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Come ti manipolo il tele-suddito: la grottesca caricatura dell’Islam dei talk show

di Enrico Galoppini - 02/08/2016

Come ti manipolo il tele-suddito: la grottesca caricatura dell’Islam dei talk show

Fonte: Il Discrimine

Ti riprometti di non perdere mai più nemmeno un minuto della tua vita per assistere a quegli “spettacoli” che sono i cosiddetti talk show. Spettacoli della chiacchiera, dove l’ultimo risultato che ci si possa attendere è quello di capire davvero qualcosa dell’oggetto della “discussione”.

Invece ti spaparanzi davanti a uno di quei “parlatoi” che ha fama di essere “alternativo”, senza peli sulla lingua, diverso da tutti gli altri (anche loro, i “fabbricanti di opinioni”, da  qualche tempo si sono posti il problema di “differenziare l’offerta”). Il tema, manco a farlo apposta è “l’Islam”: il virgolettato significa che è una specie di ente collettivo, un’idra da due miliardi e passa di teste, dotato di una sua volontà.

Omicida e prevaricatrice, con “l’Occidente” destinato a far la parte della vittima sacrificale.

“L’Occidente” ovviamente ha “i suoi valori” (cioè “i nostri valori”), per forza opposti ed inconciliabili con quelli dell’“Islam”.

“L’Occidente” è “laico”, “libero”, “moderno”. Soprattutto, affrancato dalla morale religiosa. Ma se serve, i suoi paladini ridiventano “cristiani”. Anzi, cristianisti militanti, cioè “atei devoti”.

Stanno commentando l’orrore. In Francia hanno sgozzato un prete cattolico durante la messa, e si sottolinea a caratteri cubitali che “è la prima volta”.

"Errori" ed "effetti collaterali" della "rivoluzione siriana"?

“Errori” ed “effetti collaterali” della “rivoluzione siriana”?

Mi permetto di dissentire: in Iraq e in Siria i cristiani (di tantissime confessioni diverse sulle quali il pubblico dello “spettacolo” non sa nulla perché deve seguire per forza “Papa Francesco”) sono oggetto da anni e anni di massacri dei quali all’“Occidente” non interessa un’emerita sega. Bisogna parlare anche scurrilmente per far intendere bene il concetto: al cosiddetto “Occidente” che muoiano per mano dei suoi ordigni di morte milioni di esseri umani “non occidentali” non importa nulla. Anzi ci gode ed è bene che sia così, tanto quelli sono bestie, forse persino incapaci di provare la nostra stessa “sofferenza” quando il “terrorismo” ci colpisce.  E stiamo parlando di cristiani, ma d’Oriente, preti e suore compresi, fatti oggetto, assieme a quantità ancora maggiori di musulmani non in linea con l’ideologia di certo “fondamentalismo” alleato dell’ “Occidente”, di barbarie inenarrabili che il tele-suddito non ha mai visto manco per idea perché a lui basta quello che gli racconta la televisione.

Sono cinque anni, per esempio, che la Siria viene trucidata giorno dopo giorno, come in un film dell’orrore, ma è solo in questi ultimi tempi, da quando cioè “butta male” per la banda che ha architettato la sovversione, che anche da questi “spettacoli” televisivi si alza qualche voce dissonante.

Incredibile a sentirsi, da qualche tempo c’è qualcuno che non sbrodola più al solo sentire della “primavera araba”. Magra consolazione: quando cominciò questo festival mediterraneo delle “liberazioni”, io ed i miei amici di “Eurasia” eravamo tra i pochissimi a non essere andati in estasi e porci qualche dubbio, ma ci beccavamo solo occhiatacce ed insulti. Ora c’è pure chi afferma, dagli studi televisivi (non dunque dal mondo dei “complottisti” del web), che la Francia ha fatto più danni della grandine, dando il via alla distruzione della Libia, tanto per dirne una. Meglio che niente. Ma intendiamoci, loro dicono “Francia”, io dico “lobby” incistate nello Stato francese.

istituto-tavistock-estulinIeri sera erano ospiti due psichiatri. Cosa c’entrino gli psichiatri per discutere di Isis, “islamismo militante” e cosiddetta “guerra al terrorismo” lo sanno solo quelli che stabiliscono gli inviti alle suddette trasmissioni. Potrebbero invitare un antropologo serio ed onesto, e già andremmo meglio. Potrebbero invitare un islamologo di quelli non appecoronati sulla versione da “scontro di civiltà”. Potrebbero anche invitare il sottoscritto, che anche se non sono bravo a parlare in televisione (perché ci sarò stato sì e no due volte) forse potrei suscitare una qualche “audience” in più, se non altro per l’effetto novità e le cose “incredibili” che avrei da dire. Poi non m’inviterebbero più, chiaramente.

Invece la ribalta spetta agli psichiatri, per ovvi motivi. Perché la si vuol buttare in “follia”. Hitler era “pazzo”, e così l’Isis. Punto e fine del problema. Anzi, no, perché il necessario corollario della cosa è che anche tutti i musulmani in fondo sono un po’ “pazzi”.

Ad un certo punto va in scena un servizietto (“l’approfondimento”!) girato col mestolo e l’immancabile “telecamera nascosta”. Puoi stare certo che se vai fuori da una moschea trovi sempre quello che ti dice che la donna deve stare chiusa in casa h24, e pure col burqa, e naturalmente perché “c’è scritto nel Corano”.

Mi chiedo qual sia il senso delle lauree in Arabistica ed Islamologia, se la prima giornalista d’assalto che passa ha l’opportunità di “informare” il pubblico a casa sulla “visione del mondo” islamica interrogando il primo “Mohamed” che incontra. Allora, sulla base di quest’assunto, sarebbe come se ad un pubblico dell’altro capo del mondo volessero far capire la mentalità media italiana propinando un servizio dove, con analoga tecnica giornalistica, cavassero alcune perle di saggezza dai quartieri più malfamati di una nostra metropoli. Sarebbe come se per far conoscere a dei telespettatori della Mongolia la religione cristiana, una troupe televisiva, con l’intento di fare “scandalo”, intervistasse un capo della Camorra assai “devoto” o chiedesse lumi sui fondamenti del Cristianesimo ad un militante di qualche setta cristiana fondamentalista americana con idee diciamo “stravaganti”.

Ma si va avanti così, come minimo da quindici anni, se non prima, perché di cazzate e sviamenti e disinformazioni sulla religione dell’Islam ne sono stati scritte da quando ho memoria. Dal 1991, quando dovevamo assolutamente accodarci all’impresa americana di “liberare” l’Iraq e il solito pubblico boccalone inveiva all’indirizzo dell’Hitler di turno.

Su internet si trova questo ed altro...

Su internet si trova questo ed altro…

Poi, durante la medesima trasmissione, arriva il “momento clou”. La sconvolgente scoperta di un “internet parallelo” dove si può comprare di tutto, da un mitra per 1.300 euro alle droghe più devastanti, ai documenti falsi di qualsiasi Stato, il tutto consegnato a casa da un corriere (per gratis oltre una certa spesa!). Ma che capolavoro: sono sicuro che qualche “pazzo” (tanto per ricordarci che tutto il programma verteva sulla “pazzia”) sarà già andato a scaricarsi il software gratuito per accedere a questo Paese delle meraviglie. Così, se io scrivo due parole poco chiare, finisco che per qualche scimunito su Facebook istigo al “terrorismo”, ma se in una trasmissione televisiva si fa vedere come si fa a farsi arrivare a casa un mitra tutto va bene!

Ma tutto questo è per l’appunto uno “spettacolo”, perché non si vorrà credere che armi ed esplosivi giungano a questi “terroristi islamici” col documento sul cruscotto attraverso un “ebay” appositamente predisposto.

Il problema inevaso, che né gli eminenti psichiatri né il “rappresentante dell’Islam” di turno (sempre inadeguato) porranno mai ai tele-sudditi, è in effetti il seguente: che cosa ci fa l’America, con tutti i suoi apparati, a spadroneggiare a casa nostra? Perché abbiamo incaricato “ditte israeliane” della “sicurezza” di praticamente tutto quanto? Vogliamo o no affrontare la questione dell’immigrazione da un punto di vista che non coinvolga sempre il fattore “culturale” e/o “religioso”?

Invece no. Le basi Usa e Nato, nelle quali armi ed esplosivi sono certamente più disponibili che su internet, non vengono nominate nemmeno per sbaglio. C’è la censura, e dove non arriva quella c’è l’autocensura. T’immagini che clamore susciterebbe un “rappresentante dell’Islam” che osasse parlare della stretta interconnessione tra la Nato e il “terrorismo islamico”? Vogliamo parlare di Siria? Ma come fa a parlarne un “rappresentante dell’Islam” che ha sempre tifato per la cosiddetta “rivoluzione siriana” (compresa quella armata dalla Nato)? Come si fa ad essere chiari – cari “rappresentanti dell’Islam” – quando ci si fa finanziare dagli stessi sponsor delle “primavere arabe” che hanno sovvertito la Siria e sono all’origine anche delle persecuzioni contro i cristiani che lo psichiatra di turno stigmatizza come “guerra di religione”?

Immagini da un'Italia non ancora "occidentale"...

Immagini da un’Italia non ancora “occidentale”…

Il colmo arriva quando il medesimo militante cristianista da “scontro di civiltà” e con la crocina appuntata sulla giacca, per il quale “il problema Islam sussiste da 1.500 anni”, arriva ad incalzare il musulmano in studio rinfacciandogli che per “l’Islam” non è consentita la… blasfemia.

Complimenti! Un paladino della Cristianità che pretende il diritto di essere blasfemo non s’era ancora visto. Ma “l’Occidente” è davvero agli antipodi dell’Islam, e di ogni religione, se tra le sue “libertà” rivendica il “diritto” di degradarsi ad un punto tale da offendere il suo Creatore. Siamo alla bancarotta, morale e concettuale, non c’è che dire.

Questa è solo una sintesi delle enormità, delle fandonie e delle castronerie che sono uscite in appena mezz’ora scarsa di trasmissione (tra queste la reprimenda del conduttore all’indirizzo dell’ospite musulmano quando quello ha osato citare come esempio di “modello islamico” praticabile la Turchia: da quando c’è stato il golpe fallito anche la Turchia è un altro “nazismo” innominabile!).

Come assolvere se stessi, spacciandosi per ingenui, attribuendo agli altri ogni malvagità

Come assolvere se stessi, spacciandosi per ingenui, attribuendo agli altri ogni malvagità

Mi chiedo solo fino a quando andremo avanti così, a farci prendere letteralmente per il culo. Probabilmente tutto questo non avrà mai fine, perché questa è la natura dell’uomo, che ha come un perverso bisogno di farsi lavorare ben bene per poi darsi un tono e credere di “sapere” qualcosa. All’uomo – e probabilmente più a quello moderno che a quello del “medioevo”, cioè quello del passato “barbaro” e “oscurantista” – basta una versione di comodo della realtà in cui vive, nella quale egli possa sentirsi “rassicurato” ed in pace con la sua coscienza d’individuo perfettamente inserito in un sistema. Altrimenti si sente spaesato, come il classico pesce fuor d’acqua. E poi vuoi mettere che goduria odiare qualcuno e qualcosa tanto per fare?

Questi talk show rispondono ad un’esigenza di base dell’uomo che letteralmente si accontenta, e per il quale non è minimamente il caso di andare oltre la gabbie ordinarie delle sue “certezze”, che anzi vengono rinsaldate ad ogni trasmissione di questo tipo.