Il neodarwinismo è una religione
di Fabrizio Fratus - 29/04/2016
Fonte: Voce d’Italia
Dott. Fabrizio Fratus, sono passati 10 anni dalla sua prima iniziativa antievoluzionista tenutasi al liceo scientifico Vittorini di Milano. In quell’occasione tre studiosi spiegarono perché per loro la teoria di Darwin non era scientifica: è cambiato qualcosa da allora?
È cambiato moltissimo. Al liceo Vittorini parlarono il ricercatore dell’università di Padova Ronald Nalin, il professore di scienze naturali Fernando De Angelis e il medico Mihael Georgiev, poi divenuto uno dei massimi esponenti nella lotta alla teoria neodarwinista in Italia. Con l’assemblea studentesca organizzata in collaborazione con alcuni studenti si è aperto il vaso di Pandora, dimostrando che la teoria di Darwin non è per nulla una teoria valida scientificamente, è piena di falle ed è sostenuta soprattutto per motivi ideologici. Non si capisce come si possa sostenere che noi si discenda da un qualcosa che non si sa da dove sarebbe nato e come si sarebbe sviluppato. Da quel primo evento se ne sono susseguiti a cascata molti altri.
In sintesi ciò che lei sostiene è che il darwinismo funga da giustificazione ideologica per la costruzione di un certo tipo di società: è corretto?
È così. Per comprendere il discorso si deve tornare all’origine della teoria quando Darwin la propose, si deve comprendere il periodo storico: a metà del ‘700 la rivoluzione industriale e a fine secolo quella francese, l’affermazione della scuola di pensiero di S. Simon e Comte, la nascita delle scienze sociali e colonialismo… Tutte questioni che vanno inquadrate in un’ottica di società materialista cui Darwin è servito. Non dobbiamo poi dimenticare che egli era figlio di un pastore anglicano e aveva seguito studi per diventare pastore: chi meglio di lui per sostenere che ogni ipotesi trascendente della vita non esisteva? Questo fu il primo passaggio. Arrivò poi H. Spencer a coniare il termine evoluzionismo (Darwin parlava solo di trasformazione) e inoltre creò il modello specifico a cui oggi facciamo riferimento, un modello sviluppatosi partendo dalle ipotesi di Darwin per cui si crede che tutto sia migliorabile. Il progresso di cui si sente tanto parlare ha origine nella teoria di Darwin: esso va sostenuto perché è la strada per giungere alla migliore condizione possibile. In realtà gli studi dimostrano il contrario: noi viviamo in una società che non ha migliorato realmente la qualità della vita e tantomeno la sua durata effettiva (basti guardare un qualsiasi libro e verificare quando morivano i filosofi al tempo di Pitagora). Ma il discorso è molto lungo e complesso, per concludere su questo argomento vorrei specificare che in relazione all’ipotesi evoluzionista noi siamo frutto del caso e come tale non siamo differenti da nessun tipo di animale: è partendo da questo assunto che, a mio avviso, si legittimano aborto, eutanasia ed eugenetica
Ma davvero non vi sono prove a sostegno della teoria di Darwin?
Questo è il fatto più interessante: prove concrete non ve ne sono per nulla. Basta leggere le dichiarazioni degli stessi evoluzionisti per averne dimostrazione: la più chiara è sicuramente quella del genetista di Harvard Richard Lewontin, che ha scritto: “Noi difendiamo la scienza nonostante l’evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni e la tolleranza della comunità scientifica per delle favole immaginarie […] perché abbiamo un impegno materialista aprioristico […] Non è che i metodi e le istituzioni della scienza ci obbligano ad accettare una spiegazione materialista dei fenomeni, ma al contrario, siamo costretti dalla nostra adesione aprioristica alle cause materiali […] Questo materialismo è assoluto, perché non possiamo permettere l’accesso a Dio”. Ecco quanto è valida scientificamente la teoria di Darwin. Ma prendiamo anche un altro importante scienziato evoluzionista, colui che è stato importantissimo nel processo contro l’insegnamento dell’Intelligent Design nelle scuole americane, ovvero il prof. di filosofia e zoologia M. Ruse: “L’evoluzione viene promossa dai suoi praticanti come più che solo scienza. L’evoluzione viene promulgata come un’ideologia, una religione secolare, una completa alternativa al cristianesimo, con significato e moralità. Sono un evoluzionista fervente ed ex-cristiano, ma devo ammettere che chi si attiene alla lettera ha assolutamente ragione. L’evoluzione è una religione”. Sono gli evoluzionisti che devono dimostrare di avere delle prove e, come si è appena accennato, sono i primi a sapere di non averle.
Ho avuto modo di leggere dei suoi articoli contro diversi esponenti evoluzionisti che lei sostiene appartengano ad una “nomenclatura evoluzionista”. Qual è l’accusa?
È senza dubbio l’incapacità della nostra cultura universitaria di essere al passo con il resto del mondo occidentale. Quando parlo di “nomenclatura evoluzionista” faccio riferimento alla lobby dei professori evoluzionisti che per diversi interessi screditano tutti coloro che si schierano contro il neodarwinismo. Un esempio è Telmo Pievani, che in una recente intervista ha dato degli stupidi a tutti coloro che sostengono che la teoria di Darwin sia un’ideologia e una religione: mi spiace per lui che evidentemente offuscato dalle sue convinzioni non conosce le dichiarazioni degli stessi evoluzionisti fuori dai nostri confini, dichiarazioni come quelle che ho esposto precedentemente.
La sua posizione è molto chiara e mi chiedo se ha esempi concreti in cui gli evoluzionisti hanno sbagliato ad interpretare i dati.
Ve ne sono moltissimi, di esempi, l’ultimo in ordine temporale è quello a proposito di batteri e antibiotici: gli evoluzionisti sostenevano che i batteri si evolvessero per resistere agli antibiotici mentre si è scoperto, come sostenevano altri scienziati non evoluzionisti, che la resistenza agli antibiotici fosse già patrimonio dell’informazione contenuta nel codice genetico dei batteri. Hanno avuto ragione i secondi. Nel nostro codice genetico vi sono informazioni e una complessità incredibile e gli evoluzionisti vogliono farci credere che tutto ciò sia frutto del caso, senza però riuscire a dimostrarci come si “crei” l’informazione contenuta nelle specie viventi. A titolo di ulteriori esempi possiamo citare molto altro.
Gli organismi unicellulari, come scriveva Huxley in contrapposizione all’ipotesi di Paley sostenitore del disegno intelligente, erano ritenuti essere delle semplici gocce di “protoplasma”. Oggi sappiamo che non sono primitivi e tanto meno semplici, sono capolavori, vere e proprie macchine molecolari. Ancora, Darwin sosteneva che lo sviluppo embrionale fosse influenzato da fattori esterni, al contrario è un progetto incorporato negli esseri viventi. Oppure: Cuvier ha avuto ragione nel sostenere che i fossili fossero distinti e separati, ed infatti come è dimostrato da tutti i fossili ritrovati non vi è nessun tipo di possibilità nel ricostruire qualsiasi tipo di albero che preveda una gradualità temporale e morfologica come sostenuto dagli evoluzionisti. Insomma: la variabilità che vediamo non si genera da variazioni casuali ma solamente da rimescolamento genetico, essa è limitata e oscillante e non illimitata come vogliono farci credere i neodarwinisti. La selezione naturale elimina e non contribuisce in nessuna maniera a sviluppare nuove informazioni.