collezione di beni.
- Che cosa sono i beni? Sono materie prime impreziosite da molto lavoro.
- Chi esegue il lavoro? Lo eseguono le macchine guidate dagli operai.
- Quando la produzione di beni è molto redditizia? Quando l’automazione è spinta e quando l’operaio fa un lavoro ripetitivo.
- Chi diventa ricco? Chi si procura materie prime ed energia a basso prezzo, chi dispone di manodopera abbondante che si lascia pagare male e chi possiede grandi capitali da investire in macchinari e immobili; inoltre, arricchisce chi ruba, chi stampa soldi legalmente, chi presta a tassi o affitti elevati, chi riesce a farsi pagare molto per prestazioni esigue, chi commercia all’ingrosso eccetera, eccetera, eccetera.
- Come è distribuita la ricchezza? Da sempre essa è nelle mani di pochi papponi che la collezionano e la esibiscono come segno di grandezza senza mai curarsi del fatto che essa non è di loro proprietà, avendola comperata solo in parte, e il resto rapinata. Sangue vivo magari non se ne vede, ma non c’è dubbio che di sudore altrui ne vada sparso molto.
Ogni epoca vede la sua guerra tra i ricchi e il resto degli uomini. Questo momento storico, in particolare, vede i primi scippare ai secondi molto di ciò che questi avevano accantonato.
I ricchi già possiedono la maggior parte dei beni esistenti, acquisiti con metodi e regole immorali, ma oggi essi si sono appassionati ad un nuovo gioco: le scommesse in borsa. Sono collegati in tempo reale ai mercati telematici e con un clic comprano e vendono azioni, obbligazioni, monete, materie prime ecc.
Quando si dice che i mercati hanno reagito male alla comunicazione di un indice economico di valore inferiore a quello atteso, non si deve pensare all’azione di una entità anonima e senza volto, si tratta della somma di tutti i perditempo del mondo. Ultimamente i mercati hanno individuato alcuni paesi particolarmente poco solidi (con debito pubblico elevato) e li hanno attaccati affondando i listini delle loro borse e chiedendo tassi di interesse elevati per acquistare i titoli del loro debito pubblico (Bot, Cct, Btp).
Corretto?
Finanziariamente è ineccepibile. Se un paese è inaffidabile, peggio per lui.
Qui però si innesta il gioco sporco delle banche centrali (BCE, FED, …). Esse dicono candidamente ai paesi in difficoltà: “Non vi lasceremo fallire, siamo pronte a salvarvi comperando i titoli in scadenza che nessuno più vuole, ma voi governi dovete fare una manovra economica virtuosa tagliando i costi e aumentando le tasse”.
I governi tergiversano un po’, per non sembrare comandati a bacchetta, poi annunciano cospicui tagli alle spese, ma alla fine ripiegano sull’aumento della pressione fiscale. Mica possono tagliare il ramo su cui sono felicemente appollaiati!
Analisi ulteriore:
- Di chi è la colpa della crescita anomala del debito pubblico? Non certo dei cittadini semplici, ma dei molteplici parassiti di Sistema annidati prevalentemente ai piani alti.
- Con quali soldi le banche centrali (che ad oggi sono degli enti privati) rifinanziano (comperano) il debito pubblico? È ovvio: con denaro fresco stampato a costo zero che genererà inflazione, la quale ricadrà sulle spalle dei cittadini. I titoli comperati, invece, andranno venduti al pubblico dalle banche consociate e l’incasso finirà nelle tasche di dirigenti, di amici e di mantenute. I titoli pericolosi, ovviamente, te li trovi nel paniere dei titoli acquistati per te dai fondi comuni di investimento, a tua insaputa. Non sarebbe più logico nazionalizzare le banche centrali, espropriandole (tanto, quello che hanno di loro proprietà è frutto di rapina), incaricarle di stampare moneta da usare per acquistare i titoli del debito pubblico e poi, diventati essi di proprietà comune, bruciarli materialmente? L’inflazione ci sarebbe lo stesso, ma il debito pubblico si sgonfierebbe e nessuno intascherebbe niente.
- Ancora: con quali soldi i governanti pagheranno gli alti tassi di interesse ai “mercanti” che acquistano i titoli del debito pubblico? È ovvio: con una successiva manovra economica da far sopportare ai soliti cittadini semplici o con nuova emissione di carta che ancora una volta trasferirà sangue e sudore nelle tasche dei banchieri e degli speculatori.
Come allora non capire che le azioni coordinate delle banche centrali, dei mercati (i ricchi mercanti) e della spregevole classe dirigente sono atti di guerra contro il popolo lavoratore? Perché devono essere spremuti ulteriormente quelli che hanno meno colpe di tutti? Non sarebbe tempo che il popolo si scrollasse di dosso i tre soggetti economici appena citati, visto che sono i veri responsabili della crisi in atto, con il loro dissennato e immorale desiderio di sfruttare la gente?
Per tutta risposta i componenti del terzetto vizioso si propongono come moralizzatori del Sistema imponendo, non a torto, il riequilibrio di certi indici economici usciti di controllo, ma vigliaccamente facendo ricadere i costi sulle masse anziché su loro stessi. Si può ben dire che ci sia un nemico che spara sul popolo senza che questo possa accorgersi che le bordate arrivano proprio da chi si professa suo salvatore.
Ovviamente questo nemico subdolo deve essere snidato e gli va dichiarata guerra sia come individui che in forma associata. È vero che il popolo ha la colpa di averlo lasciato fare accordandogli fiducia, ma questi banditi hanno delle responsabilità morali e materiali enormi: meriterebbero di essere sterminati senza pietà.
Tuttavia, a colpire il male facendogli molto male si diventa malfattori a propria volta. Inoltre, rispondere agli abusi di potere con l’opposizione violenta si provocano reazioni di difesa che generano un inasprimento del conflitto da cui il debole ha solo da perdere. Molto meglio mettere il male sotto i riflettori, tenerlo a debita distanza con dei forconi affinché non noccia e additarlo al pubblico disprezzo affinché si vergogni del suo operato e si ravveda. L’ideale sarebbe fargli opposizione qualificata in modo da impedirgli di approfittarsi dei suoi simili. Ma ciò implicherebbe una grande forza da parte della gente comune, forza che non ha.
Ma come! Dopo aver parlato addirittura di sterminio mi sarei aspettato una chiamata alle armi per una rivoluzione sanguinosa. Non sarà questa inaspettata morbidezza nei confronti della canaglia altolocata un atto di vigliaccheria?
Tutt’altro! È la consapevolezza che i ricchi e i potenti sono dei malati, degli squilibrati e dei fuori di sé. Non vorrai che me la prenda con degli handicappati mentali!
“Ma questi sono violenti e ti schiavizzano!”
Allora è sufficiente mettere sé stessi e i deboli nella condizione di non essere “usati”, così, i “malati” non potranno più nuocere né agli altri né a sé stessi.
“Non ti seguo più – dice sconcertato un mio ascoltatore – i ricchi, i potenti e i gaudenti opprimono il mondo intero, te compreso, e tu ti preoccupi della loro salute. È un controsenso! Di’ piuttosto che non te la senti di metterti contro una forza così grande”.
No, è diverso; la mia è compassione. Per quale motivo dovrei odiare della gente che mi fa pena? A me basta neutralizzarla. Io so che la Felicità viene percepita dall’Io interiore (dall’anima), non dal corpo fisico e dai sensi, perciò, riservare attenzioni morbose agli immobili, agli affari, alle donne, alla carriera, alle mondanità … è come prendersi cura dei vestiti e ignorare l’indossatore, è come curare la casa e trascurare l’inquilino. Costui manifesterà infelicità! Non intuisci la tragedia di chi si ostina a sviluppare ossessivamente i mezzi materiali, le emozioni forti e i pensieri originali, credendo che da essi dipenda lo stare bene, quando invece si condanna a prendere di mira e a colpire di continuo dei bersagli sbagliati? Grande cacciatore, non c’è che dire, ma di prede che, mangiate, provocano diarrea.
In conclusione, più uno è ricco, più è sciocco, perché, più vittorie mondane riporta, più penalizza il sé interiore. L’uomo che arricchisce lo fa a spese della sua Felicità. E poiché nell’arricchire egli fa prima del male agli altri, derubandoli; poi fa del male a sé stesso allevando in seno la serpe velenosa dell’egoismo che lo morderà, e infine fa del male alla società debilitandone un socio (sé stesso) e facendone arrabbiare altri; per il bene di tutti sarebbe opportuno fissare un tetto alla ricchezza accumulabile dai singoli. Ma allo stato attuale, chi potrebbe introdurre simili regole limitative?
Non c’è speranza che lo facciano i cittadini, nemmeno se derubati per l’ennesima volta: dovrebbero risvegliarsi dal torpore culturale provocato ad arte in cui sono immersi e usare a proprio favore l’arma micidiale del voto di maggioranza contro i loro oppressori per imporre delle regole migliori. Il risveglio, però, si addice a pochi soggetti, non alle masse, e l’ulteriore passo di associarsi per fare insieme opposizione è ancora più difficile da attuare del primo.
Non c’è speranza che lo facciano i ricchi stessi che, stanchi di colpire il bersaglio sbagliato, dovrebbero diventare spontaneamente virtuosi (convertirsi all’altruismo) per godere della Felicità altrimenti introvabile. Anche in questa direzione pochissimi sono quelli che arrivano ad aprire gli occhi.
Non resta che aspettare il fallimento dell’attuale modello di vita fondato sull’egoismo. Il suo degrado è ormai tale che è più facile lasciar cadere il Sistema, e poi ricostruirlo, che restaurarlo.
A questo stato di cose siamo arrivati perché la stupidità del popolo è tale da stimolare i furbi a prendersi gioco dei semplicioni così come ci si burla di amici e conoscenti grulli. I burloni, però, non capiscono che quanto conquistano, oltre a penalizzare le loro vittime, deteriora loro stessi (e quindi l’intera società), con conseguente innesco di crolli a cascata da cui, per fortuna, si sprigionano roghi purificatori. La Natura non concede a nessuno di strafare e di goderne i frutti; superato un certo livello di male, essa interviene a spianare le creste e a riempire le buche.
Se può essere di consolazione, c’è da sapere che quanto viene sottratto indebitamente ai deboli fa male ai loro percettori e mette in moto meccanismi che alla lunga riequilibrano il Sistema, purtroppo non sempre in modo indolore. Arricchire è dunque ignobile e stupido.
Il crollo di civiltà che stiamo vivendo è un momento in cui gli animi delusi ed esasperati sono disposti ad ascoltare qualcosa di nuovo. È questo il momento migliore per battere il ferro: finché è caldo. Dopo, gli sforzi sarebbero pressoché vani. Speriamo che i pochi risvegliati presenti tra il popolo e i rarissimi ricchi convertitisi all’altruismo siano in grado di proporre regole sociali più sane, che diano vita ad un domani migliore. [Tratto da L6/944]
La comunisteria è crollata perché, avendo abolito la proprietà privata, aveva eliminato lo stimolo a lavorare per possederla. Il sistema capitalistico, al contrario, approva la proprietà privata, ma è arrivato a rapinare così tanto i lavoratori da spegnere in essi la motivazione al lavoro. Per questo anch’esso crollerà.
[rif. www.lorenzoparolin.it S3/71]