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Oltre i moralismi e le polemiche, le differenze di genere ci sono e restano

di Anna K. Valerio - 06/03/2016

Fonte: Barbadillo

gender_convegno_unidualità-1200x661Cari “fratelli dell’altra sponda”,

possiamo fermarci un attimo? Deporre i pregiudizi? Smetterla con i cori, gli striscioni, le urla, i gemiti e i guaiti sul web, e ragionare su quello che state chiedendo o pretendendo? Sulle implicazioni etico-politiche di certe vostre rivendicazioni?

Lasciamo stare la moraletta. Quella fate bene a schifarla. La schifo anch’io. La retorica è, sempre, ovunque, il peggior veleno. E l’inerzia è davvero il tossico della politica. Ogni tot anni ci dev’essere uno scatto di fantasia, di grande visione. Ma c’è fantasia e fantasia. Vedervi ingorgare le strade agitando piume di struzzo, con labbra evidentemente (tragicamente) maschili deformate dal rossetto, vedervi là, come clown di voi stessi, come Pierrot che si sforzino di sorridere: quella non è fantasia venuta a nutrire la politica. Purtroppo è farsa – e chi non ve lo dice in faccia o ha perso l’uso della vista (a forza di chiudere gli occhi), o è in malafede. O, più probabilmente, vi vuole sfruttare. È il caso di gran parte dell’intellighenzia patria, per cui voi siete carne da macello, numeri di copie vendute, click sul telecomando, ‘mi piace’ in una bacheca Facebook altrimenti disertata. Non ve ne siete accorti? Ammazzerebbero madre padre e sorella, certi campioni del politicamente correttissimo, per un ingresso nella cinquina dello Strega, per un incarico in RAI, per quattro soldi in più di diritti d’autore.

E quindi è ovvio che scrivano tutto il bene possibile di Carol, di The Danish Girl, magari segretamente ridacchiandone come ragazzini delle medie in gita.

Ve lo dico: neanche a me piace che, alle medie, alle elementari, il primo insulto che corre alle labbra sia “gay!”. Lo sapete che va così – no? Nonostante le foto profilo arcobaleno, nonostante Sanremo. La formula magica è sempre quella: “gay!”. È un problema. Perché se poi c’è qualcuno di voi lì in mezzo, ci soffre sì. I nostri ragazzi sanno essere tremendi. Più studiano, più perfidi diventano. Forse perché i politicanti se la sono dimenticata sullo sfondo, la scuola, vecchia decrepita, totalmente disarticolata rispetto al reale, e i ragazzi se ne vogliono vendicare. Vedete che non bisogna distrarre Roma con il ddl Cirinnà?…

Sarete d’accordo anche voi, fuori di retorica, sul fatto che tra le migliori intraprese consegnate nelle povere mani dell’uomo ci sia quella della generazione e dell’allevamento. È qui, su questo fronte, che diventiamo nemici. Voi pensate al vostro oggi, io penso al nostro domani, a chi subirà l’intossicazione che volete far diventare legalizzata. Adesso, drogati di falsità, di studio insensato, sottratti alla vera, complessa drammaticità della vita, i ragazzini già si insultano dicendosi “gay!” E domani? Quando dalla falsità della retorica si passerà direttamente alla contraffazione? La propaganda ‘gender’ non è altro. Lo sapete anche voi che i generi ci sono: sono evidentemente contrassegnati dalla natura. Sono un fatto. E voi lo vorreste negare. Per disperazione – ve lo concedo. Per esasperazione. Ma… le conseguenze? Riuscite a immaginarle?

Mettiamo ancora un po’ di confusione nei nostri ragazzi e avremo una mandria di alienati, di totalmente inetti. Già ora si vendicano dei fiumi di retorica che li travolgono con la brutalità, con il disamore di tutto quello che è bellezza, lucentezza, grandezza, magnanimità. Già ora non sanno più orientarsi tra i sentimenti. Lo vedete? Sono fragili, spersi, apatici. E poi piangono senza ritegno, si lamentano senza vergogna, cercano di trascinare tutto e tutti nel gorgo di disperazione che hanno dentro. Il loro firmamento etico è disgregato. Stanno dimenticando che cosa sia il pudore e perfino gli idoli di una certa mentalità borghese tristarella sono un miraggio, per loro: dignità, contegno. La dignità, che già è la miniatura dell’onore. Il contegno, che è la miniatura dello stile.

Voi avete, di solito, una certa sensibilità artistica. Ma lo sapete che alla bellezza non si giunge mai per strade in discesa? Che come minimo ci si spella le ginocchia, si incespica nei rovi, ci si schianta per terra morti di fatica e poi ci si rialza che quasi non si respira, sulla strada della bellezza? Lo sapete che bellezza significa dolore, prolungato, terribile? Che bellezza significa portare il peso del destino fino a sentire le ossa che scricchiolano? Non sto esagerando. Guardateli, quelli che l’hanno percorsa, la via eroica della bellezza. Così abbiamo avuto il Partenone (e il turismo internazionale, ahimè…). Così abbiamo avuto gli azzurri di Giotto. Così abbiamo avuto le Cantiche dantesche. Ridendo e scherzando, non si fa neanche una pagina di Topolino. Anche lì ci vuole l’affinamento, il “furore dell’esercizio”.

E così come si fa l’arte si dovrebbe fare l’uomo, nell’orizzonte di una grande politica. Il pericolo della vostra propaganda è invece che la gente, d’ora in poi, voglia andarsene solo per strade facili. Che cominci a pretendere solo soddisfazioni immediate, alleggerimenti delle responsabilità, diritti e non doveri. Non affoghiamoci tutti in una zuppa Campbell!

Fate una cosa. Tornate a casa. Mettete sul dischetto di cotone un po’ di struccante. Ecco. Già meglio. Nessuno vi impone di essere grotteschi per raccontarvi di essere liberi.

Lasciate stare i figli, che tentiamo di crescerli con almeno la consapevolezza di quello che è e di quello che non è reale. Ricavatevi i vostri spazi privati di piacere. Il piacere, il vero piacere, è per tutti clandestino – per noi come per voi. È lastricato di rinunce – per voi come per noi. Ritrovatelo, voi per primi, quel firmamento etico-estetico che si sfalda di fronte agli occhi dei nostri figli. Altrimenti la prossima barriera da abbattere non sarà più la differenza tra maschio e femmina, ma tra uomo e bestia. E poi e poi e poi… Lo sapete che quando l’uomo smette di fare miracoli può solo fare disastri, data la pena essenziale della sua condizione, che lo spinge continuamente a muoversi, ad agire.

La politica è la grande mandriana; è lei che ha l’incarico di mantenere l’uomo entro i confini della decenza. Per questo, adesso, è suo dovere dirvi no, farvi notare che vi siete fatti prendere la mano, ricordarvi che andare avanti per questa strada è un guaio per tutti, anche per voi, che magari tra un po’ verrete insidiati dalle pretese assurde di chissà chi.

È suo dovere contrapporre ai vostri dolori privati le urgenze che impone il disastro pubblico in cui siamo intrappolati. Se evitiamo di lasciarci distrarre dai problemi minori, potremo davvero pensare di occuparci della questione della generazione con l’intelligenza e la consapevolezza che richiede. È l’ambito di cui la politica dovrebbe ricominciare a occuparsi con più attenzione. Attualmente non c’è la minima consapevolezza di che cosa significhi davvero fare dei figli. Eppure i testi di Ayurveda già tremila anni fa avevano fatto luce sulla questione, consigliando tutta una serie di attenzioni psico-fisiche che andavano dal periodo prima del concepimento ai nove mesi della gravidanza, orientando l’uomo verso la “grande salute”. Chi ne ha esperienza sa che sono indicazioni di straordinaria efficacia e validità, che assicurerebbero un miglioramento notevole delle condizioni sociali complessive. Perché continuare a ignorarle, solo perché non si sa uscire dal sentiero arido del positivismo? Perché non fare della formazione in tale senso? Perché ritrarsi spaventati dall’ortogenetica, proprio oggi che c’è un bisogno estremo di persone dotate della forza sufficiente a invertire il corso degli eventi? Perché, poi, brutalizzare i bambini raccogliendoli per anni in strutture inadatte alla loro natura e irriguardose nei confronti della loro sensibilità? Perché tarpare le loro ali, o annodarle in un viluppo di sofisticazioni e menzogne?

Capite di quante cose dovrebbe occuparsi oggi Renzi insieme alla sua corte? Sono – quanti anni? – settantuno esatti che nessuno ci sta più pensando. E non dite che questo è Fascist pride…