Sotto falsa bandiera
di Piero Visani - 03/07/2016
Fonte: Piero Visani
Nell'universo editoriale italiano, fatto di soggetti che per vendere una copia in più ucciderebbero a sangue freddo la madre e che, per pubblicare, non esitano a scrivere tutto e il contrario di tutto, purché piaccia al padrone di turno, la figura di Enrica Perucchietti si staglia per anticonformismo e prolificità. Non so quanti libri questa giovane studiosa riesca a pubblicare in un anno, ma so che sono sempre numerosissimi e - ed è la cosa che vale di più - mai banali.
Uno dei meriti maggiori dell'opera è il suo impegno a mantenersi il più possibile lontano dai pregiudizi, dalle tesi preconfezionate, per lasciare parlare gli eventi e tutta la documentazione che sugli eventi stessi è stata raccolta e che, sulla maggior parte di essi, getta ombre che è eufemistico definire altamente inquietanti, dalla controversa questione dell'attentato alle Torri Gemelle di New York alle modalità con cui da tempo i servizi di intelligence di vari Paesi commissionano e fanno eseguire a manovalanza di soggetti terzi atti che vengono poi definiti come terroristici, consentendo una facile gestione delle opinioni pubbliche di Paesi che - a ben guardare - avrebbero molto di più da preoccuparsi dei loro governi che dei cosiddetti (molto cosiddetti...) terroristi.
In particolare, la Perucchietti dedica una grande attenzione alla formulazione di quella che è la domanda fondamentale su eventi del genere, che è la seguente: cui prodest, cioè "a chi giova"? E, con grande talento anche di scrittura, ci mostra come, all'interno di queste peculiari operazioni, i vantaggi conseguiti dalle dirigenze politico-burocratico-finanziarie sono di gran lunga superiori, in termini di consolidamento del loro potere, dei danni che dovrebbero o potrebbero avere subito.
In definitiva, siamo di fronte a un libro la cui lettura suggerisco a chiunque voglia tenere conto di un fatto fondamentale: la guerra mediatica è da tempo la maggiore realtà bellica del mondo contemporaneo e, al suo interno, la virtualità reale ha preso di gran lunga la prevalenza sulla realtà virtuale. Esserne consapevoli, tenerne conto, imparare a leggere la realtà sulla base di queste nuove categorie interpretative, è fondamentale per chiunque desideri non adagiarsi in un'interpretazione dell'esistente da talk show di prima serata, quelli dove c'è sempre una tesi falsa da sostenere e un capro espiatorio da sacrificare alla (scarsa) intelligenza del pubblico.
Come vecchio studioso di queste problematiche, mi permetto di consigliare a tutti la lettura di questo libro, che non fornisce tesi preconfezionate, ma sollecita l'intelligenza e le capacità speculative del lettore per indurlo a riflettere più in profondità su eventi che gli sono stati presentati in un modo, e magari - in realtà - sono diversissimi da come gli sono stati presentati. La storia e la politica sono eventi da sottoporre a revisione continua, per approfondirne la conoscenza, e l'Autrice lo fa con professionalità e maestria. Forse scrive con tanta prolificità perché immagina che, presto, su certi argomenti si potranno sostenere solo tesi consentite: le altre saranno MESSE AL BANDO. E' la democrazia totalitaria, signori miei, dovremo farcene una ragione: saremo "liberi" di dire tutti la stessa cosa...