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E' tornato l'homo religiosus, e ha la verità dalla sua

di Fabrizio Fratus - 18/04/2016

Fonte: IlTalebano


Secondo R.Guenon,”l’individualismo è la negazione di ogni principio superiore all’individualità,e la riduzione della civiltà ad ogni suo dominio e a ogni suo elemento puramente umano”.

Entrati nella post-modernità, la modernità pienamente realizzata e quella visione per la quale tutte le tradizioni occidentali (cristianesimo, illuminismo ,marxismo ,idealismo) sono “morte” e secondo la quale viene meno la possibilità di arrivare ad una verità oggettiva e che per ultimo pone l’unico orizzonte di senso  possibile nel turbo capitalismo egoista  espressione dell’esito secolarista della modernità.

La sovrastruttura del capitalismo pienamente realizzato (Preve) è: liberista in economia, liberal-progressista in senso socio culturale,  relativista in senso filosofico, a livello geopolitico tale visione  è atlantista-unipolare la quale si manifesta nella post-democrazia tecnocratica sovranazionale (Crouch) .

L’alternativa comunitarista, a livello filosofico esistenziale, la potremmo far risalire al famoso testo di Mac Intyre “Dopo la virtù” (1982). Secondo il pensatore comunitari sta ci sono due modi di fare filosofia: uno che mette a capo Aristotele l’altro che mette a capo Nieztche.

Più recentemente il filosofo torinese Costanzo Preve rifacendosi  ad Aristotele elabora il comunitarismo riscoprendo la Grecia classica e la sua tradizione filosofica  veritativa e comunitaria. È interessante notare che il termine comunitario compare in Italia con l’opera di Tommaso de Maria che si rifà alla dottrina sociale cattolica. Se ne può dedurre che sia l’esperienza greca che quella cristiana sono l’espressione europea dell’homo religiusu che è fondamento del comunitarismo.

Un’ottima definizione di homo religiosus la troviamo in Il sacro e il profano (1956) di Eliade che dice: “l’homo religiosus crede sempre nell sistena di una realtà assoluta: il Sacro, il quale trascende questo mondo ma che in esso si manifesta e che quindi lo santifica e lo rende reale”

Secondo il grande storico delle religioni Mircea Eliade (1907-1986), che potremmo inserire nel nostro pantheon comunitari, in quanto uno dei protagonisti nel xx secolo di quella rottura degli schemi legati ai paradigmi scientifici, positivisti e culturali della modernità, alla base del comunitarismo vi è la concezione dell’Homo religiosus, che, rappresenta una costante nella storia dell’umanità. L’aspetto meno noto ma oggi tra i più importanti è che Mircea Eliade  è stato quello di critico della modernità e delle storture antropologiche e culturali da esse prodotte. Eliade non consegna l’homo religiosus a un passato più o meno lontano, ma ritiene che l’uomo è sempre homo religiosus e, se gli si toglie l’orizzonte della Trascendenza Rivelata, inevitabilmente si fabbrica forme spurie ideologiche, filosofiche, scientifiche di “sacro”. Oggi osserviamo che l’idolatria più diffusa è proprio quella dell’individualismo più estremo non solo disgregante ma anche disumanizzante.