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Eternit, la morte corre sulla fibra

di Lo. C. - 16/09/2006

 
L'amianto? Un problema del secolo scorso che, ahinoi, ci ha lasciato un'eredità di morte. Nessuno nega, persino ai vertici delle società che hanno «spacciato» eternit in tutto il mondo, che nel XXI secolo si sia ancora costretti a fare i conti con i lasciti di uno dei prodotti che hanno segnato il Novecento e la sua sconvolgente e sconsiderata crescita: un isolante straordinario, l'amianto, utilizzato per costruire e isolare le case degli operai in tutto il mondo, le Due torri, le sedie a sdraio e i treni e le tute di F1.

Ed eccoci dunque costretti a fare i conti con i lasciti di questo straordinario quanto mortale prodotto, in termini di salute - nella sola città di Casale Monferrato, anni e anni dopo la fine della produzione di eternit si riscontrano ancora oggi tra i 35 e i 40 casi di mesotelioma l'anno. Amianto vuol dire asbestosi, tumori alla pleura, al peritoneo e ad altri organi. Malattie che hanno colpito e ucciso migliaia di lavoratori (tremila in Ialia) in tutti i paesi del mondo. Ma anche i cittadini che hanno avuto a che fare con i lavoratori dell'amianto o con il trasporto di materiale hanno pagato e stanno pagato prezzi altissimi. Quando hanno fatto l'autopsia all'oste che aveva la trattoria davanti allo stabilimento di Casale, gli hanno trovato in corpo la stessa quantità di amianto riscontrata nei lavoratori Eternit.

Poi ci sono i lasciti in termini di economia (i costi sanitari e pensionistici dei danni alla salute dei lavoratori e dei cittadini contaminati) e di smaltimento dell'amianto in tutti i paesi in cui, riconosciuta la tossicità del prodotto, ne è stata ordinata l'eliminazione. Un recente rapporto del Senato francese (20 ottobre 2005) spiega che le spese dello stato per la presa in carico degli esposti ad amianto oscillano tra i 27 e i 37 miliardi di euro nell'arco dei prossimi vent'anni, naturalmente solo in Francia. E a proposito di lasciti, sempre da questo rapporto si apprende che nel Novecento sono stati utilizzati 174 milioni di tonnellate di amianto nei 25 paesi dell'Ue.

Ma la cosa più grave è che non abbiamo solo a che fare con il passato. Dopo decenni di battaglie sociali e legali - le prime cause relative alle conseguenze sulla salute dei lavoratori datano anni Sessanta, negli Stati uniti - la produzione aveva finalmente preso a diminuire. Ebbene, da due anni siamo in presenza di un'inversione di tendenza, in quanto l'estrazione e la lavorazione dell'amianto nel mondo è tornata a crescere. Perché se in Europa è stato messo all'indice (maglia nera la Svizzera, nel '96, e da questa pagina si capisce il perché), in molti paesi viene regolarmente utilizzato. In India, tanto per intenderci, c'è una doppia produzione di materiale per le costruzioni, una senza amianto per l'Europa e una «arricchita» per i paesi che non l'hanno ancora messo all'indice.

Ci sono paesi come il Brasile in cui la produzione sarebbe dovuta cessare, stando al programma del presidente Lula: è uno degli impegni che il presidente metalmeccanico non ha ancora mantenuto. Ci sono altri paesi in cui nei processi di lavorazione vengono utilizzati accorgimenti che riducono l'esposizione alla sostanza (aspiratori e bagnatura) e altri, il Sudafrica, in cui nessuna norma preventiva è adottata. Sempre in Sudafrica è in corso una transazione gestita da un alto prelato, attraverso cui i familiari delle vittime vengono risarcite con 15.000 dollari, quando la richiesta dei legali in Italia si aggira intorno ai 500 mila.