Beppe Grillo: lo avevo previsto
«Si tratta di vera delinquenza telefonica a norma di legge: il vero anticapitalismo». Beppe Grillo commenta così la separazione Telecom-Tim decisa da Marco Tronchetti Provera. Il comico e bloggista ormai da anni lontano dalla tv, aveva già gridato invano contro la Parmalat molti mesi prima del grande crac; e lo stesso ha fatto negli ultimi mesi (con un dvd in commercio) a proposito della Telecom. «Io sono un comico, non un profeta - dice Grillo - Sono una persona mediamente informata. E sono anni che grido contro la Telecom e contro la Tim, un caso macroscopico di delinquenza telefonica». «Ma ci pensate che dieci anni fa la Telecom aveva 30 mila miliardi di immobili e oggi non ha più nulla, solo debiti con le banche? E questo dopo che hanno tartassato gli utenti in tutti i modi: prima con i vari numeri a pagamento - i vari 144, 899 e 892 - Poi con mille altri trucchi, che so, facendo pagare i costi di spedizione delle bollette e tirando su in questo modo 50 milioni di ricavi all'anno, mentre le telefonate dovrebbero essere gratis, come in tanti paesi del mondo, visto che la rete era stata già costruita da anni, con i soldi dei contribuenti». Grillo su questi temi ha parlato recentemente anche con il presidente del consiglio. «Sapete che mi ha detto Prodi? Mi ha detto "sono sconcertato" e ha sgranato gli occhi. Come dire è una cosa pazzesca! Ma come è possibile che prima Gnutti poi Tronchetti Provera controllino l'azienda con l'1%, grazie a tutto il sistema di scatole cinesi, chiedendo soldi alle banche, intercettando mezzo mondo e pagando 400 euro al mese ai ragazzi laureati dei call center?» E pensare, dice ancora il comico, che il «Corriere» e gli altri giornali parlano di «riassetto», di «convergenze», di «nuove strategie», «quando i soldi sono spariti in stock options per i dirigenti.
Contro anche i consumatori
«Il riassetto di Telecom Italia e le ipotesi di scorporo di Tim, la gallina dalle uova d'oro accorpata solo un anno fa alla casa madre, destano sconcerto e preoccupazione». Lo ha dichiarato ieri il presidente Adusbef Elio Lannutti: «Il riassetto - spiega - rischia di peggiorare il servizio offerto che è sempre più qualitativamente degradato» e tutto ciò avviene, accusa Lannutti, «nel disinteresse totale dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni». L'Adusbef punta il dito contro il «paradosso delle privatizzazioni all'italiana, che hanno avuto l'unico effetto di far sostituire monopoli privati a quelli pubblici». Critica anche l'Adiconsum di Paolo Landi: «La decisione di Telecom di tornare alla situazione societaria precedente al 2005, scindendo Tim e vendendo la rete, è comprensibile solo alla luce della necessità di ridurre l'enorme debito accumulato (41 mld di euro)». Così Adiconsum secondo la quale «è ora necessario verificare le licenze a Telecom e a Tim per un'eventuale ricalibratura (canone, frequenze, servizio universale, ecc.)».
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