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Il ‘nostro’ Mario Draghi non è per niente nostro

di Giovanni Pucci - 22/04/2016

Il ‘nostro’ Mario Draghi non è per niente nostro

Fonte: voluntaseuropae

 

La recentissima schermaglia dialettica tra il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble e il Presidente della Bce Mario Draghi a proposito della politica monetaria tenuta dalla Banca centrale europea ha infiammato i cuori degli esponenti dell’area ‘nazionale’ nostrana e di buona parte dell’opinione pubblica italiana cosiddetta euroscettica. Infatti se il tedesco ha sostanzialmente accusato l’operato della massima istituzione finanziaria continentale di scarsa incisività (per inciso il Quantitative Easing ha generato solo lo 0,7% di inflazione) Draghi ha risposto piccato che “noi (la Bce n.d.a) obbediamo alla legge, non ai politici”. Applausi a scena aperta da parte dei ‘cuori tricolori’ e da chi ritiene l’Ue la causa di ogni male (i quali evidentemente non colgono la contraddizione di stare dalla medesima parte di uno dei pilastri portanti della stessa Ue, ma tant’è…): nella loro immaginazione ecco il ‘nostro SuperMario’ ergersi a difensore delle economie più deboli (quella italiana in primis) dell’eurozona contro la secolare tracotanza teutonica, rappresentata dal cattivissimo Schauble.

Niente di più lontano dalla realtà di questa ricostruzione. Primo, come ha ricordato a chi c’era Lorenzo Bini Smaghi (membro del comitato esecutivo della Bce dal 2005 al 2011) in una conferenza tenuta alla Luiss il 20 aprile dal titolo ‘Riforme o declino? La sfida della secular stagnation all’Europa’ il ‘nostro’ Mario Draghi non è affatto nostro. Aldilà di ogni pia illusione in merito chiunque (sia esso di cittadinanza tedesca, italiana, francese o finlandese) ricopra la carica di Presidente dalla Bce si comporta da banchiere centrale e basta, posto (ma è tutto da verificare) che prima di tale incarico abbia mai agito in nome dell’interesse nazionale. Quando parliamo di cariche di tale genere, alle  quali assurgono solo elementi di provata fedeltà al sistema global-occidentale, non ha davvero più senso il fatto che quell’individuo in questione abbia in tasca un passaporto anzichè un altro. E continuare a cullare tali velleità è indice di un provincialismo da veri sprovveduti.

Il punto è un altro ovvero che le constatazioni di Schauble non sono peregrine. Come detto il quantitative easing e i tassi d’interesse a zero sono stati pannicelli caldi. Dalla secular stagnation se ne esce solo e definitivamente volando alto. Draghi ha detto che lui non risponde alla politica. Ed è proprio qui il problema. Lungi dall’essere un merito il non rispondere ad una volontà politica significa fare l’interesse dei privati che controllano la Bce (ricordiamo a tutti che le principali banche nazionali europee, tra cui la Banca D’Italia, che controllano la Bce sono a loro volta banche private). Ancora una volta la questione è che un potere politico europeo in grado di esprimere una direzione alla politica economica della Bce non c’è e finche non ci sarà pesteremo l’acqua nel mortaio. Sfide epocali come l’invecchiamento ed il calo demografico della popolazione (e il sempre crescente peso economico della previdenza che ne deriva), l’indebitamento, le disuguaglianze sociale e il rapporto risparmio/investimenti devono essere affontate e risolte solo a livello comunitario. Per questo è necessaria un’unione politica che porterebbe con sè un’unione fiscale e i tanto agognati eurobond, riflesso di un’Europa che si muoverebbe di concerto sul piano interno e sullo scacchiere mondiale. Questi sono i temi che andrebbero incalzati da una classe dirigente che si vuole realmente alternativa a quella esistente. Altrimenti si resta ad agitare una bandiera alle spalle di chi, da tempo, non la riconosce più.