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Cecenia, altro che amnistia

di Enrico Piovesana - 22/09/2006

Putin tende la mano ai ribelli. Ma si arrendono solo ex combattenti: la guerriglia non si ferma
La Duma russaOggi, 22 settembre, la Duma russa voterà, e sicuramente approverà, un provvedimento di amnistia per i ribelli ceceni che si arrenderanno e consegneranno le armi nei prossimi sei mesi. Il progetto di legge, presentato lunedì dal presidente Vladimir Putin, non fa che formalizzare un analogo provvedimento temporaneo in vigore dallo scorso 15 luglio e voluto dal capo dei servizi segreti russi (Fsb), Nikolai Patrushev.
Da quel giorno, secondo il Cremlino, circa 200 ribelli hanno consegnato le proprie armi alle autorità locali cecene. Ma nessuno di loro era un combattente: finora si sono arresi solo ex combattenti o fiancheggiatori, persone che non imbracciano un fucile da anni o che non l’hanno mai imbracciato. Mentre i guerriglieri continuano a combattere, come e più di prima.
 
Ex ribelli a GudermesSi consegnano solo i non combattenti. Il 29 agosto, una cinquantina di “guerriglieri” si sono consegnati a Gudermes, davanti alle telecamere e alla presenza del premier ceceno filo-russo Ramzan Kadyrov: erano tutti puliti e sbarbati. Evidentemente, nessuno di loro era sceso dalle montagne. Era tutta gente che non combatteva da tempo, ma che si nascondeva per paura di finire nelle galere russe. Lo hanno raccontato ai giornalisti loro stessi.
I combattenti, quelli veri, non si fidano. Perché non sono chiari i termini legali dell’amnistia, ovvero non si capisce se varrà per tutti o solo per quelli che non hanno mai commesso “gravi crimini” al di là dell’appartenenza a “gruppi armati illegali”.
Ma soprattutto perché nessun ceceno si fida, per definizione, delle promesse dei russi.
“Non è la prima volta che i russi se ne escono con queste amnistie”, racconta Dukvakha Salamov, 46enne abitante di Grozny a un corrispondente del Prague Watchdog. “Penso che questa sia la settima. E sono sicuro che finirà come tutte le altre: gli ingenui che si consegnano, spariscono nel nulla senza lasciare traccia. Altro che ritorno alla vita civile”.
 
Guerriglieri ceceni. Al centro Doku UmarovLa dimostrazione che i ribelli non sono sconfitti. Il Cremlino, con questo provvedimento, ha implicitamente smentito le proprie dichiarazioni sulla “normalizzazione” della situazione in Cecenia.
“Se la guerra fosse davvero finita come dice sempre Putin, se la resistenza armata cecena fosse davvero ridotta a poche bande criminali – osserva Makka, una residente della periferia di Grozny – che bisogno ci sarebbe di un’amnistia? Se i russi hanno optato, come già fatto negli anni passati, per questo provvedimento, significa che le cose non sono cambiate, che la ribellione è ancora una forza reale”.
Che la situazione in Cecenia sia tutt’altro che sotto controllo lo dimostrano anche le infastidite reazioni delle gerarchie militari russe al decreto di Putin di inizio agosto sul graduale ritiro delle armate russe dalla Cecenia entro al fine del 2008. Secondo i generali russi, infatti, l’attività militare dei ribelli non è diminuita nonostante l’eliminazione dei leader della guerriglia (Maskhadov nel marzo 2005, Sadulayev nel giugno 2006, Basayev nel luglio 2006). A fine maggio il generale Nikolai Rogozhkin aveva chiesto l’invio di 5mila soldati in più per far fronte al crescente numero di attacchi.
 
Artiglieria russa in azioneLa guerra in Cecenia continua. L’attuale comandante dei ribelli, Doku Umarov – che ha seccamente respinto l’amnistia come una “prova della debolezza e delle difficoltà del nemico” – continua ad avere il pieno controllo sui combattenti. Gli attacchi della guerriglia continuano senza sosta in tutto il territorio ceceno: ieri 5 soldati russi sono stati uccisi in un’imboscata in pieno giorno nel centro di Grozny.
E nelle montagne del sud, dove si concentrano gli scontri armati tra guerriglia e soldati, proseguono anche i bombardamenti russi. L’ultimo di cui si ha notizia è del 13 settembre: da Shali (15 chilometri a sud di Grozny) l'artiglieria russa ha lanciato diverse cannonate sulla periferia del villaggio di Senjen-Yurt, colpendo anche un’abitazione, fortunatamente senza provocare vittime.