Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Grecia, la nuova stretta di austerità che fa contenta l’Europa (ma distrugge il paese)

Grecia, la nuova stretta di austerità che fa contenta l’Europa (ma distrugge il paese)

di Filippo Burla - 23/05/2016

Grecia, la nuova stretta di austerità che fa contenta l’Europa (ma distrugge il paese)

Fonte: Il Primato Nazionale

Il parlamento greco ha, nella notte e con una maggioranza risicata di 152 sì (su 300 deputati), approvato il nuovo pacchetto di misure economiche per sbloccare la tranche di aiuti internazionali da 5.4 miliardi di euro. Una mossa, quella del governo, che arriva appena prima dell’Eurogruppo di domani, chiamato ad esprimersi proprio sui “compiti a casa” della Grecia.

Le misure, fortemente volute da uno Tsipras che ha ormai del tutto invertito la marcia dopo il referendum da lui stesso voluto poco più di un anno fa, si sostanziano nell’ennesima stretta di austerità imposta alla penisola ellenica. Nel documento di 7000 pagine approvato si possono infatti trovare aumenti delle tasse, tagli e, ancora, privatizzazioni e clausole di salvaguardia. Spicca fra tutto l’aumento dell’Iva dal 23 al 24% su prodotti di massa, quali caffé e internet, oltre all’eliminazione dell’agevolazione della stessa per le piccole isole dei vari arcipelaghi. Si punta anche a spennare i turisti, che dovranno da oggi in poi corrispondere una tassa di soggiorno. Son 1.8 miliardi i proventi che l’esecutivo spera di raccogliere dall’aumento della pressione fiscale, che si sommano ai 3.6 di tagli già previsti da tempo. Viene poi dato un nuovo impulso alle privatizzazioni, mai del tutto partite – ad eccezione della svendita degli aeroporti locali alla tedesca Fraport, “lubrificante” per far digerire al parlamento di Berlino gli aiuti concessi lo scorso agosto.



Vista la lentezza con cui la Grecia si è, in passato, adeguata alle richieste della Troika, a questo giro interviene un meccanismo di aggiustamento, anch’esso presente nel corposo documento appena approvato, che fa proprie una serie di clausole di salvaguardia. Il meccanismo, fortemente voluto da Ue e Fmi per facilitare le trattative, prevede che in caso di mancata o non immediata applicazione delle misure promesse, prevede tagli e aumenti delle tasse che scatteranno in automatico qualora il governo non riuscisse a centrare gli obiettivi fra cui, principalmente, l’avanzo primario al valore-monstre del 3.5% del Pil entro il 2018.

Stante la situazione in cui versa il paese, è estremamente probabile che almeno una di queste clausole scatti, accentuando ancora di più le ristrettezze che seguiranno alla nuova e probabilmente non ultima ondata di austerity. Questo perché, se la teoria economica non è un’opinione, fra le componenti del Pil rientra la spesa pubblica – nel caso greco in continua e progressiva riduzione – nonché, fra le altre cose, anche i consumi privati, che vengono colpiti dall’aumento della tassazione. Sono solo due esempi, ma valgono per tutto il modo con cui è stata affrontata la crisi della Grecia, che ha portato (ma non serviva un veggente per prevederlo) il Pil a picco, incapace di crescere: dopo lo striminzito +0.4% del 2014, è ripiombato a -3.4% l’anno scorso. E per il 2016 le stime parlano di un risultato con lo zerovirgola davanti, abbastanza per poter a consuntivo essere smentito.