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Quinto potere

di Gianfranco La Grassa - 15/09/2006

A me piacerebbe scrivere con tanta calma, senza travasi di bile, però “questi qui” provocano in continuazione. Adesso stanno procedendo all’occupazione della RAI, dopo aver tuonato contro l’invasione massmediatica di Berlusconi. Soprattutto però, ancora una volta, non è semplicemente l’occupazione di ogni spazio di potere a indignare, ma l’ipocrisia di “questi qui”. Riotta è il più fottuto filoamericano e filosionista che si possa immaginare; lotta per il primato in quest’ambito con Magdi Allam (Corriere) e con Introvigne (Giornale). Chi l’ha visto in TV e ha letto i suoi articoli, anche recentemente durante la guerra in Libano, non può non sapere come la pensa questo autentico “americano” (adesso sicuramente “a Roma”, ma meno simpatico di Nando Mericoni-Sordi). Non ho alcuna predisposizione per un Mimun, ma sono certo che non è così fazioso e forsennato come Riotta; a volte, sembra perfino più invasato di Guzzanti o della Dell’Olmo (la moglie di Ferrara, se non erro).

Allora, il problema è il seguente. Per rabbonire le “estreme” e tenere in piedi l’accozzaglia che s-governa, ci sono personaggi alla D’Alema che recitano la parte dei “saggi”; un colpo al cerchio e uno alla botte. Gli israeliani hanno “esagerato” nella loro reazione alle “provocazioni” degli Hezbollah, ma certo il loro paese ha “diritto all’esistenza”; non si può negare il “diritto” dell’Iran ad avere l’energia atomica, ma certamente bisognerà sanzionarlo se pretende di costruirsi la “Bomba”. E via di questo passo, un po’ di qui e un po’ di là. Quando si arriva al dunque, e sono da assegnare le poltrone del potere (in particolare nei mass media), “basta scherzare”: occorre un rigoroso allineamento filoatlantico, che non è preteso solo da Bush, ma anche da un qualsiasi democratico che possa in futuro assumere la presidenza degli USA. Francamente, non vedo come si possa valutare con calma e flemma inglese un simile comportamento; si è di fronte ad ipocriti, ma questo è proprio il minimo da dirsi.

Ultima notazione: l’UDC ha approvato la scelta di Riotta, definita “saggia”; ormai è sempre più vicino il “salto della quaglia” di queste “brave persone”, aspettiamo solo la finanziaria.

 

Non diversamente va detto per quanto concerne la polemica nata in base alle ultime vicende relative alla Telecom. Nessuna simpatia per Tronchetti, e nessuna particolare stima; non c’è dubbio che faccia parte, a pieno titolo, dell’italiano “capitalismo straccione”. Vorrei che qualcuno si ricordasse quello che ho scritto più volte in passato a tal proposito; del resto, nel libro che uscirà fra qualche giorno, ribadisco il concetto; e Tronchetti – ma anche, a questo punto, Montezemolo e Della Valle e l’apparato bancario al completo e tanti esperti e consulenti vari – fa parte di quei “dominanti” che stanno devastando il nostro paese. Ciò che è intollerabile è che il Governo, e Prodi in particolare, alzino ipocritamente alti lai.

Partiamo da lontano, da quando il sig. Prodi, presidente dell’IRI, tentò di svendere la SME a De Benedetti e fu bloccato da Craxi (non credo per “nobili” motivi, ma non importa); dopo appena due anni, dalla vendita della SME (sia pure a pezzi) si ottenne il quadruplo di ciò che avrebbe pagato De Benedetti. Lascio al lettore ogni commento, che è tuttavia obbligato se tale lettore ha un minimo di onestà e non è solo animato da tifoseria e partigianeria preconcetta in favore di questo “parroco di campagna”, trasformato in premier da elettori di cui non si può dire bene. Ricordo solo di passaggio le sue sedute spiritiche in occasione dell’affaire Moro, altro biglietto di presentazione che, in un paese minimamente serio, avrebbe impedito qualsiasi carriera politica ad un simile personaggio (per quanto mi riguarda, ritengo grave che gli sia stato permesso di insegnare all’Università, ma tenuto conto di che cos’è quest’ultima in Italia, ammettiamo pure che potesse restare in quel posto). Ricordiamo ancora tutte le privatizzazioni, iniziate in Italia – sempre se i ricordi mi assistono – nel 1994, in particolare per “merito” del duo Ciampi-Draghi (l’ex vicepresidente della Goldman Sachs e attuale Governatore della Banca d’Italia), e portate avanti dai Governi di centrosinistra (da Dini in poi). Ricordiamo ancora la scalata alla Telecom da parte di Gnutti e Colaninno, favorita dal Governo D’Alema, e di nuovo dal suddetto Draghi (per non partecipazione ad una certa assemblea, ecc.). Da allora cominciò l’enorme indebitamento della Telecom (ulteriormente aumentato dal pasticcio relativo all’acquisto-rivendita della Telecom Serbia, su cui è stato tutto insabbiato).

E veniamo all’oggi. Come ho già sostenuto in altri pezzi, mentre l’improvvisa – e mantenuta segreta fino all’ultimo, perfino agli elementi dirigenti del S. Paolo vicini ai DS – fusione che ha portato alla SanIntesa non ha sollevato scandali, il can can sulle scelte della Telecom ha del sorprendente, visto che se ne parlava da giorni. Può essere che Prodi si aspettasse qualcosa di più vicino agli interessi che difende, ma la scissione in due società, invece che in tre così come si diceva in un primo tempo, non mi sembra aver alterato nel fondo le direttrici di marcia preannunciate. Non mi lancio in illazioni, ma è evidente, conoscendo chi è Prodi dagli eventi precedentemente riferiti, che deve esserci qualche dettaglio (importante) della faccenda non proprio favorevole alle sue posizioni di potere. E il can can monta per far “rinsavire” Tronchetti sempre in funzione del potere dei gruppi finanziari “amici” del Governo e, in particolare, del suo premier. Dico amici per non dire padroni.

Capiremo meglio nel prossimo futuro; tanto le liti vanno aumentando. Voglio invece qui rimarcare ancora una volta l’ipocrisia di questa sinistra (o, se si preferisce, centrosinistra). Non solo per quanto appena scritto: si forma all’improvviso (per la popolazione, intendo dire, perché i potenti lo sapevano da tempo) una grossa concentrazione di potere finanziario (per fortuna non quella peggiore, non una CapIntesa con tentacoli verso Mediobanca e Generali), e il sig. Prodi, e tutto il centrosinistra (ma anche l’altro schieramento), applaude e dice che si tratta di una buona cosa. Mentre nel caso Telecom ci si scatena per cose risapute, anche se certamente non avvenute come piaceva a qualcuno. Si pensi però soprattutto al tema dell’italianità. Ci hanno stonato la testa – e pure da sinistra, sia ben chiaro – sui vantaggi della globalizzazione e del libero mercato. Ci hanno rotto le scatole con i meriti – e questi se li è presi tutti la sinistra – dell’averci portato in Europa, di aver fatto l’euro (con dei bei risultati!). Si è attaccato a spron battuto Fazio per aver appoggiato soluzioni italiane – trattate da micragnose, arretrate – in occasione di recenti, ormai ben note, scalate bancarie.

Questi attacchi sono venuti soprattutto da sinistra, certo con l’orchestrazione di Montezemolo, Tronchetti e l’intero patto di sindacato della RCS (che comunque ha poi indicato di votare a sinistra con l’editoriale di Mieli). Improvvisamente, appena Benetton vuol fare patti con gli spagnoli dell’Abertis (che può essere mascherino il passaggio di controllo di Autostrade), e quando si teme che Tronchetti voglia vendere i telefonini a qualche straniero (che potrebbe essere un europeo), si rispolvera l’italianità. Ma non ci avete illustrato i vantaggi dell’entrata in Europa? Non ci avete edificato con l’insulso tema dell’impulso che allo sviluppo generale avrebbe dato la globalizzazione dei mercati, la libera circolazione delle merci e dei capitali? Avete detto una parola quando l’amico (di Prodi e sinistra) De Benedetti – quello dell’affare SME – dopo aver distrutto l’Olivetti, ha annientato pure l’Omnitel (telefonini come la Tim!) e l’ha venduta alla tedesca Mannesmann (che poi l’ha ceduta all’inglese Vodafone)? Tutti passaggi in Europa e nel libero mercato. Non li avete forse approvati? E adesso che fate, difendete l’italianità? Come vedete, “questi qui” provocano, si attirano sequele infinite di insulti. Ma starò calmo e ricorderò solo il motto di Totò: “Ma mi faccia il piacere!”.

Del resto, non me la prendo tanto con i politici e gli intellettuali di sinistra. Credo di conoscerli bene, li ho frequentati a lungo; sono “tremendi” e corrotti ad un grado che dà la nausea. Comunque, sono fatti così e non possono cambiare; bisognerebbe solo impedir loro di nuocere così tanto. Capisco anche i poveri lavoratori dei più bassi livelli esecutivi, sempre più bastonati e magari anche precari; si affidano ai sindacati senza accorgersi che sono molto simili ad “associazioni criminali”, buone solo per arrivisti. L’irritazione più acuta la provocano i ceti semi-intellettualizzati (si pensi agli insegnanti, ma ce n’è una congerie di altri con mille lavori del tutto improduttivi, veri “nani e ballerine” dell’attuale sinistra), che escono in gran parte dal ’68 o, ancor peggio, dal ’77 o anche generazioni successive. Si tratta di ceti politicamente incolti, con il cervello distrutto dall’egualitarismo, dal multiculturalismo buonista, dal laicismo “aperto” (a tutte le peggiori idiozie del mondo), ecc. E poi sono tutti antimeritocratici, ma abili nel manovrare e coltivare le “giuste amicizie” (di sinistra ovviamente) per infilarsi in tutti i posticini, in specie laddove corrono fiumi di finanziamenti pubblici (di Stato ed Enti locali), letteralmente sprecati – invece che servire a ricerca e investimenti di vasto respiro – per iniziative pseudoculturali e ludiche che danno reddito a questi “fancazzisti”, ma impoveriscono il paese (anche di intelligenza vera).

 

Concludo con questa notazione. Almeno la destra è a suo modo coerente nel suo essere reazionaria: filoamericana e filosionista ad oltranza; e neoliberista senza resipiscenze. Se dice che è per le imprese militari all’estero, alla fin fine vota anche quelle del centrosinistra, malgrado certi bronci. Se è per il mercato, lo è che si tratti della fusione SanIntesa (fatta dai padroni, e padrini, di Prodi) o delle operazioni della Telecom. La sinistra è invece sempre “a geometria variabile”, a seconda degli interessi di quel particolare momento e di quella sua particolare corrente interna. Quindi è ipocrita, falsa e bugiarda su tutta la linea. E la sinistra “estrema” è forse la peggiore; si maschera con l’antimperialismo, con il conflitto capitale/lavoro, ma appoggia “questi qui”, li copre in tutti i modi. Ecco perché è difficilissimo non perdere la pazienza e non colmare questa gentaglia dei più infamanti epiteti. In ogni caso, è necessario rompere con questa sinistra. Vorrei che certi comunisti ancora seri lo capissero infine. Non si tratta del meno peggio; in questa congiuntura storica, e in tutta evidenza, è il nemico principale, perché corrompe tutto, distorce tutto con le sue menzogne, presenta un variegato ventaglio di complici che assumono tutte le posizioni onde impedire che si formi una forza a loro veramente avversa. Adesso stanno comprando anche l’UDC, così il ventaglio degli infami sarà ancora più ampio, corruttore, coperto dalle menzogne multicolori (arcobaleno!).