Crisi, disoccupazione e banche al collasso. L’Italia sprofonda ma si pensa solo a Pizzarotti
di Loretta Napoleoni - 18/05/2016
Fonte: Il Fatto quotidiano
La politica interna ha sempre il sopravvento sulla quella estera, è questo un principio universale. Quindi perché meravigliarsi se in Italia il dibattito politico – o almeno quello che rimane della battaglia di idee che la politica dovrebbe essere – è sempre concentrato su questioni ‘nostrane’? Anche il processo di gettare fango sui nemici politici è una pratica universale che in Italia, a differenza delle altre nazioni europee, avviene esclusivamente nel giardinetto di casa. Ed ecco spiegato perché la sospensione di Federico Pizzarotti dal MoVimento 5 Stelle diventa la notizia delle notizie mentre l’ennesimo round di statistiche negative sull’economia italiana neppure incuriosisce i cronisti economici. Eppure si potrebbero usare quei numeri per dimostrare che chi ci ha portato in Eurolandia e chi ci vuole far rimanere in questo club non più esclusivo ci ha danneggiato.
Ed ecco alcuni numeri scomodi che lo dimostrano, secondo Svimez dal 2008 la produzione industriale è scesa del 35 per cento e gli investimenti del 59 per cento. Come si elucida dal grafico qui di seguito compilato dall’ufficio studi della Fred di St Louis.
Il tasso ufficiale di disoccupazione in Italia è al’11,4 per cento, ma è si tratta di un dato fuorviante. La Commissione europea sostiene che un ulteriore 12 per cento ha abbandonato il mercato del lavoro portando il numero dei lavoratori scoraggiati nel nostro paese a tre volte la media dell’Unione Europea. Se scendiamo al sud, i numeri aumentano vertiginosamente: il tasso di disoccupazione giovanile in Calabria è il 65 per cento, in Sicilia il 56 per cento e in Campania il 53 per cento, tutto ciò nonostante l’esodo annuale di 100.000 giovani del sud verso l’estero.
Ancora più preoccupanti sono i dati relativi al settore bancario. I non performing loans, le cosiddette sofferenze bancarie, ammontano al 18 per cento del totale dei prestiti bancari ed ad un quinto del Pil.
Il Patto di stabilità impedisce all’Italia di creare una bad bank, una banca dove far confluire tutte le sofferenze come fa fatto a suo tempo la Spagna. Secondo Bruxelles questa mossa equivale ad un intervento monetario da parte del governo a favore delle banche. Se il sistema bancario italiano non è più in grado di sopravvivere a causa dell’ammontare del debito accumulato, allora l’Italia può chiedere aiuti come ha fatto la Grecia, in altre parole cedere la sovranità economica alla Troika.
Più si va avanti per questa strada meno facile diventa trovare una soluzione ai seri problemi economici e più il paese sprofonda nell’impoverimento. Il Pil resta di gran lunga al di sotto del picco del 2008. La Commissione ha tagliato le sue previsioni di crescita 2016 per l’Italia dal 1,4 per cento al 1,1 per cento, mentre nel 2015 l’Italia è cresciuta di un pietoso 0,6%. Il debito pubblico è ormai gigantesco (133 per cento del Pil).
Come ai tempi dell’Impero Romano mentre i barbari avevano rotto le postazioni ai confini dell’impero a Roma la lotta per le poltrone era più che mai agguerrita e la si giocava in casa. Quale reato supera quello di portare una nazione come l’Italia, la terza economia di Eurolandia verso la stagnazione permanente e la bancarotta finanziaria? Eppure nessuno si azzarda a considerare le scellerate politiche economiche degli ultimi 15 anni come dei crimini, ma tutti, proprio tutti, si accaniscono contro la corruzione nel Bel Paese.
La storia di Pizzarotti è identica a quelle di centinaia di politici o pubblici ufficiali regolarmente eletti che lo hanno proceduto, fa parte del lancio di fango contro il nemico. Si accusano costoro di reati connessi alla loro posizione pubblica, favori, concessione di appalti e così via, cose piccole rispetto alla sistematica svendita dell’industria e distruzione dell’economia nazionale. Un magistrato indaga e generalmente decide che sì, l’accusa ha una certa validità quindi si avvia un procedimento investigativo per provare che il reato sia stato effettivamente commesso. Questa in sintesi è la spiegazione semplificata del concetto di “inquisito”. In nessun altro paese libero ed occidentale è così facile inquisire qualcuno, ed in nessun altro gli inquisiti non finiscono quasi mai in prigione. Allora domandiamoci a che serve spendere i soldi del contribuente per condurre indagini di questo tipo? E’ questa una distrazione dai problemi veri la cui origine è fuori dai confini del paese… I barbari, non dimentichiamolo, anche 1.500 anni fa venivano dal centro Europa.