Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Aggressione israeliana: la ‘simmetria’ colpevole di Amnesty

Aggressione israeliana: la ‘simmetria’ colpevole di Amnesty

di Alessia Lai - 16/09/2006

 
Denuncia le violazioni dei diritti umani da anni. Ma l’atteggiamento bipartisan, con cui Amnesty International vorrebbe suggerire una visione ‘al di sopra delle parti’, alla fine mette sullo stesso piano aggressori e aggrediti. Così, dopo aver giustamente denunciato i crimini di guerra commessi dagli israeliani contro la popolazione, la celebre ong ha deciso di chiedere un’indagine delle Nazioni Unite su presunte violazioni dei diritti umani nel corso della guerra in Libano da parte della Resistenza sciita. ‘Sotto tiro: gli attacchi di Hizbollah contro il nord di Israele’ è infatti il titolo di un rapporto pressoché speculare a quello che denunciava come crimini di guerra gli attacchi dell’esercito israeliano contro le infrastrutture civili libanesi. Stavolta, però, nel mirino degli osservatori di Amnesty, sono finiti i lanci di missili del ‘Partito di Dio’ contro le città del nord israeliano. “Il fatto che Israele a sua volta abbia commesso gravi violazioni non giustifica in alcuna maniera quelle compiute da Hizbollah” ha affermato in proposito Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International, quasi a cercare una giustificazione all’ultima uscita dell’organizzazione che dirige.
Secondo il rapporto, i miliziani sciiti libanesi hanno lanciato circa 4000 razzi sul nord israeliano, almeno mille dei quali contro le aree urbane. Alla fine le vittime civili sono state 43, i feriti 33: ma il numero dei morti sarebbe rimasto relativamente contenuto solo grazie ai rifugi che hanno accolto centinaia di migliaia di persone. Il rapporto afferma inoltre come le dichiarazioni del capo di Hizbollah, Hassan Nasrallah, secondo cui gli attacchi diretti contro la popolazione civile israeliana erano una forma di rappresaglia, confermino la violazione del divieto di attacchi diretti contro i civili.
“La dimensione degli attacchi contro le città e i villaggi israeliani, la natura indiscriminata delle armi utilizzate e le dichiarazioni della leadership di Hizbollah rendono fin troppo evidente che Hizbollah ha violato le leggi di guerra”, ha quindi affermato Irene Khan.

Come già accaduto, ad esempio, con l’invasione statunitense dell’Iraq, Amnesty sembra non voler riconoscere le responsabilità degli aggressori nello scatenarsi di un conflitto. Il pacifismo massimalista di cui si fa portatrice l’ong si appiattisce su una condanna simmetrica della azioni delle due parti. Ai tempi del dibattito sulla nuova costituzione irachena, AI incentrò la sua attenzione sulla richiesta di una carta che tutelasse i diritti umani, sorvolando sulla disastrosa situazione della popolazione. Come se una carta fondamentale “basata sui diritti umani” potesse essere partorita da una dirigenza politica imposta da coloro che, aggredendo e invadendo un Paese sovrano, hanno commesso un crimine internazionale. Ora fa lo stesso con la guerra israelo-libanese: dividendo le responsabilità del conflitto fra aggressori e aggrediti Amnesty si mantiene in un equilibrio ipocrita che, di fatto, giustifica le azioni israeliane agli occhi del mondo. Le bombe a grappolo che continuano ad uccidere, esplodono però in Libano, dove la gente continua a morire nonostante la fine – virtuale - della guerra. È accaduto anche ieri, quando due giovani pastori ed un contadino sono rimasti gravemente feriti in due località diverse del sud del Libano dall’ esplosione di ordigni provenienti da cluster bomb lanciate dai caccia israeliani. Non c’è nulla di ‘simmetrico’ in tutto questo.