Perché Boeri nasconde le pensioni pubbliche
di Maurizio Blondet - 05/04/2016
Fonte: Maurizio Blondet
Il fotogenico presidente dell’Inps è tornato a suonare il suo ritornello: chiedere un contributo di solidarietà alle pensioni più alte. Quelle private, s’intende. Quelle pubbliche, mai. Boeri ci ha rivelato l’ultimo scandaloso privilegio che i conti Inps alimentano: 475 mila italiani percepiscono la pensione da 36 anni. A questi – che hanno il torto di essere ancora vivi – Boeri pensa di chiedere “un contributo di solidarietà” – però, leggo dalla stampa, “escluse le baby pensioni degli statali”.
Boeri esenta dal contributo di solidarietà gli statali che prendono la pensione non da 36, bensì da 43 anni. Sono statali quasi tutti: 425 mila. A loro la legge Rumor del ’73 consentì di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi un giorno se donne sposate, 20 anni, dopo 25 i dipendenti degli enti locali. Vent’anni di ”lavoro”, e quarantatré di ozio pagato, senza contare il secondo lavoro (magari nero) che probabilmente hanno fatto per ammazzare il tempo, sottraendolo ad altri. “Ci sono 16.953 fortunatissimi baby pensionati che si sono ritirati a 35 anni e che restano in pensione quasi 54 anni”.
Quanto è la loro pensione?
Prendono, in media, 1500 euro mensili. Un regalo totale in confronto ai contributi versati (o non versati affatto, da parte dello Stato loro datore di lavoro): in pratica, ricevono soldi senza copertura, pagati da noi. Quanti? noi contribuenti versiamo a questi ex pubblici 7,43 miliardi ogni anno.
Tanto ci costano: una mezza finanziaria annua. Oltre il 5% della spesa Inps per pensioni serve a coprire l’esborso per i baby pensionati.
Secondo Confartigianato, i baby-pensionati pubblici (8 su 10) e privati (2 su 10) costano allo Stato “ circa 163,5 miliardi, una «tassa» di 6630 euro a carico di ogni lavoratore” pagante. Il conto è presto fatto: siccome baby-pensionati ricevono la pensione per quasi 16 anni in più del pensionato medio Inps, la maggior spesa pubblica cumulata per gli anni di pensione eccedenti la media arriva già a 148,6 miliardi; poi si devono aggiungere i mancati introiti per contributi non versati dai baby-pnsionati del privato, e fanno altri 14,8 miliardi di euro. Così si arriva a 163,5 miliardi. Si tenga presente – per avere un dato di confronto – che la spesa complessiva annua per le pensioni è di 195 miliardi.
E non ci sono fra gli statali i pensionati minimi a meno di 500 euro mensili
Eppure Boeri ha preso cura di precisare che dai suoi progetti di tagli (contributi di solidarietà) “sono esclusi i baby-pensionati statali”. Perché? Potete immaginare il motivo: quelli sono una categoria potente, pericolosa e privilegiata. Appartengono all’Oligarchia Parassitaria e Inadempiente, intoccabile. Quella i cui stipendi aumentano anche quando quelli privati sono tagliati; che noi contribuenti dobbiamo pagare sempre più anche in questi anni di recessione, in cui un numero sempre maggiore di noi resta disoccupato. Insomma quelli che – come corpo – hanno in mano il Potere. Il potere che usano come una forza occupante nemica. Un corpo separato numerosissimo, con le loro famiglie, che forma un temibile blocco elettorale, che i politici compiacciono in tutti i modi che la loro demagogia escogita; e che come occupante di “posti”, se irritato o sfidato, può bloccare il funzionamento della società e dell’economia.
Sto esagerando? Fateci caso: L’Inps – che è governata di fatto dalla Triplice sindacale, ramo fondamentale del Parassita – pubblica e diffonde, in genere, solo le pensioni che ‘eroga’ ai privati; sulle pensioni pubbliche mantiene un delicato silenzio. Soprattutto, non dà mai ai media i dati pubblici e privati “insieme”, uno a fianco all’altro.
Chissà perché? Grazie ai nostri potenti mezzi investigativi e intellettuali, siamo in grado di avanzare l’ipotesi: per impedivi di fare confronti. Fra il vostro stipendio privato – se lo avete ancora – e il loro. Fra le loro pensioni e le vostre: quelle soprattutto rivelano la loro situazione di dominio su di voi e di privilegio scandaloso e indebito.
Perché? Perché un tempo la cassa di previdenza degli statali era una cosa a parte. Ma “è stata fusa nell’Inps a inizio del 2012 per evitarne la bancarotta”; scrive 24 Ore, “e ha portato un virus dentro le casse dell’istituto. Il virus è il deficit permanente della ex cassa pensione pubblica che perde a rotta di collo da anni”. Un buco “strutturale”, che è la causa prima della “voragine dei conti Inps”. Perché “ con la fusione nell’Inps le perdite e i disavanzi patrimoniali sono stati trasferiti e provocano le maxiperdite dell’Inps”.
Sono “trasferite” a chi, le maxi-perdite? A voi del settore privato, le hanno accollate: a voi pensionati del privato. Che avete pagato i contributi (notoriamente troppo alti) non solo per voi, ma anche per loro. Infatti, i contributi dei pubblici “ non sono mai stati sufficienti a coprire le spese per pensioni, che tra l’altro rispetto al comparto privato sono assai più elevate come importo – Prestazioni che salgono a una velocità ben maggiore della crescita dei contributi”.
Di per sé, la vostra previdenza sociale, di voi privati, sarebbe in pareggio. Se l’Inps è in perdita di 9 miliardi l’anno, sapete chi ringraziare.
Vediamo: di quanto le pensioni pubbliche sono superiori a quelle dei privati?
Pensioni dipendenti pubblici: 1.772 euro, +72% su privati.
“Le pensioni vigenti dei dipendenti pubblici nel 2015 valgono in media 1.772 euro al mese, circa il 72% in più rispetto a quelle medie dei lavoratori dipendenti del settore privato (1.026 euro)”.
Capito?Voi pensionati privati prendete in media 1000 euro, e loro 1770. Anzi, la differenza a loro favore non fa’ che aumentare: “ Sulle nuove pensioni liquidate nel 2015 la differenza è tra 1.872 euro per i pensionati pubblici e 1.012 euro per i privati”. Notate che i pubblici dipendenti maschi superano i 2.200 euro mensili. Non male, vero? Tutto a spese vostre, perché loro non hanno pagato i contributi per meritare un simile premio.
La sua pensione supera la vostraCome si spiega la grande differenza? Dice 24 Ore: “con le carriere meno discontinue e più lunghe dei lavoratori pubblici”: ovvio, sono inamovibili e illicenziabili, se ci si prova il Tar del Lazio e la Corte Costituzionale li reintegrano nei loro privilegi, “e con le retribuzioni medie più alte rispetto al settore privato”.
Ci sono casi-limite come questo:
“96% pensioni tranvieri superiori a contributi”
Dai dati Inps pubblicati emerge anche che il 96% delle pensioni degli autoferrotranvieri è superiore a quanto si avrebbe avuto sulla base del calcolo contributivo. Nel 2015 il fondo trasporti, soppresso nel 1996, avrà un deficit di 918 milioni di euro e un debito di 19,8 miliardi”.
Ma quante sono, insomma, le pensioni dei privilegiati del pubblico impiego? “Le pensioni erogate dall’Inps Gestione Dipendenti Pubblici al 1 gennaio 2015 sono 2.818.300. La spesa complessiva ammonta a quasi 65 miliardi di euro, in aumento dello 0,75% rispetto all’anno precedente”.
Sora Ilva adesso è in pensioneUna spesa in bancarotta strutturale, che viene accollata a tutti noi: “Se si mettono in fila i bilanci dell’ex Inpdap si scopre che le perdita sono state di ben 110 miliardi negli ultimi 10 anni. Un colabrodo. Con lo Stato che ogni anno interviene a ripianare il buco miliardario”, ma solo in parte.
Capito o no? Se il”costo del lavoro” privato in Italia è troppo alto, se rimanete “meno competitivi” mentre voi siete pagati meno degli altri europei – la famosa forbice tra quel che ricevete netto in busta paga e quel che paga il datore i lavoro, quasi il doppio –, è essenzialmente perché pagate i contributi anche per gli statali. I quali occupano il tempo, quando sono in ufficio e quando non timbrano il cartellino per i colleghi assenti (uno su tre), a intralciare la vostra attività produttiva in tutti i modi che riescono ad immaginare. Ossessionati dal controllo su di voi, evasore fiscale potenziale – vi controllano perché sospettano che non li pagate mai abbastanza, che nascondiate qualcosa per voi dei vostri guadagni invece che versarli al Fisco, la greppia da cui si servono a man bassa.
Non ci sono statali né regionali o comunali, fra i 2,6 milioni d “minimi” a meno di 500 euro mensili. Queste gioie spettano solo ai privati. Ora, ricapitoliamo: i 425 mila baby-pensionati statali hanno una pensione media di 1500 euro da 40 anni. I pensionati pubblici, di oltre 1700 – che è il 72% in più di quel che prendono i pensionati privati in media. Non sarebbe giusto chiedere a loro un “contributo di solidarietà”? Un atto elementare di giustizia sociale?
Invece non si osa. Questa categoria s’è conquistata il privilegio di inamovibilità, illicenziabilità, ed aumento automatico degli stipendi,qualunque cosa succeda al paese. Il paese è da otto anni in recessione, poi in depressione grave, ma loro ogni tanto scioperano perché vogliono l’aumento. E nessuno cerchi di appurare quanto lavorano, quanto sono produttivi o improduttivi: hanno vinto o’concuorzo, e tanto basta.
Certe volte, nei miei sogni più folli, mi immagino di essere un riformatore, e avanzo la mia riforma più audace: una legge di un articolo, che dice: “Gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici dipendono dall’aumento per Prodotto Nazionale Lordo. Sono passibili di diminuzione nella percentuale in cui il PIL, eventualmente, decresca”. Siccome il Pil, dal 2008, è sceso del 25%, gli statali si vedrebbero decurtare gli stipendi di altrettanto. Con questa “riforma”, spererei di rendere i dipendenti pubblici co-interessati al miglioramento dell’economia generale, ansiosi per i disoccupati del settore privato, per le fabbriche che chiudono; insomma di renderli solidali al comune destino, interessati al bene comune – dal quale oggi si sentono estranei. Come, appunto, una forza d’occupazione nemica.
Ma ve lo dico prima io: quella riforma è follemente impossibile. Non si troverebbe mai in Parlamento una maggioranza per attuarla e sfidare così il potere della Casta. Pensate che siccome il 62 per cento dei baby-pensionati pubblici sono nel Nord Italia, la Lega Nord si è sempre opposta a risanare quel bubbone di parassitismo. Del resto la moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, gode del privilegio in persona. Come insegnante è andata in pensione a 39 anni, nel 1992.
Così, come sempre, il “contributo di solidarietà” lo faranno pagare a voi. Pensionati o contribuenti Inps privati. Ha cominciato con questa storia dei 475 mila che prendono la pensione da 36 anni, dimenticando che ci sono 425 mila ex statali che la prendono da oltre 40; e adesso dicono che taglieranno un po’ “le pensioni più alte”. Ora, sulle pensioni alte, il prelievo aggiuntivo l’hanno già messo: del 6 per cento su quelle tra 91.300-150 mila euro annui lordi, del 18% su quelle superiori a 200 mila annui lordi. Escluse sempre le pensioni pubbliche, perché loro hanno vinto o’concuorzo.
Ma sapete quanto rende a questa sovrattassa? 12 milioni di euro l’anno. Una miseria, una briciola per quelle fauci insaziabili. Basta pensare che solo le due Camere – ossia la testa del Behemot, con i barbieri a 120 mila euro, e il noto bar ristorante di cui i deputati non pagano nemmeno i caffè – costano 1,5 miliardi annui. Non milioni, miliardi. Ossia mille volte di più della sovrattassa sui pensionati ricchi privati. Abbiamo ancora molto da “contribuire”. Siate solidali, con lorsignori.