Quando vi dicono: “Mancano i soldi”, fate qualche confronto
di Maurizio Blondet - 09/09/2016
Fonte: Maurizio Blondet
Dalle agenzie del 6 settembre: “ Il governo stanzierà 370 milioni di euro per interventi di proroga degli ammortizzatori sociali. A renderlo noto è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine dell’incontro con sindacati e rappresentanti delle Regioni. Nel dettaglio Poletti ha spiegato che per i lavoratori delle aree di crisi industriale complessa verranno stanziati 235 milioni di euro. “Per i lavoratori in Cassa Integrazione Guadagni straordinaria che si preveda si concluda entro il 31 dicembre 2016 – ha detto il ministro – ci saranno altri 12 mesi al massimo di proroga, con uno stanziamento di 85 milioni di euro”. Inoltre, sempre per i lavoratori delle aree di crisi, “abbiamo previsto 500 euro al mese al massimo per 12 mesi per quei lavoratori che nell’arco del 2016 hanno concluso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, dall’Aspi alla mobilità. Le risorse stanziate – ha spiegato Poletti – saranno pari a 150 milioni di euro”. Il sussidio di 500 euro al mese andrà a quei lavoratori che “si renderanno disponibili a una ricollocazione e le Regioni dovranno mettere ulteriori risorse pari almeno al 20 per cento di quelle che mettiamo noi”, ha spiegato il ministro. Ad essere interessati saranno “35mila-40mila lavoratori”. Infine, verranno stanziati 135 milioni di euro per i lavoratori stagionali ricorrenti del settore del turismo e delle terme. Per questa tipologia di lavoratori, su tutto il territorio nazionale, ci sarà un mese in più di Naspi che passerà così da tre a quattro mesi.”.
Ministro Poletti, grande sforzo
Il ciglio si inumidisce. Ci si commuove a vedere lo sforzo con cui il governo pensa ai nostri disoccupati, le decine di migliaia di persone il cui sussidio per legge verrebbe a spirare a fine anno. No, non lascerà sul lastrico queste masse , il governo: ancora 12 mesi di Cassa Integrazione, ancora 500 euro al mese per quegli altri ammortizzatori sociali, e – sforzo supremo – un mese in più pagato ai precari del turismo.
Certo, si vorrebbe fare di più, “ma non ci sono i soldi”, come sapete. Lo Stato i soldi non li ha, lo dicono i giornali, lo dice il TG; lo dice Renzi, lo dice il ministro Alfano. Oh, come vorrebbero assistere i poveri e disoccupati! Ma i soldi non ci sono. Aver stanziato 370 milioni di euro per cassintegrati e simili è già un grosso sforzo. Il massimo.
La Camera: un miliardo l’anno
Un momento, italioti: avete messo mai in relazione i costi pubblici con quello che danno a voi, e quello che si prendono loro? Sapete per esempio che sono 370 milioni? Quattro mesi e mezzo di funzionamento del nostro Parlamento. La nostra Camera costa infatti quasi un miliardo l’anno – 978 milioni. Un miliardo l’anno, per ogni anno che fa Iddio. L’intero prolungamento di un anno della Cassa Integrazione Straordinaria, rappresenta un mese del costo della Camera.
Il nostro è il parlamento più caro del mondo. “Ad ogni cittadino italiano, il Parlamento costa tre volte di più che in Francia (27,15 euro rispetto a 8,11 euro), quasi sette volte più che in Inghilterra (4,18 euro) e dieci volte più che in Spagna (2,14 euro pro capite) – diceva uno studio della London School of Economics di qualche anno fa. “E non è tanto il numero dei parlamentari ad incidere (in Italia comunque superiore alle medie europee) ma il costo del Parlamento per deputato. «Più del 40% delle risorse del nostro palazzo sono assorbite dal personale della Camera. Stenografi o commessi – si legge nel documento – che individualmente arrivano, al massimo dell’anzianità, ad avere stipendi superiori ad alcune delle più alte cariche dello Stato». Di quel miliardino, il 79% se ne va in uscite per deputati e dipendenti tra indennità, stipendi, vitalizi e pensioni.
(Scusate se insisto con questa immagine)
Sono loro, quelli col cravattino. Inservienti e pretoriani con stipendi da capi di Stato. Per loro, nessun rischio di cassa integrazione. Come la maggior parte degli statali del resto. Per loro, i soldi non mancano mai. Si trovano. Altrimenti non si capisce come mai il debito pubblico è aumentato nei solo ultimi sei mesi a 78,9 miliardi di euro (79 anni di funzionamento del parlamento), ossia 150 miliardi l’anno. E’ tutta e solo spesa pubblica. Milioni ai cassintegrati, miliardi alle caste pubbliche inadempienti. Sono loro che fanno questo debito aggiuntivo, mentre tutti i privati sono legati e bloccati dalla “austerità”: no non solo con gli stipendi che prendono, ma con quel che rubano o dilapidano per incuria, per incompetenza, per spregio dei contribuenti italiani.Così restano solo 370 milioni per i cassintegrati.
Lo so che vi piace così, italioti, altrimenti vi sareste ribellati da molto tempo. Ma almeno sappiate cosa pensare, tutte le volte che vi dicono “mancano i soldi”.
Draghi ha stampato mille miliardi
Soldi? Mario Draghi in Goldman Sachs, oggi governatore della BCE, ne ha creati dal nulla mille miliardi di euro. Pari a mille anni di ‘funzionamento’ del nostro splendido parlamento. Lo ha fatto per stimolare la crescita e produrre un po’ d’inflazione, oggi allo 0,2 per ento, mentre il mandato BCE dice che l’inflazione deve essere mantenuta al 2%. Nel discorso ai giornalisti, Draghi ha fatto finta che la cosa sta funzionando; che un po’ di ripresa c’è e un po’ d’inflazione arriverà, presto o tardi. Lo ha detto con frasi che i media hanno riportato con venerazione, invece che come prestazioni di un grande comico:
“Il dato complessivo è quello di una crescita continua ma fiacca dello 0,3%, i dati revisionati indicano che l’economia sta perdendo invece che accrescendo slancio”. Così abbiamo saputo che “sostenuta ma spenta” (steady but sluggish) non sono contraddizioni in termini, nella neolingua della BCE.
Mille miliardi, mille anni di costo della Camera, tassi d’interesse negativi, soldi a palate per chi li vuole in prestito, non sono riusciti a smuovere l’inflazione. Anzi Evans Prichard del Telegraph ha mostrato che la deflazione è addirittura peggiorata nel corso del quantitative esasing (stampa di moneta). Come avviene sempre nella storia quando i banchieri lasciano instaurare la deflazione (la doveva combattere già Trichet, il predecessore di Draghi), e questa una volta insediata si auto-alimenta.
Il che dovrebbe metter un qualche serio dubbio sulla “professionalità” e la competenza dei tecnocrati, e l’opportunità in genere di lasciare il governo ad “esperti”: esperti di che, per favore? Solo pochi giorni fa gli uffici studi di due banche internazionali, Morgan Stanley e Credit Suisse, hanno confessato di essersi sbagliate: han previsto una recessione tragica per il Regno Unito a causa del Brexit, invece esso è in ripresa. “Credit Suisse ha aumentato le sue previsioni sulla crescita per il 2016 dal 1 per cento al 1,9 per cento, Morgan Stanley ha rivisto le sue previsioni al rialzo dal 1,2 al 1,9”. Che cosa guidava questi “esperti”? Forse la scienza economica con le sue equazioni che l’uomo comune non può capire? No, li guidava l’ideologia: l’ideologia per cui se si esce dall’Unione Europea si incorre nella punizione divina, si finisce nell’inferno della depressione.
Ma torniamo al trilione, ai millemiliardi creati da Draghi. Non li ha creati e poi messi nelle tasche dei poveri, pensionati e disoccupati, che in Europa sono decine di milioni – ciò sì sarebbe stato efficace a innescare l’auspicata inflazione. No. Crea moneta con un sistema molto più cervellotico e indiretto, il cui scopo è che l’uomo comune non si accorga che la moneta, i banchieri, la creano dal nulla. Draghi compra titoli di debito pubblico, degli stati dell’eurozona, e li “paga” con moneta inventata sui due piedi, una scrittura contabile: ma deve restare fermo il principio che gli stati si indebitano per la creazione di moneta. Peggio: acquista i titoli non direttamente dagli stati, ma sul “mercato secondario”, il che significa: aspetta che le banche private comprino i Bot i Bund e altri titoli di debito pubblico, e li compra da loro: così facendo lucrare anche alle banche private le commissioni, una sessantina di miliardi. Perché semel Goldman, semper Goldman: è come essere entrati nell’ordine sacro dell’usura perenne, non si manca mai di far lucrare le banche, anche se si diventa grand commis pubblici.
Ma passi. Domandiamoci invece: acquistando titoli di debito, Draghi aiuta soprattutto gli stati più indebitati? Grecia, Italia, Portogallo? No; non può “fare preferenze”. Ciò significa che acquista titoli di debito pubblico dallo stato più grosso della zona euro. Che è anche il più ricco e ha meno bisogno. Indovinato il nome?
Dal Financial Times: “Tra il 2008 e il 2015, ciò che lo stato tedesco ha dovuto pagare per interessi [sul proprio debito] un enorme 122 miliardi di euro in meno di quanto originalmente previsto. Nel 2015, il governo tedesco ha pagato 21,1 miliardi in interessi sul debito, quasi la metà che nel 2008, quando pagò 40 miliardi”. Un risparmio che il compassato Financial Times definisce “whopping”, che si può tradurre con “bestiale”.-
O’ tedesco chiagne e fotte
Capito? Il quantitative easing aiuta soprattutto – anzi soltanto – la Germania, che in un anno ha pagato 20 miliardi di euro in meno per interessi (vent’anni di coso del nostro parlamento, non dimentichiamolo). Anzi: aggrava lo squilibrio europeo ben noto.
La Germania, infatti, è il paese che mantenendo il surplus oltre il 6 per cento del suo Pil – un’aperta violazione dei trattati, non meno del deficit sopra il 3 per cento di cui rimprovera aspramente l’Italia – e non spendendolo, aggrava la depressione di tutta l’eurozona.
Ebbene: credete forse che Berlino sia almeno grata di questo regalo? Nient’affatto: non fa che rimproverare e minacciare Draghi sostenendo che la politica di interessi negativi distrugge i risparmi dei suoi risparmiatori. Insomma i tedeschi approfittano ed accettano i tassi negativi per non pagare il loro debito pubblico, ma vogliono tassi positivi sui depositi bancari dei loro risparmiatori.
La loro banca centrale ideale dovrebbe riuscire a questo miracolo.
Ma c’è di peggio. Qualche giorno fa il ministro delle Finanze Schauble ha annunciato: abbiamo ridotto ulteriormente il nostro debito sovrano, e contiamo di arrivare quest’anno al 67-68 per cento del Pil”. Avete letto bene: il 68% del Pil. Quello dell’Italia, è notoriamente a 130% del Pil.
E non basta: “Entro il 2020 contiamo di scendere al 60% del Pil, raggiungendo l’obiettivo stabilito dall’Unione europea». In pratica, ci fanno vedere che loro, primi della classe, continuano a perseguire il limite prescritto da Maastricht, e che i nostri governi hanno dissennatamente accettato: rientrare dal debito, sia il 60% nel 2020!
Ora, perseguire i “risanamenti” prescritti dal Trattato è già di per sé demenziale, paranoide e inutile; in questa fase di recessione. Deflazione instaurata e depressione dei paesi deboli della zona euro, è semplicemente un atto criminale.
Un delitto contro gli europei. Contro “l’Europa” politici, governanti e giornalisti ed economisti italioti tanto cara.
Contro lo stesso Mario Draghi che voi tanto ammirate: Schauble, restringendo la sua spesa pubblica senza necessità (dato che ha surplus) in questo momento di profondissima recessione, in pratica sta annullando il quantitative easing; aggrava la deflazione invece di aiutare a combatterla.
Lo fa, di sicuro, scientemente. Sabota consapevolmente la Banca Centrale: per un puro progetto di destabilizzazione e criminalizzazione dei paesi deboli? Andrebbe processato per questo. Ma presso quale tribunale, esente dall’egemonia tedesca? Bisognerebbe che gli altri governi trascinassero in giudizio la Germania per questo atto criminale. Quali governi?
Accoglienza migranti
Li andiamo a prendere lì. Danno lavoro ai clienti di Alfano.
Frattanto, sento distrattamente dire che l’accoglienza ai “profughi” ci costa 3,7 miliardi. Pensate un po’: per i nostri cassintegrati, 370 milioni e un grosso sforzo; per i “migranti” che le nostre navi da guerra vanno a prendere sul bagnasciuga della Libia, 3,7 miliardi, dieci volte in più.
E poi i dicono che “mancano i soldi”.
“Ma attenzione: questi soldi non vanno agli stranieri”, chiarisce Daniela Di Capua, direttrice del Servizio centrale dello Sprar. “Con questo finanziamento si pagano gli affitti dei centri, i servizi e soprattutto i dipendenti. Ai richiedenti asilo si danno solo 2-2,5 euro al giorno”. È falso dire che l’Italia dà 35 euro al giorno a ogni migrante. Lo stato finanzia un indotto virtuoso. Tante persone lavorano nell’accoglienza: dipendenti dei centri, mediatori culturali, insegnanti di lingua, operatori sociali, chi si occupa del servizio mensa o delle pulizie. “La verità è che l’accoglienza, se fatta bene, crea lavoro”.
Capito? Tolti i 2,5 euro al giorno che vanno davvero ai negretti e “siriani” falsi o veri, il resto “crea lavoro” ai mantenuti, alle cosche e clientele siciliane di Alfano, ai “volontari” e alle assistenti sociali, alle insegnanti di italiano non occupabili perché ignoranti da non aver vinto ‘o concuorzo’, e anche di ginnastica ai negri ospitati nei centri d’accoglienza, o negli alberghi di serie D siculi, che non possono sperare in clienti normali, e adesso svolgono “l’accoglienza”, con la benedizione di El Papa: ossia prendono denaro pubblico offrendo un servizio di bassa qualità. Sono i soliti statali, le solite caste. Inadempienti, spoliatrici e incapaci.
E’ sempre così: milioni per voi, miliardi per loro. E vi dicono: “Mancano i soldi”.