Ragione e Vita: la tragedia secondo Nietzsche
di Alex Barone - 06/03/2016
Fonte: L'intellettuale dissidente
Nel 1872 veniva pubblicata una tra le opere più controverse, profonde e originali di Friedrich Nietzsche: “La nascita della tragedia”. Testo totalmente asistematico (privo di un ordine strutturante ben definito), caratterizzato da una prosa misterica e dalla capacità di penetrare nella profondità dello spirito umano nella storia. Con stile immaginifico, gravido di figurazioni mentali, con linguaggio sibillino, il giovane genio di Friedrich Nietzsche partorisce tutta la storia della genesi e dell’evoluzione dello spirito dei greci antichi e dell’arte greca stessa.
La pubblicazione dell’opera succede ad un lungo periodo di profonde meditazioni, di studi, di approfondimenti in campo filologico operati dal filosofo, culminati in una interessante analisi delle strutture profonde ed essenziali che guidano gli sviluppi della civiltà occidentale. È con atteggiamento profetico, con impostazione rivelatrice, da superuomo che rivela al mondo la verità delle cose nella loro purissima essenza, con continui rimandi alla classicità, che Nietzsche si erge ad analista dell’arte antica e della sua ragione d’essere, rivelandone tutta la sua trama metafisica, connessa con la trama ontologica dell’uomo e della sua vita tutta. Secondo Nietzsche, alla base dell’evoluzione dello spirito greco e, dunque, come ragione dell’evoluzione e del dinamismo della stessa, si animerebbero due istinti atavici contrapposti e destinati a fondersi in una sintesi perfetta: lo spirito apollineo e lo spirito dionisiaco.
Il primo è l’istinto razionale ed ordinatore, che impone le leggi e gli schemi del mondo, ostacolo al disordine dell’esistenza; è la volontà di cogliere nessi tra le cose , di moralizzarle, per sottrarle al pericolo della confusione e della disarmonia. È lo spirito armonico e razionale, quello del Dio Apollo, il Dio del lume. Il secondo, invece, è lo spirito che, per antitesi, accetta la vita nel suo essere disordinato, che si lascia guidare dall’ebbrezza passionaria dell’esistenza, con la sua istintualità primitiva. È lo spirito del Dio Dioniso, gaudente, irrazionale e orgiasticamente vitale. È l’impulso all’azione, contro lo statico ragionare, la volontà di accettare gli eventi nel loro essere tali, anziché modificarli e plasmarli , adattandoli agli schemi mentali. Rappresenta, forse, l’istinto più antico dell’uomo, quello che lo connette e lo tiene unito agli altri animali, quello delle pulsioni più profonde e nascoste.
In ambito artistico, lo spirito apollineo troverebbe piena rivelazione nella figura plastica (la pittura, l’architettura e la scultura), coraggioso tentativo di imprimere l’ordine razionale ed armonico tra le parti su materia inerte. Nella musica, invece, si rintraccerebbe l’essenza dionisiaca, magnifica esplosione di passionalità dinamica. La storia della civiltà greca (e quindi la radice della civiltà occidentale europea), espressasi in modo considerevole nel generare e produrre testimonianze artistiche, altro non sarebbe che la manifestazione di questo atavico scontro, di questa originaria lotta tra opposti, uniti e inconciliabili. La storia dell’arte greca, tutta guidata dall’alternarsi dei due istinti, si articolerebbe in quattro periodi della storia specifici che, partendo dall’originaria tendenza dionisiaca (espressasi nelle prime forme arcaiche, legate all’irrazionalità dei miti più primitivi) , passa per il periodo omerico (carico di un iniziale impulso raziocinante di matrice profondamente apollinea), per poi riprendere, in una terza fase storica, la passionalità della tradizione misterica dionisiaca, e infine culminare nell’arte dorica, perfetta espressione della plastica e razionale tendenza all’apollineo. Questo momento storico, di trionfo massimo dello spirito razionale, dell’esplosione del freddo calcolo e del bisogno di cogliere armonia in ogni cosa, in questo rifiuto totale di tutto ciò che non sia razionalmente catalogabile , sarebbe, secondo Nietzsche, la massima espressione della decadenza della civiltà greca. I greci, popolo che aveva saputo cogliere tutta l’ebbrezza vitale del mondo, entra, in questo momento storico, in una fase di apparente splendore ed in un decadimento totale dei sensi, in un appiattimento servile alla fredda logica (che annulla, di fatto, un elemento essenziale del vivere umano, ovvero l’istinto).
In questo periodo dell’arte greca si privilegi , infatti, l’ordine schematico, proponendo modelli artistici che producano armonia e scientifico ordine tra le parti. È il periodo razionalistico della storia greca, il cosiddetto illuminismo greco. Questa fase di razionalità eccessiva, di amore smodato per l’ordine e questo rifiuto della bellezza dionisiaca, tuttavia, secondo Nietzsche, troverà la sua fine, con quella fase dell’arte greca incarnata dalla cosiddetta tragedia attica, che saprà realizzare quella divina sintesi perfetta tra apollineo e dionisiaco, combinando ragione e sentimento in un’unica manifestazione dell’arte. È il cosiddetto “miracolo metafisico”, dove l’uomo greco, guidato dall’alta provvidenza degli dèi (sensibilissimi e sofferenti rispetto al decadimento della civiltà) sapranno valorizzare entrambi gli aspetti dell’esistere. Nella tragedia attica, infatti, ragione e sentimento, concetto ed azione, troveranno il proprio punto di maggior fusione, ed in essa Nietzsche coglierà la divina unione tra la plastica razionalità equilibrata e la passionaria dinamicità musicale. È il momento nel quale pensiero e parola , teoria e prassi riusciranno a coesistere, decretando il perfetto esistere della civiltà occidentale, per sempre guidata da questi due elementi profondi: lo spirito del l’ordine e quello della vita. Tuttavia, per il filosofo, quella degenerazione dello spirito, causata dall’aggressivo imporsi dello spirito apollineo su quello dionisiaco avrebbe determinato tutto il corso storico successivo della cultura europea, che, dal V secolo in poi, avrebbe assistito ad un progressivo rifiuto della vita e all’adesione al moralismo. L’unica via di salvezza, per l’autore, risiede nella musica tedesca a lui contemporanea, che offre la possibilità di far riemergere l’essenza di Dioniso, quello spirito della vita che accetta la vita stessa. L’opera di Nietzsche, tra critiche e reinterpretazioni, rimane, indubbiamente, uno tra i più grandi capolavori della storia del pensiero umano, capace di sfiorare gli sviluppi profondi dello spirito della nostra civiltà, con l’ambizione suprema di cogliere la matrice metafisica di tutta la storia umana. deve indurre a prendere coscienza di questo dualismo atavico che è, in effetti , esiste dentro di noi, e ci mantiene in questo stato di scontro tra la ragione e la vita.