Il razzismo degli europeisti
di Marco Muscillo - 25/06/2016
Fonte: l'Opinione Pubblica
Sin da subito dopo l’annuncio della vittoria del Brexit, è iniziata a girare per tutti i canali di informazione, un’analisi fatta dall’agenzia YuoGov sulla suddivisione per età e condizione sociale dei votanti.
Lo studio di YouGov sulla tipologia di votanti.
Ricordiamo che YuoGov è la stessa agenzia che ha effettuato il sondaggio fatto circolare per tutta la giornata di giovedì, che prevedeva la vittoria del “Remain” con il 52% dei voti sul “Leave” che a loro parere si sarebbe fermato a una percentuale del 48%. Quel sondaggio, errato, ha prodotto l’euforia dei mercati finanziari, i quali a quel punto hanno scommesso tutto sul “Remain”. Diciamo questo non per screditare il lavoro di YouGov, che è pur sempre l’agenzia più accreditata del Regno Unito in fatto di sondaggi e statistiche, ma i fatti dimostrano che non sempre studi statistici e dati reali coincidono.
La distribuzione geografica del voto britannico.
Secondo lo studio di YouGov, comunque, la maggioranza dei giovani e degli under-50 avrebbe votato per il “Remain”, mentre la maggioranza degli ultra-cinquantenni e i pensionati avrebbe votato per il “Leave”. A questa statistica va aggiunta la distribuzione del voto per area geografica, dalla quale possiamo notare una cosa fondamentale: a parte la Scozia e l’Irlanda del Nord, che vedono la motivazione del loro voto pro-UE nelle ragioni storico-culturali del Paese (il loro è praticamente un voto anti-inglese), vediamo che il “Remain” si è affermato principalmente nella zona di Londra, cioè il centro più cosmopolita, multiculturale, borghese e, non meno importante, il centro economico-finanziario della City, mentre il “Leave” ha trionfato nelle zone rurali e industriali, e nelle periferie.
Appena si è iniziata a diffondere questa notizia, dal fronte europeista sono partite dichiarazioni, supportate dall’eco mediatico della stampa europea, del tipo “gli anziani hanno deciso sul futuro dei giovani”, oppure “vince il voto dell’ignoranza, della paura e della xenofobia”, quasi come se il voto espresso da un pensionato valesse meno di quello di un giovane londinese, figlio della generazione Erasmus.
Dai media europeisti, dagli intellettuali di casa nostra, non è arrivata nessun tipo di critica verso l’Unione Europea, volta a riconoscere gli errori che hanno portato a questo tipo di risultato. Nessuno di loro si è preoccupato di comprendere i problemi degli inglesi di periferia, degli anziani, dei pensionati, che ricordiamolo, sono coloro che appartengono alle classi più povere e disagiate, che magari devono far fronte in prima persona ai problemi portati dalla globalizzazione, come disoccupazione, svalutazione dei salari, immigrazione non correttamente gestita.
Non è detto poi che i cosiddetti “giovani”, quelli cresciuti nell’Europa unita, coloro che usufruiscono dei vantaggi delle frontiere aperte, dei viaggi low-cost, degli Erasmus e delle vacanze-studio, anche se sono laureati e quindi più “colti”, rispetto al britannico di periferia che vive del proprio lavoro, abbiano anche la stessa sensibilità e la stessa intelligenza per capire cosa in questa Europa va bene e cosa no.
Il voto del referendum britannico non si basa soltanto su una differenza generazionale, ma anche su una divisione di classe. Se i più ricchi hanno votato per il “Remain” e i più poveri per il “Leave”, significa che i secondi affrontano situazioni e problemi diversi rispetto ai primi e che magari proprio per la loro condizione economica precaria hanno una sensibilità maggiore rispetto ai giovani londinesi per comprendere i problemi reali di questa Unione Europea.
Tacciare queste persone come ignoranti, povere, xenofobe e credere che, per questo, il loro voto valga meno di quello di un londinese o di quello del figlio di uno che lavora nella City, tanto da pretendere ora un altro referendum per annullare gli effetti del primo, non è già questa una forma di razzismo? E’ questa la democrazia che si vuole, quella legata al censo?
Non si può vivere di sola retorica e prima o poi i sogni devono fare i conti con la realtà. L’Unione Europea ha dei problemi strutturali, alcuni forse impossibili da risolvere, che presto la porteranno al collasso, problemi strutturali i cui effetti ricadono sulle classi sociali meno agiate. Voi che siete più istruiti e più colti, voi che avete anche più possibilità economica rispetto ad altri, usate le vostre energie per studiare e comprendere questi problemi, così da poter aiutare quelle persone che, per varie ragioni, di questa Europa non ne vogliono sentir più parlare.