Il debito, un furto del tempo
di Emanuele Porcelluzzi - 04/05/2016
Fonte: Arianna editrice
Le crisi finanziarie creano una figura specifica: quella dell'uomo indebitato, costituendo la chiave di volta dei rapporti sociali nei regimi neoliberisti, causando, nel contempo, una triplice deprivazione, di cui soffrono i poteri politici, più fragili, della democrazia rappresentativa, e a cui seguono le ricchezze, strappate all'accumulazione capitalista, ma, soprattutto, il futuro inteso come portatore di scelta e di possibilità. Il rapporto creditore-debitore è il motore, che attiva i meccanismi di sfruttamento e di dominio, propri del capitalismo, tanto è vero che il debito non fa alcuna distinzione tra lavoratori e disoccupati, consumatori e produttori, attivi e inattivi, pensionati e beneficiari del sussidio di solidarietà. E' singolare che esso imponga un medesimo rapporto di potere a tutti, e, persino agli svantaggiati, che, per aver accesso al credito, partecipano al pagamento degli interessi, legati al debito pubblico, per cui la società si indebita, causando le diseguaglianze. La crisi attuale è fondata sulla relazione creditore-debitore ed esprime un rapporto di forza tra proprietari e non proprietari dei titoli di capitale, ne consegue che somme enormi sono trasferite dai debitori, identificabili nella maggioranza della popolazione, ai creditori, da individuare nelle banche, nei fondi di pensione, nelle imprese e nelle famiglie più ricche, tant'è che l'ammontare del debito dei paesi in via di sviluppo è passato dai 70 miliardi di dollari nel 1970 ai 3.545 miliardi nel 2009 in un crescendo quasi inarrestabile. E' inopportuna la campagna della stampa tedesca contro i parenti poveri dell'Ue, testimoniata dalla logica della violenza, inoculata dall'economia del debito, a cui danno una mano i media, gli uomini politici, gli economisti che si impegnano a lanciare messaggi della serie: "Avete sbagliato e, quindi, siete colpevoli, per cui dovete pagare". Ne discende che, mentre i protestanti tedeschi faticano per il bene dell'Europa e dell'umanità, gli abitanti del Sud Europa prendono la tintarella, funzionando, purtroppo, come la scena di fondo di uno spettacolo teatrale, in cui appare una rappresentazione della realtà della serie "che i disoccupati, non per loro colpa, si trasformano in assistiti e che lo stato previdenziale assume le sembianze di una nutrice in affitto". Il potere del debito lascia liberi i debitori, ma li incalza ad agire solo per onorare i debiti, mentre l'Europa e il Fondo monetario internazionale si adoperano a indebolire i debitori attraverso l'ingiunzione di politiche economiche che favoriscono la recessione. Spingendo i governi a promettere di onorare i propri debiti, il capitalismo finisce per impossessarsi del loro avvenire, creando la sensazione di vivere in una società senza tempo, senza possibilità e senza rotture concepibili, trovando nel debito la spiegazione del furto del tempo.