Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Quando l’economia vince sull’uomo

Quando l’economia vince sull’uomo

di Alex Barone - 20/03/2016

Fonte: L'intellettuale dissidente


La finanza transnazionale, nell'era buia del villaggio globalizzato, s'impone sull'uomo distruggendo ogni legame, demolendo ciò che resta dello Stato sociale e della sovranità nazionale

  

La società occidentale odierna, specie quella europea, si sta avviando verso un processo di totale smaterializzazione del vincolo comunitario ed un ancor più totale smembramento di quello che è il cosiddetto “stato sociale”. Il progressivo procedere delle azioni politiche di stampo puramente liberista, dettate ed imposte dai vertici sommi di una struttura di potere composta da una fredda oligarchia burocratizzata e sempre meno legata alla volontà popolare, rivelano questo profondo stato di decadimento di quel regime volto a sostenere politiche sociali d’ampio respiro, fiore all’occhiello del sistema politico europeo del Dopoguerra.

Le dinamiche di sostegno e di sensibilità sociale , i meccanismi d’assistenza (in particolare sanitaria) e il diritto all’istruzione sembrano venire meno  nell’epoca neo- liberista, improntata a logiche d’austerità e di tagli verticali, volti a imporre il dominio della finanza sull’uomo. Si tratta di ripensare ad un sistema diverso,  fondato nuovamente sui principi della centralità dell’uomo rispetto alle fredde regole del mercato e dell’economia.  Il nostro tempo, infatti, è attraversato da un profondo mutamento di quelli che sono gli imperativi della politica, tanto che il potere politico ha sancito il proprio declino a tutto vantaggio della supremazia tecnocratica. Oggi, non sono più i governi nazionali a dettare le linee guida dell’azione programmatica, ma i principi dell’economia di mercato ed i valori di stabilità dei mercati e della finanza.

L’economia,  da semplice mezzo, è divenuto fine, e l’uomo, il soggetto, è divenuto l’oggetto per il raggiungimento di oscuri fini: quelli del compiacimento delle élite transnazionali. Gli esecutivi sono sempre più depauperati della loro capacità d’azione,  e la figura stessa dei capi è, ormai, relegata ad una mera formalità,  serva assoluta di meccanismi più profondi che sono incarnati dagli alti vertici dei sistemi sovranazionali.  Le cessioni di sovranità (compiute con una facilità ai limiti dell’assurdo) , la capacità di giustificare certi massacri sociali in nome delle necessità di un ordine economico contingente, e l’affermarsi di governi a direzione tecnica, confermano questa crisi della politica e del sistema sociale. Nel dibattito pubblico si cerca sempre di comprendere quale sia il modo per migliore per adeguare le scelte disumane della burocrazia di Bruxelles alla vita del soggetto, al fine di renderle più accettabili, e non si pensa, invece, a ridiscutere totalmente questo modello politico, per la creazione di un’Europa diversa, sociale, delle nazioni e dei popoli sovrani e fratelli. Il profondo mutamento delle società europee, e l’abbandono progressivo degli antichi vincoli comunitari che la caratterizzavano, è stata determinata dalle influenze continue della politica di stampo statunitense e le ingerenze della cultura atlantica sulla cultura del Vecchio Continente.

Si è giunti, repentinamente, ad una società interamente atomizzata, dove l’individuo non si concepisce più come soggetto con una propria indipendenza ed un proprio statuto ontologico, ma come soggetto totalmente divincolato da ogni forma sociale, ed interamente in grado di plasmare liberamente se stesso. In quest’ottica,  ogni possibile forma di connessione con l’altro viene a disperdersi, e l’intero rapporto sociale tende a dissolversi, rinchiudendo l’individuo in uno stato di estraneità rispetto al corpo sociale.  Nell’ambito educativo si coglie una crisi totale dell’approccio formativo,  e la cultura stessa non è  più fondata sui principi della valorizzazione autentica del soggetto,  ma da una confusa quantificazione dell’istruzione,  che, di fatto, impedisce l’autentica formazione umana. La tendenza, infatti, è quella alla modellazione di un individuo massa sempre più mero ingranaggio di un sistema di produzione illimitata ed accelerata, che non tiene più conto del dato spirituale della vita umana, ma adegua le sue esigenze di proliferazione ad una fredda industrializzazione totalizzante. È il trionfo del mercantilismo sopra ogni cosa, che ha decretato la fine della comunità e l’avvento di un globalismo economico-finanziario indiscriminato. In quest’epoca caratterizzata da un post- umanesimo spietato occorre, dunque, discutere questi nuovi falsi modelli, porsi dal cosiddetto “lato cattivo” della storia, invertire la tendenza e riportare la politica, e conseguentemente il popolo e l’individuo al centro della società , sottraendo il potere alle élite di tecnocrati che tutto vogliono fuorché il benessere sociale.