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Il fallimento di Nietzsche

di Davide Dato - 21/04/2016

Il fallimento di Nietzsche

Fonte: Il Talebano

Nietzsche probabilmente impazzì per questo: si rese conto che quello che agognava per l’essere umano potesse essere un eterno tramonto cui mai seguitasse l’alba agognata. L’Europa di oggi, infatti, continua a tramontare. Il tramonto di Oswald Spengler e quello anche ironicamente descritto nelle pagine del Viaggio di Louis Ferdinand Céline, ritraggono perfettamente l’opulenza della classe media, noiosa e annoiante.

Effettivamente l’idea di un uomo che “possa” e “debba” oltrepassare i limiti del vecchiume ricorre già in epoca umbertina. Probabilmente questo lo sapeva D’Annunzio che racconta vizi e virtù di personaggi ai limiti del grottesco e del parossistico: l’Europa di oggi è proprio quel tramonto iniziato all’inizio del ‘900 e allungatosi fino ai tempi odierni. La cavalleria barocca ha lasciato spazio ai messaggi su whatsapp, i duelli agli scontri razziali ormai impazziti per le strade di ogni città (iniziando dal “ratto di Colonia”). Le Elonora Duse dalle chiome fulve e ribelli lasciano spazio alle Maria Elena Boschi che tentano di nascondere le procacità viziose dietro discorsetti politici. Dico discorsetti perché, prima, o poi, gli scandali vengono a galla. L’uomo odierno continua a “volteggiare ebbro tra ciò che non merita di essere conosciuto” (Othmar Spann), passando da una dimensione edonistica (quella della società di D’Annunzio e Nietzsche) a un’altra che non la delude.

Il sogno di Federico era la “liberazione” dagli “idola tribus” che affliggevano la mente dei suoi contemporanei. Per fortuna del nostro filosofo – dispiacere nostro – molte delle istituzioni e delle figure metafisiche che lo tormentavano sono tramontate per davvero. Nietzsche criticava aspramente le bibite di sangue, preoccupato del buonismo cristiano. “Il sangue”, di cui parlava Nietzsche, se non è divenuto Coca Cola, sicuramente è stato allungato con l’acqua. La Chiesa di oggi, per tornare in tema di tramonti, è decadente come l’intera società. Asseconda laddove il governo mastica mostrando mollezza e flessibilità, concetti che mal si sposano, per ovvietà cartesiane, con le nozioni di “dogma” che sono in seno ad una fede ormai sempre più flessa.

La società di oggi, quindi, sembra sicuramente tramontata, come apostrofavano i grandi che abbiamo citato, ma è certamente ancora lontana dall’essere accolta dalle luci dell’alba. L’uomo di oggi è stato liberato da una catena, quella della fede e della presenza di un’istituzione secolare per essere messo al guinzaglio delle mode consumistiche. Nietzsche non poteva immaginare, infatti, che dopo la minaccia egualitaria in ambito spirituale sopravvenisse una minaccia assai più concreta in ambito economico. Come segnalava sagacemente Gomez Dàvila nei suoi scritti, “la Bibbia è stata sostituita dalle immagini televisive, dalle marchette e da Marylin Monroe”. La fede dell’uomo odierno, quella che il filosofo di Rocken voleva sostituire con la “Volontà”, è diventata la moda. La preghiera dei nostri coevi è una recita di formule pubblicitarie e di spot virtuali. Appare evidente dunque, che la “minaccia” cristiana sembra essere stata sconfitta, ma una volta rastrellatane l’essenza e svuotatala di contenuto, al nostro secolo sembra restare una fede assai più radicata e malevola: il vizio del consumismo.