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In Europa mangiamo anche il veleno

di redazione - 22/09/2006

Esaminati campioni di aliementi comuni in sette paesi europei Europa
La ricerca, durata dieci anni, ha rilevato 119 sostanze tossiche in latte, carne, pesce, pane, olio d'oliva e succhi d'arancia
 
Non c'è dieta che tenga: il menù è all'insegna della chimica, anche sulle nostre tavole. Dai prodotti caseari, al pesce, al pane, all'olio di oliva fino alla tradizionale lasagna. E' un allarme alimentare che attraversa tutti i confini europei, frutto di dieci anni di ricerche condotte dal Wwf, di cui si sono fatti portavoce anche diversi europarlamentari in apposito spot. Il nuovo dossier, realizzato in vista del voto finale sul Reach, il regolamento Ue contro l'inquinamento chimico, ha rilevato 119 sostanze tossiche nei 27 campioni di alimenti di largo consumo presi in esame in sette paesi europei. Secondo il rapporto, quindi, la principale via di esposizione alla maggior parte delle sostanze chimiche, in particolare quelle persistenti e bioaccumulabili (come il DDT e i PCB banditi da decenni) è l'alimentazione. La «catena di contaminazione è un percorso complesso che i composti chimici compiono intorno al mondo dai produttori ai prodotti di consumo, alla fauna selvatica fino agli esseri umani. Sono presenti nelle case, nei luoghi di lavoro e anche a tavola.

I CIBI ESAMINATI IN SETTE PAESI - I 27 campioni di alimenti, provenienti da Gran Bretagna, Polonia, Svezia, Italia, Spagna, Grecia e Finlandia, appartengono a categorie molto diverse l'una dall'altra e di largo consumo come prodotti caseari (latte, burro e formaggio), carne (salsicce, petti di pollo, salame, bacon), pesce (salmone, tonno, aringhe) e ancora pane, olio d'oliva, miele, succo d' arancia. «Nessuno dei prodotti, tutti comprati in supermercati e di marche comuni - afferma il Wwf - è risultato esente da tracce di sostanze chimiche, al contrario in tutti sono stati rinvenuti, in varia misura e secondo miscele differenti, i 119 composti tossici presi in esame». Sono stati rintracciati inquinanti vecchi e nuovi, come ftalati nell'olio d'oliva, nei formaggi e nella carne, pesticidi organoclorurati, come il DDT, nel pesce nel burro, nella carne di renna, muschi artificiali e organostannici nel pesce, ritardanti di fiamma ancora nella carne e nel pesce.

PESTICIDI NELLE LASAGNE - Con la collaborazione del Prof. Focardi dell' Università di Siena sono state effettuati test su campioni di lasagna, acquistate nei supermercati di quattro città italiane e sono stati rintracciati più di 40 pesticidi, tra cui il DDT. «I livelli di contaminanti rilevati negli alimenti analizzati non sono in grado di causare conseguenze dirette o immediate sulla salute (i consumatori non devono allarmarsi o evitare questi cibi), ma deve essere seriamente valutato l'effetto di un'esposizione cronica, anche a basse dosi - prosegue il Wwf - di un cocktail di contaminanti attraverso la dieta, soprattutto nel feto in via di sviluppo, nei neonati e nei bambini».

«SERVE UNA NUOVA NORMATIVA» - «Neanche la dieta più salutare ci mette al riparo dagli inquinanti chimici tossici - commenta Michele Candotti, Segretario generale del Wwf Italia -. Per questo noi crediamo che le sostanze chimiche debbano essere sottoposte a una normativa più efficace. Siamo alla vigilia del voto su Reach, lo strumento dell'Ue per la regolamentazione delle sostanze chimiche«. Il Wwf «chiede ai parlamentari europei che siano bandite le sostanze più pericolose e applicato il principio di sostituzione, siano fissati requisiti severi per i produttori al fine di garantire trasparenza di informazione su tali sostanze. È necessario, inoltre, che il consumatore sappia quali sostanze sono presenti nei prodotti di uso quotidiano».

LE PRECISAZIONI DELLA COLDIRETTI - Senza svalutare l'importanza del dossier del Wwf la Coldiretti precisa che i prodotti agricoli italiani sono in genere sicuri: «Il fatto che le analisi effettuate dal Wwf per l'ltalia - spiega la Coldiretti - riguardino esclusivamente due prodotti come il salame e la caciotta ottenuti spesso da carne e latte provenienti dall'estero all'insaputa dei consumatori dimostra la necessità di non generalizzare e di proseguire nell'impegno comune per la rintracciabilità delle produzioni e l'etichettatura di origine trasparente degli alimenti che rappresentano un traguardo concreto per la qualità e tutela la salute anche nei confronti delle contaminazioni chimiche».